VENEZIA/“Io voglio dare sicurezza e garanzie a chi partorisce a Venezia. Un punto nascita richiede una Neonatologia e la Pediatria e io devo fare i conti anche con i tagli di Monti e con l'Irpef…” il paragrafo di apertura dell'intervista in cui Luca Coletto, assessore alle Politiche sanitarie della Regione Veneto, parla delle nascite a Venezia fa rabbrividire.
Secondo l'assessore il fatto di andare a partorire fuori citta' fa parte della logica delle cose: “Questa storia dei punti nascita è una farsa, se una signora ha il ginecologo che lavora a Padova, parte da Venezia e va lì” , ma non è proprio così elementare la questione.
All'affermazione si può tranquillamente aggiungere che un ospedale senza Ostetricia – Ginecologia, un ospedale che non permette ad una donna gravida che abita nelle vicinanze fino a 60 – 90 minuti di distanza, di andarci a partorire non è un'ospedale.
Coletto e la Regione hanno probabilmente già deciso, ma l'assessore non lo dice: “Dobbiamo abbandonare i romanticismi e guardare in faccia la realtà . Serviremo Venezia al meglio, non ci sono preconcetti né da parte mia né da parte del presidente Zaia. Venezia manterrà l'ospedale, che però calibreremo sulle reali necessità della città “.
“Calibrare” è la parola di cui i veneziani si dovranno preoccupare da oggi, mentre già ora il reparto di Cardiologia dell'Ospedale di Venezia lavora a regime ridotto, visitando, cioè, solo appuntamenti di routine e controlli programmati. Nonostante, infatti, ci sia una sala operatoria 'Emodinamica” nuova di zecca (donazione di un anonimo benefattore) le urgenze e gli infarti vengono trasportate a Mestre per mancanza di personale medico.
Attenzione alle prossime “calibrature”, riguarderanno con tutta probabilità Ostetricia, Ginecologia e Pediatria.
[11/12/2011]
[redazione@lavocedivenezia.it]
Riproduzione Vietata
|