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Fermo pesca quasi raddoppiato nel 2021. Operatori del settore in gravi difficoltà

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La Federazione nazionale delle imprese della Pesca, che riunisce gli armatori della pesca italiana e le imprese della filiera ittica, ha diramato, l’11 febbraio, un decreto pubblicato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che va a toccare molto da vicino gli interessi delle imprese che appartengono al comparto della pesca.
Il decreto stabilisce che le giornate di fermo della pesca a strascico per il 2021 vengono aumentate fino quasi a raddoppiare. Sono infatti già 40 le giornate di fermo biologico che vengono rispettate durante l’anno; ad esse si andrebbero ad aggiungere altri 30 giorni per le barche inferiori ai 24 metri, contro i 15 giorni del 2020, e altri 40 giorni per le imbarcazioni di lunghezza superiore, contro i 20 dello scorso anno.
Una decisione, questa, presa in un momento di grave difficoltà per il settore pesca italiano, senza che in quel momento ci sia stato un Ministro in carica e in mancanza di una condivisione al Tavolo di Consultazione Permanente per la Pesca e l’acquacultura, istituito proprio per un confronto tra le rappresentanze del comparto.
La misura penalizza gravemente la pesca italiana, in particolar modo quella chioggiotta, che con le sue 241 imbarcazioni, rappresenta il 33% dell’intera flotta veneta.
Per alcuni armatori potrebbe diventare insostenibile fare impresa; i costi di gestione rischiano di divenire troppo alti perché possa esserci ancora redditività e alcune imprese potrebbero temere la chiusura.
Le limitazioni tra l’altro non sembra che vengano affiancate da iniziative per salvaguardare le risorse ittiche o l’ambiente marino nel mare Mediterraneo da parte dell’Unione Europea e neppure di altri paesi che alla stessa non appartengono.
Sembra che non sia stata neppure presa in considerazione l’emergenza sanitaria vissuta nel 2020 e i cui strascichi rimbalzeranno probabilmente per buona parte del 2021.
Molte imprese della filiera ittica rischiano il collasso, ed eventuali chiusure porteranno alla perdita di occupazione sia diretta che nell’indotto del comparto, dal commercio al minuto e all’ingrosso, all’industria conserviera, finendo per colpire anche i consumatori finali.
Federpesca cercherà di portare avanti iniziative volte a tutelare gli armatori che rappresenta partendo da un confronto con il Ministro competente che si insedierà in carica ora, con la formazione del nuovo governo.
Gli esponenti regionali di Federpesca , i chioggiotti Elio dall’Acqua e Roberto Penzo affermano che, se prima queste giornate venivano gestite limitando il numero di uscite a tre alla settimana per alcuni mesi durante l’anno, con queste nuove limitazioni la prospettiva è di poter lavorare solo due giorni alla settimana

nello stesso arco di tempo.
E ciò porterebbe a consistenti difficoltà economiche.
Le stesse considerazioni vengono fatte dall’Alleanza delle Cooperative della Pesca, che aggiunge che il provvedimento nasce da indicazioni comunitarie che hanno portato già altri Paesi appartenenti all’Unione Europea a protestare. Gli operatori del settore si trovano davanti nuovi ostacoli, spesso incomprensibili, e minore possibilità di lavorare.
Bisognerebbe gestire la pesca in maniera diversa.
Servirebbe un Ministero dedicato in cui indirizzare chi lavora nell’ambito della Blue Economy, oltre a una maggior ricerca per poter offrire modelli che possano essere risolutivi per una pesca sostenibile sia dal punto di vista ambientale, che sociale ed economico.
Viene inoltre sottolineata la disparità delle condizioni lavorative tra la marineria italiana, nella quale la flotta chioggiotta occupa un ruolo importante, e le marinerie di altri Paesi.
La protesta viene sostenuta anche dai due consilieri Regionali Montanariello, PD e Dolfin, Lega.
Montanariello afferma che il nuovo decreto «è un errore che rischia di compromettere il futuro di tante imprese. Anche tramite i nostri parlamentari, appena si insedierà il nuovo Governo, rinnoveremo le istanze di un settore fondamentale per l’economia veneta», mentre Dolfin ha presentato una mozione perché la Regione richiami il Governo ad aprire un tavolo di confronto, nell’interesse delle imprese ittiche e delle marinerie.
Nell’ambito interviene l’europarlamentare Rosanna Conte, rappresentante della Lega, che afferma che questo è “un colpo di coda del governo Conte”.
A tempo debito la deputata Europea aveva denunciato il probabile aumento del fermo pesca nel Mar Adriatico e aveva presentato alla Commissione Europea un’interrogazione a riguardo.
Pur potendo opporsi, il governo Conte non lo ha fatto, sottolinea la deputata, lasciando oggi le imprese a pagarne le conseguenze.

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