Ivan Busso, il falconiere il cui decesso aveva toccato profondamente la comunità, potrebbe non essere morto di Covid.
La notizia di oggi è che ci sono dodici medici dell’ospedale di Dolo iscritti nel registro degli indagati per quel decesso.
Si tratta di medici dei reparti di Anestesia e Rianimazione, che hanno avuto in cura il 42enne falconiere di Malcontenta.
“Ivan Busso e la sua famiglia sono stati spazzati via dal Covid” si disse all’epoca. Era gennaio 2021 quando esalò l’ultimo respiro il papà, solo tre giorni dopo la morte della mamma.
Il falconiere, invece, di soli 42 anni e senz’altro forte e sano, fu ricoverato il 9 dicembre.
La degenza, poi il trasferimento all’Angelo di Mestre dove morì il primo gennaio.
Ma la moglie ha deciso di volerci vedere chiaro in quel decesso, così ha presentato un esposto alla Procura rivolgendosi ad uno studio professionale.
Secondo la ricostruzione, il marito non aveva patologie pregresse e dal Covid era guarito.
Lo dimostrerebbe un tampone negativo.
Di cosa è morto dunque il falconiere?
La tesi sostenuta dall’accusa racconta che potrebbe essersi trattato di una infezione ospedaliera.
Un batterio, cioè, contratto in ospedale avrebbe ucciso Ivan attaccando un fisico già debilitato dal Covid.
La strada andrà verificata, per questo l’apertura del fascicolo come ‘atto dovuto’.
L’Usl 3 si è dichiarata a completa disposizione per qualsiasi verifica.