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“Coin di Venezia, un caro ricordo”. Lettere

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Sarò nostalgica, ma mi manca tantissimo Coin di Venezia. Mi recavo in questo grande magazzino quasi tutti i giorni, trovavo sempre quello che cercavo. Chi di noi donne, passando, non è mai stata tentata di entrare per provare un cappellino o un semplice foulard al piano terra facendoci consigliare dall’amica o dalla mamma.

Se cercavi un’idea regalo, un capo d’abbigliamento, costumi, borse, cosmetici, articoli per la casa, lo trovavi senz’altro.

A volte ci rifugiavamo anche durante gli acquazzoni. E poi a Natale, dall’alto come grandi occhi, le finestre illuminate rallegravano gli sguardi di adulti e bambini.

Era un cuore per Venezia. È stato un grosso errore averlo trasformato in Coin Excelsior prima di chiudere. Lo amavamo così com’era nella sua semplicità, a portata di cittadino. Era casa nostra.

Ora è un’enorme fantasma silenzioso, dimenticato nella più totale sporcizia e indifferenza.
Dinnanzi a Coin, forse il suo rivale, Il Fontego. Tirato a lucido e recuperato, per i veneziani è solamente un’occasione per guardare Venezia dalla terrazza, o andare al bagno. Pochissime persone infatti possono permettersi di spendere tali cifre astronomiche per la merce esposta. Solo turismo elite.

Addio Coin, hai riempito la mia vita e quella di moltissimi veneziani, ho tantissimi ricordi di te. Su quel cavallino al reparto bimbi dalla coda spelacchiata, ci salivo da bimba, e forse era lo stesso in cui ci salirono i miei figli.

Quanti momenti felici mi hai regalato, la mia prima paga la spesi da te, ricordo ancora la mia gioia quando entrai di corsa per acquistare un giaccone invernale.

Sembrerò patetica, ma chi non è nato qui, chi non è cresciuto e ha vissuto in quella che era una “Venezia viva”, non potrà mai capire. Mai. Perché dentro di noi veneziani pochi rimasti, sono impigliati nella rete dei ricordi le emozioni, i colori, la serenità, l’allegria, la semplicità, la felicità, la cordialità, l’armonia, i profumi di questa città ridotta oggi ad uno spettro.

Venezia era una grande famiglia unita. Ma tutto si frantuma, lasciandoci l’amarezza in fondo all’anima.

Cristina Marson

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9 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Anch’io andavo a scuola, arrivavo da Punta Sabbioni, ma una puntatina da Coin non mancava mai…poi a Natale che magica atmosfera nel reparto casa tutto luci e palline colorate.
    Che nostalgia e adesso che ogni tanto passo mi piange il cuore vedere cosa c’e’ dopo passato il ponte…per fortuna e’ rimasto Gislon e allora affogo l’amarezza nostalgica addentando una bella calda mozzarella con il classico birrin…e mi sembra di avere ancora i libri in mano…quanto mi manca quella Venessia

  2. La Coin è stata la casa dei veneziani! I Coin famiglia che l avevano fondata vivevano tutti a Venezia ! Era il fiore all occhiello dove tutto è cominciato! Un grande incendio l ha segnata x sempre_ mentre la Fenice è rinata dalle sue ceneri la Coin è rimasta cenere x sempre….ma viva e indimenticabile nei nostri cuori.

  3. C’era una canzone che diceva : ” cambiano le città Venezia no , Venezia no non cambia mai ” Purtroppo Venezia è cambiata negli ultimi decenni ….chi non ha ne cuore negozi che ora non ci sono più…i negozi di modellismo , di giocattoli , i pastifici di pasta fresca …la “Stander ” come la chiamavano i miei nonni …… Ora non c’è quasi più nulla , pochi negozi storici ormai rimangono aperti e chissà ancora per quanto….

    • purtroppo si continua così da anni e ormai ci hanno indebolito così tanto che non contiamo più nulla. Non resta che andarsene e lasciare il campo agli affaristi perchè ci peggioreranno la qualità della vita sempre di più …

      • Quanti ricordi, anche buffi “stander”..mi manca molto ma non voglio congelarmi nel tempo che fu. Affronto, con fatica, questa realtà e vado troppo spesso, a Mestre “orribile” invivibile, irrespirabile. Mi manca il che possiamo fare…

        • Liviana bondì,
          qualcuno disse che non ci si può difendere dai ricordi, pertanto dobbiamo soffrire.
          Però, in rispostra alla sua domanda su ciò che potrebbe fare, fermo restando Mestre orribbile ecc, mi permetto di consigliarle di munirsi mascherina perchè anche Venezia a inquinamento non scherza. Legga i rapporti dell’Arpav sulle differenze di salubrità dell’aria fra Mestre e Venezia a tutto svanyaggio della nostra povera città ed inoltre, fresca fresca la notizia che Rio Nuovo, che poi non è sotto una campana di vetro, ha un 27% di inquinamwento in più oltre il consentito, che è pure ugualmente pericoloso.
          Senza parlare dell’inquinamento acustico da mototopi, alilaguna, actv un po meno , barchini anche con stereo a tutto volume e per finire il concerto dei trolleys dei foresti. Per fortuna che per quest’ultimi c’è il Comune che aveva studiato un piano per salvaguardare Venezia da questo problema. Andatevelo a leggere se volete farvi una risata, sempre che non l’abbiano cancellato.
          Ad maiora

      • Sergio bondì,
        e si purtroppo, poi mi domando cosa ho fatto e cosa abbiamo fatto noi veneziani per contrastare ciò, questo ci viene rimpreverato da molti sopratutto non veneziani. Mi rendo conto che poco abbiamo potuto fare con lo strapotere economico e l’appoggio politico anche nazionale. Alllora meglio ricordarwe e andarsene e, visto che ci siamo, oltre che da venezia, anche da sto paese rfepubblica delle banane.
        Meditate gente, meditate.
        Ad maiora,

    • Il pastificio in Strada Nova e quello a Rialto. Ricordo la Standa , a Natale gli addobbi Natalizi e le palline in vetro colorato erano la gioia dei bambini. Strada Nova era un fiore all’occhiello per Venezia , ora è un bazar di cianfrusaglie.

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