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Donna “schiava” si ribella e denuncia il compagno. Oggi la giornata contro la violenza sulle donne

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Più che una compagna, voleva una “schiava”. Numerose le violenze che una donna di Martellago ha subito dal compagno, il padre della sua bambina, per oltre quattro anni e che oggi è stato allontanato di casa.
E’ la fine di un incubo per la vittima che ha denunciato ai carabinieri di aver subito vessazioni di ogni tipo, soprattutto verbali e psicologiche fino a un mese fa.
Nelle informative dei carabinieri si legge che la donna veniva offesa ripetutamente e quotidianamente dall’uomo che l’aveva ridotta ad un vero e proprio stato di sudditanza.
Circa un mese fa però, la madre è riuscita a prendere consapevolezza dell’assurda situazione in cui viveva insieme alla sua bambina e, dopo l’ennesimo litigio scaturito in un’aggressione fisica violenta, ha deciso di reagire. Grazie al supporto di amici, parenti e dei carabinieri, la donna

ha infatti trovato il coraggio di denunciare e raccontare le violenze, soprattutto verbali, subite nel corso degli anni dal compagno, e in ultimo quella fisica, avvenute per la maggior parte delle volte in presenza della loro bambina.
I carabinieri di Martellago si sono immediatamente attivati attraverso le procedure del cosiddetto “codice rosso” dando tempestiva comunicazione all’autorità giudiziaria di Venezia che ha emesso poi un provvedimento

cautelare di allontanamento dalla casa familiare nei confronti dell’uomo per i maltrattamenti reiterati nei confronti della ex compagna. La misura cautelare è stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura della Repubblica.
GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Domani, 25 novembre, ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Questa è una delle tante storie a lieto fine di chi ha trovato il coraggio di denunciare maltrattamenti e violenze tra le mura di casa. La speranza dei carabinieri è che anche altre donne possano trovare coraggio nei racconti di chi ha trovato la giusta via d’uscita, dal tunnel della violenza, con l’aiuto delle forze dell’ordine, dei magistrati, avvocati, centri antiviolenza, pronti soccorso o anche semplicemente un amico o parente.
Da diversi anni anche associazioni come Soroptimist International d’Italia sono impegnate concretamente nella lotta contro la violenza sulle donne. Ed è proprio grazie alla collaborazione avviata nel 2015 tra l’Arma dei Carabinieri e Soroptimist International d’Italia, rafforzatasi con il protocollo d’intesa siglato a novembre 2019, che sono sempre di più le caserme dei carabinieri dotate di “una stanza tutta per sé”, un ambiente che sostiene la donna nel delicato momento della denuncia di violenza. Presso il Comando Provinciale Carabinieri di Venezia sono presenti 3 stanze, dislocate presso le sedi della Compagnie Carabinieri di Venezia, Mestre e San Donà di Piave.

VIOLENZE IN VENETO
Nel primo semestre del 2020 i centri antiviolenza del Veneto registrano il 20% di contatti in meno. Lo spiega il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, in occasione della Giornata Mondiale per il contrasto alle violenze sulle donne, esprimendo solidarietà alle vittime: “In questi mesi di pandemia i servizi sociali ci segnalano che sembra delinearsi una flessione del lavoro della rete dei servizi antiviolenza”.
“Nel primo semestre di quest’anno infatti – prosegue Zaia – rispetto allo stesso periodo del 2019 sono diminuiti del 20% i contatti o gli accessi preliminari e del 10% le prese in carico. Questo confronto porta a concludere che la tendenza per l’anno 2020 è dovuta ad un calo dei percorsi specifici; un trend preoccupante perché lo riteniamo non dovuto ad una significativa riduzione dei casi ma ad un contenimento dell’emersione del fenomeno a cui non sono estranee alcune situazioni di isolamento a causa del rischio di contagio”.
“Ogni volta che si consuma un atto di violenza su una donna – aggiunge il governatore – non è sufficiente condannare il fatto ed esprimere solidarietà alla vittima. Il lavoro dei centri specializzati, che solo l’anno scorso hanno ricevuto 7.127 nuovi contatti e seguito con un percorso specifico 3.174 donne, è sicuramente importante ma i dati sono tali da rendere necessario interrogarsi ogni giorno su quale è il nostro atteggiamento reale nel combattere questa piaga sociale tanto deprecabile e così difficile da debellare”.

“In questo periodo di pandemia la riflessione si fa più pressante – prosegue Zaia – perché le restrizioni per contrastare il contagio sembrano, in certa misura, aver ricondotto il fenomeno tra le mura delle case. Il mio pensiero va alle donne che hanno avuto il coraggio di reagire a queste situazioni ma soprattutto a quelle che non lo fanno e continuano a sopportare per un’infinità di motivi che vanno dalla paura all’amore per i figli fino alle difficoltà economiche che le costringono a rimanere con un partner violento. Il confronto del primo semestre del 2019 con quello di quest’anno porta a concludere che, da gennaio, la tendenza è di un calo dell’attivazione di percorsi specifici a favore di vittime, in particolare da parte dei centri antiviolenza.  Non possiamo accettare che ci siano donne che pagano la situazione legata al Coronavirus anche con questa sofferenza. Ancor meno accettabile è che il Covid tra i tanti danni che ha provocato, si renda anche complice di favorire la violenza domestica. Rinnovando la mia solidarietà, confermo l’impegno della Regione contro la violenza sulle donne – conclude il Presidente – La nostra realtà territoriale comprende 25 centri specifici, 35 sportelli diffusi in ogni provincia e 23 case rifugio. Invito ogni donna che ha subito atti di violenza o si senta minacciata a farsi forza e a non esitare. I nostri bravissimi operatori sono pronti a offrire un abbraccio e tanta professionalità perché possa superare una simile esperienza e tornare a guardare a una vita di riscatto”.

I DATI NEL 2019
Sono 3.174 le donne seguite con percorso specifico dai Centri antiviolenza del Veneto nel 2019. Una flessione minima, 82 in meno, rispetto alle 3.256 del 2018 mentre è più marcato il calo del numero delle donne che si sono rivolte per un primo contatto ad uno sportello o ad un centro antiviolenza: 7.127 rispetto alle 8.464 del 2018. Sempre nel 2019 sono state 2.182 le prese in carico ex novo e 984 le conclusioni o interruzioni di percorso. Nello stesso periodo, sono 215 gli uomini “maltrattanti” presi in carico dai 7 centri veneti specializzati e monitorati dalla Regione. In occasione della Giornata mondiale per il contrasto alle violenze sulle donne, i dati vengono resi noti dall’assessore alla Sanità ed ai Servizi Sociali Manuela Lanzarin, annunciando la consueta pubblicazione annuale del report: “Un documento che quest’anno ci invita ad una maggiore attenzione. Le restrizioni dovute alla pandemia, infatti, per molte donne sono un motivo di ulteriore ansia e pericolo. Alla tensione del rischio di contagio per sé e i familiari si aggiungono quelli di un confinamento con quel partner che molto spesso è l’autore di violenze fisiche o psicologiche. Il tutto in un clima che, purtroppo, lascia spazio all’esasperazione dei rapporti e l’insofferenza e più facilmente rende testimoni di situazioni gravi anche i bambini. Il report dice a queste donne che i mezzi per reagire ci sono, che altre come loro hanno trovato il giusto sostegno per la via del riscatto, che c’è chi non ignora il problema e garantisce i servizi indispensabili per debellare questa piaga”.

L’analisi della situazione, segnala come l’invio della vittima ai Centri Antiviolenza avviene sempre più frequentemente da parte di servizi territoriali (servizi sociali, medico di base, Forze dell’Ordine, Pronto soccorso, consultori, psicologo o psichiatra). Tramite questi canali, infatti, si registra ormai nel 31% dei casi a fronte del 27% dell’anno precedente. “Questo significa che una donna su tre ha conosciuto e contattato il centro grazie al lavoro di squadra tra i servizi e che la rete inizia a dare risultati ragguardevoli – sottolinea l’Assessore –. La realtà operativa a sostegno delle donne vittime di violenza nella nostra regione è, ad oggi, composta da 25 centri specifici cui si aggiungono 35 sportelli diffusi sui singoli territori provinciali e 23 Case rifugio. Queste ultime, l’anno scorso, hanno registrato complessivamente un totale di 29.219 presenze giornaliere, dato anche questo in crescita rispetto all’anno precedente che ne ha contate 22.403. L’insieme riassume un’attenzione al problema ormai ben radicata e un impegno importante: 67 donne hanno conquistato una propria autonomia personale, 43 quella abitativa e 47 quella lavorativa. Sono numeri, però, che non ci consentono di abbassare la guardia; 25 donne, purtroppo, hanno fatto rientro nel proprio ambiente familiare. Dico purtroppo perché l’82% dei casi di violenza rilevati nel Veneto avviene nell’ambito di quelle relazioni che neanche per convenzione possiamo definire affettive”.

L’ambito relazionale e “affettivo” si conferma la circostanza principale dei casi di violenza: il 62% vede coinvolti i coniugi o i partner conviventi e non conviventi delle donne, all’interno quindi di relazioni in corso. A questo va aggiunto un altro dato: il 22% circa della violenza è generata da relazioni concluse a causa dell’ex coniuge o partner. “L’essenzialità dei numeri disegna un dramma, che se è tale per la dimensione personale della donna coinvolta, la cronaca ci ricorda che è tale per tutta la società – prosegue Lanzarin -. La Regione del Veneto, ormai da anni, è impegnata nell’assicurare le necessarie risposte alle donne vittima o minacciate di violenze. L’investimento di risorse finanziarie a riguardo è importante. A cominciare dai 700.000 euro destinati dal bilancio regionale a specifici progetti individuali di autonomia per le vittime prese in carico dalle strutture. Interventi per 2 milioni 317.128 euro, poi, sono garantiti dall’utilizzo delle risorse statali assegnate alla Regione con DPCM del 4 dicembre 2019 per la ripartizione del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità 2019, a favore delle Regioni e delle Province autonome”.

Questi ultimi fondi, nel dettaglio, sono così ripartiti: euro 1.589.128,29, ai Centri antiviolenza e alle Case rifugio; euro 125.000 per il finanziamento degli sportelli dei Centri antiviolenza; euro 193.000 da destinare ai Comuni, tramite i Comitati dei Sindaci, per il finanziamento della retta di accoglienza, anche in emergenza, delle donne e dei figli minori; euro 200.000 per il finanziamento del Voucher educativo per la realizzazione di percorsi di educazione alla pari dignità e al riconoscimento e rispetto dei diritti della donna nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado del Veneto; euro 210.000 per il finanziamento delle attività dei centri per il trattamento di uomini autori di violenza. In Veneto, ad oggi, le strutture attive per il trattamento dei “maltrattanti” sono 7, tutte aperte negli ultimi sei anni e prevalentemente gestiti grazie al terzo settore (Padova, Rovigo, Montebelluna, San Donà di Piave, Venezia, Bassano del Grappa, Verona). Ogni struttura è dotata di una equipe di psicologi, psicoterapeuti, educatori professionali e sociologi, sia uomini che donne.

Sempre nel corso del 2019, le prese in carico complessive sono state 215, delle quali 149 attivate nell’anno su 193 richieste di primo contatto ricevute spontaneamente o tramite il partner o il Tribunale, la Ulss o altri soggetti della rete. La presa in carico, infatti, avviene dopo almeno tre colloqui preliminari. “Incrociando il dato dei primi contatti e delle nuove prese in carico emerge il risultato di un altro notevole lavoro – aggiunge l’Assessore – e di una ancora maggiore efficienza della rete dei servizi. In circa il 77% dei casi, infatti, il primo contatto si traduce in una presa in carico. Nel 2019, comunque, si sono registrate 43 interruzioni del percorso iniziato pari circa al 20%, causate prevalentemente da abbandono volontario, motivi di lavoro, cambio di residenza, invio ad altri servizi, valutazione di non idoneità alla tipologia di percorso, anche incarcerazione. L’obbiettivo deve rimanere quello di portare a compimento il maggior numero possibile di percorsi. Questo anche a beneficio del ‘maltrattante’ che riceverà l’opportuna cura ma soprattutto a tutela della donna. Il 16% degli uomini seguiti ha già precedenti per violenza. Significa che, una volta riconosciuta una situazione su cui intervenire, va percorsa ogni via per prevenire recidive”.

Per quanto riguarda il soccorso immediato a favore delle donne dopo l’atto di violenza, inoltre, sfruttando lo specifico finanziamento statale (euro 293.170 per gli anni 2020-2021), anche quest’anno in Veneto prosegue il progetto “La violenza di genere nel sistema dell’urgenza: dal riconoscimento alla risposta operativa”. Grazie ad esso è prevista la formazione professionale specifica del personale sanitario operante nel Sistema dell’Emergenza – Urgenza in ciascuna Azienda Ulss o Azienda Ospedaliera del Veneto, accompagnata da aggiornamenti e-learning e la prosecuzione della campagna di diffusione del materiale informativo.

A VENEZIA
A Venezia il Teatro Goldoni si illumina di rosso per la campagna #neancheperfinta a cui aderisce il Comune per la giornata contro la violenza sulle donne.
Anche il mondo della cultura accende così i riflettori sulla lotta alla violenza sulle donne. E in vista del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Comune di Venezia e il Teatro Stabile del Veneto aderiscono alla campagna di sensibilizzazione #neancheperfinta, lanciata ai teatri italiani dal Teatro Regio di Parma. Per questo la facciata del Teatro Goldoni di Venezia è illuminata da un fascio di luce rossa, con lo scopo di porre l’accento su un fenomeno aggravato dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni governative.
La campagna è sostenuta dall’amministrazione comunale e in particolare dalla presidente del Consiglio Ermelinda Damiano, intervenuta nel pomeriggio di oggi, martedì 24 novembre, alla presentazione dell’iniziativa. Al suo fianco tutte le dipendenti del Teatro Goldoni, il più antico di Venezia. “E’ una iniziativa che assume un importante valore – ha detto Damiano – alla vigilia della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Illuminare di rosso il Teatro Goldoni, luogo di cultura tra i più riconoscibili di Venezia, è un modo simbolico per evidenziare l’attenzione che l’amministrazione ha sempre dimostrato su questo dramma, supportando ogni iniziativa di sensibilizzazione. Il “Novembre Donna” è diventato un appuntamento fisso della nostra agenda ed è un periodo in cui si vuole rendere consapevole la comunità su una piaga sociale che la pandemia, in alcuni casi, ha anche acuito. Il nostro Centro Antiviolenza, infatti, ci dice che almeno due donne a settimana si rivolgono agli sportelli d’aiuto e chiedono una mano alle istituzioni. E queste ultime devono esserci, devono creare rete con associazioni, enti e tutta la comunità per far sì – ha concluso – che le donne vittime di abusi e violenze trovino sempre sostegno e supporto”.

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