Il provvedimento cosiddetto Salva Roma ci sarà, ma il prezzo è diventato altissimo con il sindaco Ignazio Marino che ha dichiarato al mondo di voler dichiarare guerra ad un certo tipo di politica colpevole di aver dissipato risorse per anni e di voler affossare la capitale ora. Una dichiarazione di guerra che dal Campidoglio si estende a tutto il Paese.
Marino è preoccupato per le casse della capitale, per il buco di oltre 800 milioni ereditato e per la scelta di ritirare il decreto salva Roma, rimasto fermo quasi due mesi al Senato. In mattinata parla di dimissioni e dice senza mezzi termini che tutto diventa a rischio: «c’è il rischio è che si blocchi la città», praticamente tutto, dagli autobus all’illuminazione, dal trasporto per i bimbi alla manutenzione delle strade e delle scuole fino agli stipendi dei dipendenti e anche oltre, fino «alla canonizzazione dei due Papi. Come posso organizzare un evento planetario?».
Marino attacca anche la politica: la gente senza autobus e «i politici con le auto blu»; e ancora: «I romani sono arrabbiati, dovrebbero inseguire la politica con i forconi. A Roma per cinquant’anni sono stati dissipati denari».
Un terremoto che inevitabilmente tocca i palazzi della città: dalle giunte che l’hanno amministrata fino al Vaticano, in qualche modo chiamato in causa nelle beghe politiche del bilancio della Capitale.
Alla fine arriva la reazione di Renzi, vengono resi noti i toni di «profonda irritazione» di una telefonata di Palazzo Chigi definiti di una «telefonata energica». Nel pomeriggio il neo premier aggiunge: «Domani (oggi, ndr ) approveremo il decreto enti locali ma inviterei ad usare un linguaggio diverso. Le motivazioni di Marino erano comprensibili, il tono no».
E, salvo sorprese, Marino nel Cdm di questa mattina avrà i soldi che ha chiesto.
Redazione
[28/02/2014]
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Forse anche per più di 50 anni e non solo a Roma ma in tutta Italia.
Solo un commento per l’amm.ne del comune di Roma:come disse un graduato nel film:RAMBO,’Brutti Str*nzi’.Charley