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Decreto migranti, il governo rafforza la stretta

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Parola d’ordine è “stringere” le norme ora in vigore sull’immigrazione – in particolare sulla protezione speciale che agisce sui richiedenti asilo e sui rimpatri degli irregolari – perché siano un vero deterrente contro gli arrivi di migranti in Italia. Su questo sta lavorando il governo che, dopo aver annunciato di voler presentare propri emendamenti al decreto varato dopo il naufragio di Cutro, domani intorno alle 14.30 al Viminale vedrà – rappresentato dal sottosegretario Nicola Molteni – i capigruppo di maggioranza, il presidente della prima commissione del Senato, Alberto Balboni e il relatore Andrea De Priamo.

Nessun passo indietro, al momento, né generiche riformulazioni del testo. L’esecutivo punterebbe, invece, a rafforzare la stretta annunciata dalla premier Meloni dopo la tragedia calabrese in cui morirono 93 persone, condivisa dalla Lega e apertamente rivendicata dal ministro Matteo Piantedosi. E sceglie di farlo attraverso emendamenti che portino la firma del governo – tutto, non solo di una parte – forse anche per dare un segnale di compattezza della maggioranza oltre i confini nazionali.

Dopo il confronto al Viminale la parola passerà – alle 18 – alla commissione Affari costituzionali del Senato. Molteni ha già spiegato che i nuovi emendamenti serviranno “per affrontare le ulteriori questioni emerse dopo l’emanazione del decreto, tenuto conto della particolare rilevanza del flusso migratorio in atto”. Come riferiscono fonti vicine a chi segue il dossier, saranno poche correzioni al decreto, quasi chirurgiche, ma capaci di rafforzare la linea ‘stop partenze’ e lotta agli scafisti.
A maggior ragione con l’aumento di barchini sulle coste italiane negli ultimi giorni, e che non si fermeranno nei prossimi mesi.

Sul piede di guerra le opposizioni, schierate al Senato con un centinaio di emendamenti e protagoniste di una protesta, giorni fa, contro una riformulazione del governo introdotta per garantire i rimpatri dei migranti arrivati illegalmente, in cambio di maggiori quote del decreto flussi con i Paesi interessati. A primo acchito gli emendamenti del governo sembrerebbero fare a pugni con quelli già proposti dalla Lega (21 in tutto e che l’ex Carroccio non intende ritirare). In realtà il grosso delle modifiche targate Lega non verranno toccate – assicurano più fonti – ma saranno limate dal punto di vista tecnico-formale e messe in ordine.

Ad esempio resteranno le limitazioni per ottenere la protezione speciale ma probabilmente, in alcuni casi, saranno più rigide rispetto a oggi. Potrebbe saltare, invece, la proposta della Lega di creare una struttura di missione, chiamata proprio ‘Struttura’ e attiva al ministero dell’Interno “con compiti consultivi e di indirizzo” per l’integrazione dei migranti. Il rischio – si ragiona in ambienti di maggioranza – è che sia ridondante rispetto a quel che esiste già e funziona. Così come potrebbe non essere necessario un ritocco sul prolungamento dei tempi di detenzione all’interno dei Cpr. Lo chiede la Lega, passando dagli attuali 90 giorni prorogabili per altri 30, a 180 giorni prorogabili di 30.

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