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Covid, in certi paesi non dà tregua. In Giappone 10mila morti in gennaio

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Covid: in certi paesi non dà tregua. Perché, quando la pandemia sembra in via di risoluzione, in alcuni paesi il virus colpisce ancora duramente tanto da obbligare ad indire nuovi lockdown? E’ uno dei grandi misteri di questo virus.

Di oggi la notizia che, per la prima volta dall’inizio della pandemia da Covid-19, i decessi in Giappone su base mensile superano quota 10mila, e questo nonostante la graduale flessione dei contagi nelle ultime settimane.

In base ai dati delle prefetture su scala nazionale, in gennaio le morti hanno raggiunto quota 10.124; un dato che si confronta con il primato storico di dicembre quando i decessi furono 7.600, in scia all’accelerazione delle positività del mese precedente.

Nella giornata di ieri (sabato) 54.800 nuovi contagi sono stati segnalati, con 533 pazienti in gravi condizioni.

Il governo nipponico nei giorni scorsi ha annunciato di voler declassare il coronavirus alla stessa categoria dell’influenza stagionale e di altre malattie infettive comuni, un cambiamento – proposto a partire da maggio – che si prevede confluirà verso una normalizzazione delle attività sociali ed economiche nel Paese.

Dallo scorso ottobre Tokyo ha riaperto completamente i suoi confini ai visitatori stranieri dopo oltre due anni di restrizioni dovute alla emergenza sanitaria, ponendo fine a uno dei controlli alle frontiere più severi al mondo.

In Italia, intanto, ci si può confortare con notizie positive: nessun ‘effetto Cina‘ nel nostro Paese. Da noi, fortunatamente, niente nuova esplosione di casi e decessi.
In Italia, infatti, il Covid-19 continua ad arretrare registrando un netto calo di tutti i parametri epidemici ed una diminuzione del 30% dei decessi e del 26% dei nuovi positivi nell’arco di sette giorni.
Una situazione che, al momento, afferma il direttore Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, “pare essere del tutto sotto controllo”.

“Ci stiamo avviando verso la fine della pandemia e stiamo entrando, o siamo già entrati, nella fase endemica”, afferma Antonello Maruotti, professore ordinario di Statistica dell’Università Lumsa di Roma e co-fondatore del gruppo StatGroup19, team di ricerca dedicato all’analisi dei dati sulla pandemia. “L’ultima settimana conferma i trend in discesa su tutti gli indicatori – rileva -. Siamo tornati ai livelli della fase prenatalizia. Alcuni avevano previsto nuove ondate, ma così non è stato. L’aumento dei contagi in Cina non ha creato particolari problemi, così come l’arrivo di nuove varianti dai nomi altisonanti”.

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