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Covid, boom di contagi in Cina: 17 milioni in lockdown

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La Cina ha messo gli oltre 17 milioni di residenti della megalopoli di Shenzhen in lockdown fino al 20 marzo, ultima misura draconiana di un Paese in cui cresce l’allarme per il nuovo boom di casi di Covid-19.
Ciò a causa dei contagi raddoppiati a livello nazionale a quasi 3.400 in un solo giorno, mai così tanti dalla crisi di Wuhan nel febbraio del 2020.
Le autorità dell’hub tecnologico meridionale di Shenzhen, considerata la Silicon Valley cinese, hanno sollecitato tutti i residenti a restare in casa, nello sforzo teso a debellare l’ondata di contagi legati alla variante Omicron che arriva dalla vicina Hong Kong.
Così hanno disposto la sospensione dei trasporti pubblici e il lancio di tre round di test di massa, in aggiunta al blocco già imposto alle attività nella zona finanziaria e del business della città.

Shenzhen ha riportato nella giornata di domenica 66 nuove infezioni, una frazione delle 32.430 rilevate nella vicina Hong Kong, dove circa 300.000 persone sono in isolamento o in quarantena domestica.
L’ex colonia britannica sta anche registrando uno dei tassi di mortalità più alti al mondo, a causa dello scarso livello di vaccinazione tra la popolazione più anziana.
“Se la prevenzione e il controllo non sono rafforzati in modo tempestivo e decisivo, le decine di casi potrebbero facilmente diventare una trasmissione comunitaria su larga scala”, ha ammonito in un briefing Lin Hancheng, un funzionario sanitario della municipalità di Shenzhen.
L’ondata di infezioni in tutta la Cina ha anche spinto le autorità a chiudere le scuole a Shanghai, a bloccare più città del nordest e a fronteggiare oltre 40 focolai nel Paese, mentre 18 province stanno combattendo con il combinato delle varianti Omicron e Delta.

La Cina aveva a lungo azzerato o ridotto ai minimi i contagi grazie all’approccio della ‘tolleranza zero’ al Covid, mettendo in campo misure quali i lockdown, le restrizioni agli spostamenti e i test di massa. Un modello che aveva sollevato dubbi di fronte alle scelte di Usa ed Europa, più orientati verso la convivenza con il virus, con le sollecitazioni verso misure più morbide e mirate e con gli economisti che hanno messo in guardia dai rischi per la crescita derivanti dalle strette prolungate.
La variante Omicron, altamente contagiosa e con un picco di casi asintomatici, ha messo ancora di più in discussione l’approccio cinese.
Oltre a Shanghai, finora risparmiata dall’obbligo di soggiorno nelle case, la città di Jilin, il più potente focolaio del nordest, è stata sottoposta da sabato a parziale chiusura: il suo sindaco è stato rimosso per la debole gestione dell’emergenza.
Mentre ai residenti di Yanji, un’area urbana di quasi 700.000 abitanti al confine con la Corea del Nord, è stato imposto un lockdown totale.
Con l’aumento dei casi, la Commissione sanitaria nazionale ha annunciato in settimana il via libera all’uso dei test antigenici rapidi, pur chiarendo che quelli all’acido nucleico continueranno a essere il metodo principale di verifica del contagio: la mossa potrebbe essere il segnale, guardando all’esperienza di altri Paesi in merito all’introduzione dei test rapidi, dei timori della Cina sull’esplosione dei casi di Covid-19.

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