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Coronavirus, da medici e infermieri ancora un tributo altissimo

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Coronavirus, da medici e infermieri un tributo altissimo

Medici e infermieri che combattono il coronavirus in prima linea pagano sempre in prima persona un contributo molto alto: “c’è il maggior numero di operatori sanitari positivi al nuovo coronavirus: circa 4mila. Tra gli infermieri c’è chi muore di Covid-19 per assistere ed essere vicino ai pazienti, ma lo fa comunque senza il minimo tentennamento”.
Queste le parole oggi di Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi).

NUOVI INFERMIERI
Nonostante ciò, sono 9.448 gli infermieri che hanno risposto “ci sono” alla chiamata della Protezione civile, quasi venti volte di più della richiesta.
Ora, afferma Mangiacavalli, “ci auguriamo anche che i 500″ infermieri che rientreranno nel bando della Protezione civile, così come tutti gli altri già in prima linea, possano avere le necessarie tutele (dispositivi di protezione individuale, tamponi ecc.) per non dover mai cedere al virus e perché la loro salute sia tutelata”.

“Non abbiamo mai avuto dubbi come Federazione sulla preparazione, la volontà di vicinanza e di non lasciare mai soli colleghi e cittadini – prosegue Mangiacavalli – e questa ne è la prova. Le domande avrebbero sicuramente potuto essere anche di più, ma gli infermieri sono pochi e quasi tutti sono già impegnati nelle loro Regioni nella lotta al virus, o direttamente in prima linea o anche assistendo comunque chi sta male e ha bisogno di loro, perché anche le altre malattie non si fermano. I posti sono solo 500 e loro lo hanno sempre saputo, ma la voglia di esserci, di dare supporto a chi ha bisogno è più forte della consapevolezza che non tutti potranno essere lì”.

DECEDUTO UN ALTRO MEDICO
Intanto è arrivata, purtroppo la notiziwa del decesso di un fisiatra di 67 anni.
Il dottor Mario Salerno, è deceduto ieri a Sannicandro di Bari dopo essere stato contagiato dal Coronavirus. Lavorava in un centro di riabilitazione. La notizia è confermata all’ANSA dai sindacati medici Smi e Fimmg Puglia. Si tratta della terza vittima in Puglia tra gli operatori sanitari, dopo il medico e l’operatore del 118 deceduti in provincia di Foggia.

MORTO AUTISTA DEL 118
E’ arrivata anche la notizia del decesso all’ospedale di Pozzuoli di, E.L., 46 anni, autista del servizio 118 della Asl Napoli 2 Nord per conto di una associazione di volontariato, colpito dal coronavirus.
Secondo la Asl era giunto in ospedale in condizioni molto gravi anche a causa di patologie pregresse. La sua morte riaccende il dibattito sulla sicurezza degli operatori: i sindacati di categoria tornano a chiedere misure di protezione più rigorose per chi opera in prima linea. Replica la Asl Napoli 2 Nord: “Gli equipaggi del 118 effettuano gli interventi di soccorso sulla base di una valutazione telefonica della Centrale che segnala eventuali casi di pazienti COVID19, così da permettere agli operatori di indossare le tute di contenimento, i visori, le maschere, i guanti e i calzari. Per tutti gli altri casi, l’ASL ha dato indicazione a medici, infermieri, autisti e volontari di indossare sempre la mascherina di protezione e i guanti. Tali presidi vengono assicurati dall’Azienda anche ai volontari”.

MEDICI MORTI
Intanto è un bollettino quotidiano drammatico quello che contiene numeri che continuano a crescere: sono 54 i medici morti finora per l’epidemia di Covid-19. Sale pure il numero dei contagiati che, secondo gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità, ha raggiunto la cifra di 6.414.

Sempre più morti mentre gli indispensabili dispositivi di protezione individuale (dpi) – dalle mascherine alle visiere – “ancora mancano o sono carenti”, non si stancano di denunciare i camici bianchi.

La situazione, afferma Carlo Palermo, segretario del maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed, “continua ad essere critica, nonostante le rassicurazioni sulle nuove scorte di dpi in arrivo. Siamo in enorme ritardo e forti carenze vengono denunciate anche al Sud, dalla Campania alla Puglia”.

E sono soprattutto i medici di famiglia ad essere sforniti delle necessarie protezioni. In Lombardia ad esempio, è la testimonianza del presidente dell’Ordine dei medici di Lodi Massimo Vajani, “i dpi continuano a mancare sul territorio in molte zone ed i medici di famiglia, totalmente sguarniti, non possono andare a trattare i pazienti a domicilio”. Così, racconta, “come Ordine siamo costretti ad arrangiarci ed un grande aiuto ci viene dalle donazioni di privati. Grazie alla donazione di una banca, ad esempio, sono stati acquistati dpi che come Ordine distribuiremo ai medici di famiglia, ma la situazione ha dell’assurdo se pensiamo che abbiamo notizia di una partita di mascherine ferma a Como e che non viene sdoganata. E’ incredibile che in questo contesto di emergenza non si riescano a risolvere degli stop burocratici”.

Ed anche negli ospedali inizia ad esserci preoccupazione: “All’ospedale di Bergamo – afferma Ivano Riva, anestesista nello stesso ospedale e vice presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri Aaroi-Emac Lombardia – i dpi per ora ci sono ma ho segnalazioni da vari ospedali della Regione dove iniziano a scarseggiare. Segnalazioni di questo tipo arrivano però anche da altre Regioni, soprattutto per quanto riguarda le mascherine ad alta protezione FFP2 e FFP3”.

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