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Clamoroso a Mestre. Brugnaro fa ultimo comizio, Zecchi no: problemi con il palco

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Clamoroso a Mestre. Brugnaro fa ultimo comizio, Zecchi no: operai gli smontano il palco. Ultima ora

Clamoroso “incidente” a Mestre in ottica della comunicazione democratica per l’imminente elezione a sindaco di Venezia. Il sindaco uscente, Luigi Brugnaro, può tenere il suo ultimo comizio dal palco di Piazza Ferretto ma quando finisce e dovrebbe essere il turno del prof. Stefano Zecchi vengono fuori problemi con lo ‘smontaggio’ del palco legati all’orario.
Una scena maccheronica e surreale si verifica a bordo palco mentre Zecchi dice due parole per strada intanto che i tecnici cominciano a smantellare e a portare via i microfoni davanti ad uno staff attonito che doveva salirci sul palco.

A Stefano Zecchi, alla fine, viene concesso un microfono per parlare, in piedi e, appunto, per strada, per un paio di minuti. Giusto il tempo di spiegare ai presenti perché non si sarebbe tenuto il previsto suo ultimo comizio elettorale. Una manciata di secondi usati dal professore per ringraziare i suoi sostenitori ma che si esauriscono in breve per disposizioni di chiudere subito e anche per ragioni di sicurezza: “Non si può parlare in queste condizioni, pensate che se qualcuno cade perché inciampa in questi cavi (i tecnici intanto continuavano a smontare la strumentazione, ndr) la responsabilità è nostra”.

Il “disguido” che impedisce a Zecchi di parlare arriva in occasione del suo ultimo comizio elettorale, come invece avvenuto regolarmente per altri candidati.
Alle 19 il candidato Baretta è in via Palazzo, vicino al Municipio di Mestre. Più o meno alla stessa ora, Luigi Brugnaro, è in programma proprio da piazza Ferretto.

Ci sono dei ritardi, i discorsi si allungano, ma quando Brugnaro libera il palco ed è il turno del prof. Zecchi, candidato per il Partito dei Veneti, che conferma di avere regolarmente prenotato come da procedura prevista, si chiude tutto perché “non c’era più il tempo”.
L’avvocato Alessio Morosin, capolista di Zecchi, promette che la vicenda avrà un seguito legale.

Viene chiamata la Polizia Locale che esegue i rilievi e raccoglie testimonianze. Le proteste crescono. Per Zecchi, dopo l’esclusione al dibattito tra candidati in televisione, dopo l’uso “privato” fatto dell’Arsenale di Venezia, a Venezia siamo davanti ad una “Dittatura della comunicazione”, ma l’epilogo della vicenda non cambia.

Il sindaco uscente poco prima da quel palco aveva espresso la propria soddisfazione per i risultati ottenuti in questo primo mandato: “Grazie per il sostegno di questi cinque anni. Ho ricevuto più di quello che ho dato. Andiamo avanti con fiducia, la città è oggi più bella. Dobbiamo dare ai giovani un messaggio di speranza: Venezia città del futuro e delle opportunità”.

Poco distante, Baretta ribadiva che c’è voglia di cambiamento e che quella del sindaco uscente è stata una campagna elettorale basata sul fatto che nessun aiuto è mai arrivato dal governo. “Non è così, non è vero. Inoltre le persone, le aziende, i professionisti non chiedono solo aiuti, chiedono prospettive per il futuro”. Facendo considerazioni anche su un periodo elettorale “anomalo”, fatto di attacchi personali, fatto sul gettare discredito verso chi non è d’accordo. “E’ una gestione scorretta del potere fatta con mezzi economici inarrivabili”.

Proprio Pier Paolo Baretta più tardi, poco dopo le 22, riconosceva solidarietà al prof. Zecchi che si è visto smontare il palco sotto al naso al momento di tenere il comizio finale: “Solidarietà al candidato sindaco Stefano Zecchi che non ha potuto effettuare il comizio programmato in piazza Ferretto questa sera per una prepotenza del sindaco uscente. Assicurare il libero e regolare confronto democratico è alla base per delle elezioni libere.
È il momento di ridare alla città il rispetto e la civile convivenza che fa parte della sua storia”

L’incidente occorso a Zecchi resta gravissimo dal punto di vista della libera espressione democratica, ma involontariamente ha messo in mostra anche la parte più goffa e comica del livello politico degli ultimi anni.
Tra i presenti c’è stato chi ha ricordato esperienze della nostra storia di bambini, quando chi giocando a pallone subisce un gol o sta perdendo quindi si arrabbia e se ne va portando via il pallone perché è suo.

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3 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. la politica del fare disfa il palco dell’avversario politico, perchè la paura di un confronto? Tanto forte e dopo schiaccia persino le formiche che passano per la sua strada. Spero ci sia ancora chi a Venezia ricorda CANCHIE che con un pugno ghe ne copava mile. Di questo tempi, passa tutto come lecito, si sono persi i sani principi. Chi non tema nulla si deve proprio misurare con gli antagonisti per avere la soddisfazione di mostrare quanto vale. Ormai siamo nella distruzione totale, etica, morale, e distruzione fisica. “Non c’è ne coviddi” Angela di Mondello.

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