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“Il problema è uno: ci sono persone a cui interessa Venezia e altre cui interessano solo i soldi”. Lettere

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Il problema è sempre quello: ci sono le persone cui interessa Venezia, altre cui interessano i soldi.
C’è chi dice, giustamente, dobbiamo lavorare, e chi, altrettanto giustamente, dobbiamo vivere e non sopravvivere.
Le attività a Venezia si debbono riprendere, è vero ma non parlatemi di bar e ristoranti che negli ultimi tempi, con le scoppio selvaggio e criminale dei plateatici voluto dalla giunta e da un assessore hanno lavorato il doppio del periodo pre Covid e reso la città, in moltissimi punti, letteralmente invivibile, continuando, però, a pianser El morto per … el vivo.

È vero che continuano a soffrire gli alberghi, i b&b sono immorali e non me ne frega nulla, e specialmente i negozi, vere vittime economiche di questa pandemia (1 su 3 ha chiuso e gli altri arrancano, e sono aumentati quelli di paccottiglia che riempiono i buchi rimasti) .
I tassisti hanno ripreso alla grande, i gondolieri non muoiono di fame, anche se non si arricchiscono come qualche anno fa.
Credo che siano le logiche conseguenze per una città governata (?) da un sindaco che da qualsiasi parte delle città probabilmente chiederebbe chiedere aiuto alla gente per tornare a Cà Farsetti perché non sa dove è.
Oppure da un assessore, che con le sue delibere e interviste ha stupito il mondo regalandoci plateatico selvaggio, interviste surreali ( un es? “Da oggi saremo inflessibili sui plateatici!”, “I banchetti di piazza San Marco sforano di continuo le misure di 1m.x 1m. (e uno si aspetta che aumenteranno i controlli), invece “Da oggi saranno aumentate le misure a 1m.x2 così non sforeranno più”.

Neno
(lettera firmata)
Venezia

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3 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Solo una precisazione: non è vero che sono aumentati i negozi di paccottiglia. Nei due anni covid c’è stata un’importante inversione di rotta sulla qualità del commercio. Dovuta prevalentemente al calo degli affitti.

  2. I problemi della città potrebbero essere divisi su 3 ordini:
    Economici: l’economia della città totalmente votata al turismo ha reso impossibile un ritorno ad una economia diversificata sancendone di fatto la morte per overdose da turismo. La città è come un tossicodipendente che una volta intrapreso il tunnel della dipendenza, in questa mia allegoria dal turismo, non potrà che continuare fino alla morte. Percorsi di redenzione penso siano di difficile se non impossibile percorribilità soprattutto per quanto concerne il secondo ordine di problemi.
    Politici: la città uscita sbattuta e malmenata dalla “questione Mose” ha ben pensato di affidare la gestione amministrativa e politica della città ad un comitato d’affari del quale il sindaco è solo un rappresentante illustre ma non l’unico. Che interesse ha una amministrazione di questo tipo di sanare la questione economica della dipendenza da turismo se proprio da chi con il turismo in parte si arricchisce, in parte ci vive e in larga misura ci sopravvive, catalizza i suoi voti?
    Sociali: ormai la città come ultima conseguenza dei primi due problemi ha mutato il suo tessuto sociale. I veneziani mediamente non vivono più in isola ma nel resto del territorio comunale se non addirittura fuori da esso. la forza con cui chi resiste si oppone per contrastare i primi due problemi non è sufficiente a calmierarne gli effetti, figurarsi a invertirli e batterli. Sorvoliamo poi sul fatto che nascono mille comitati, spesso in alcuni casi solamente di facciata e governati da chi ha nel primo problema la loro unica fonte di sopravvivenza.
    In sintesi, si sarebbe potuto votare con più coscienza, anche e soprattutto in terraferma (vero bacino di voti dell’attuale amministrazione) avendo a cuore futuro oltre che presente di questa fragile e unica città, invece che ascoltare chi urlando incitava lo stomaco sventolando la bandiera della sicurezza (che non ha visto peraltro nessun miglioramento in terraferma come in isola) ma tant’è, l’occasione è andata sprecata 2 volte.

  3. Sono d’accordissimo.
    Intanto l’Abbazia a Cannaregio (che, scommetto, nessuno dei 100 mila visitatori di domenica ha mai visto) viene messa in vendita…ne faranno un hotel?
    E noi pochi veneziani continueremo ad andare all’ospedale, in farmacia, dal macellaio, facendo slalom fra orde di turisti allucinati, convinti di essere a gardaland
    E non si dica che non è vero: una signora romana ieri mi ha chiesto dove fosse la fermata della metro, e insisteva, non ci voleva credere che la metro non ci fosse; due si facevano un selfie sul ponte di Rialto e la più colta diceva all’altra “che bello questo ponte dei sospiri”
    Una giovane laureata di Napoli mi ha chiesto ” ma quindi tu non puoi usare il motorino per andare a prendere i tuoi bambini a scuola? Io senza motorino non potrei farcela”
    Ma è questo il turismo senza il quale noi non possiamo vivere? Ma chi lo dice?
    Ah…dimenticavo: dalla parrucchiera, fissavo un appuntamento per il taglio dei capelli del mio bambino dopo l’asilo, e una turista, che era entrata a farsi la piega, è quasi svenuta: ” ma ci sono gli asili a Venezia? E anche le scuole??? Pazzesco”
    Eh si, cara signora, c’è anche l’ospedale, anche gli uffici, anche il cimitero…
    Ci nasciamo, ci studiamo, ci lavoriamo….ci vorremmo vivere e anche morire

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