Carola Rackete, il comandante della “Sea Watch3”, ha completato il suo interrogatorio. E’ stata sentita in Procura ad Agrigento nell’ambito del primo fascicolo d’inchiesta aperto a suo carico: quello per favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina e disobbedienza a nave da guerra.
Carola Rackete è uscita dal Palazzo di giustizia di Agrigento tra applausi e slogan, come “Brava Carola, brava”. Ad attenderla attivisti che per tutta la mattinata hanno presenziato, lungo via Mazzini, per l’uscita della giovane tedesca.
“Carola Rackete, adesso, non è più capitano della Sea Watch3. C’è stato un cambio di equipaggio, del resto fa anche altro nella vita”, ha detto l’avvocato Alessandro Gamberini all’uscita dal palazzo di giustizia di Agrigento dove si è tenuto, per poco meno di 4 ore, l’interrogatorio.
“Che il clima di odio ci sia e venga alimentato da dichiarazioni aggressive, irresponsabili e false, come quelle che il ministro Salvini ha presentato nei suoi profili social è pacifico” ha detto anche l’avvocato Alessandro Gamberini, difensore della trentunenne tedesca Carola Rackete all’uscita dal tribunale di Agrigento.
“Un conto che lo fa uno al bar, un altro è se arrivano da un uomo che ha responsabilità istituzionali. In questo senso noi crediamo – ha aggiunto il legale – che questo abbia una valenza istigatoria. Crea come un grande macigno buttato nello stagno, grandi ripercussioni”.
“Il ministro degli Esteri dice espressamente che la Libia non è un porto sicuro – ha aggiunto il legale -. Questo esigerebbe, se fossimo in una situazione coerente, che i Paesi europei si obbligassero a presidiare le acque Sar libiche. Criminalizzare le associazioni umanitarie per quello che dovrebbero fare i Paesi europei è una cosa incoerente, una vergogna. La motovedetta libica che si è avvicinata esibiva un’insegna del comandante di una milizia ed è una cosa documentata”.
Carola Rackete, ormai ex comandante della Sea Watch3, ha invece così commentato: “Ci sono migliaia di profughi che vanno evacuati da un paese in guerra. Mi aspetto dalla commissione europea che trovi al più presto un accordo per dividere i profughi tra i paesi europei”.
(foto d’archivio)