Mourinho, José Mario dos Santos Mourinho Felix all’anagrafe, è l’uomo del miracolo, del capolavoro, il comandante assurdo di un esercito di uomini che si enfatizzano nelle imprese disperate.
Mourinho con il suo Chelsea batte i nuovi ricchi del Paris Saint Germain per 2-0, ma soprattutto rovescia l’1-3 della partita dell’andata, manda a casa i francesi e stacca il biglietto per la semifinale.
Il capolavoro di Mourinho è un po’ folle come lui: finisce la gara con tre centravanti in campo: Eto’o, Torres e Demba Ba, ed è proprio il senegalese che al 42’ della ripresa regala una qualificazionecostruita sul carattere degli uomini ancor prima che sulla qualità. Quel carattere che è completamente mancato a Edinson Cavani, irriconoscibile, avulso dal gioco per tutta la gara. E pensare che era la sua grande occasione, con Ibrahimovic infortunato, l’uruguaiano doveva dimostrare di essere il centravanti titolare della squadra più ricca del mondo.
José Mourinho, in undici partecipazioni consecutive alla Champions League, non è mai stato eliminato ai quarti di finale della competizione. Gli era capitato di peggio: fuori agli ottavi con il Chelsea (2005-06) e con l’Inter (2008-09). Ma mai a un passo dalle semifinali, quando sente l’odore della coppa più prestigiosa. L’ha vinta con Porto e Inter, vorrebbe più di ogni cosa conquistarla anche con il Chelsea. Difficile che possa farlo quest’anno, perché la squadra è buona ma le mancano un paio di campioni dell’età giusta a esaltare la miscela di vecchi filibustieri e giovani promesse.
Redazione
[09/04/2014]
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