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Campionato, Milan e Verona, crisi di due tipi diverse. Di Mattia Cagalli

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Milan in crisi, Inzaghi frastornato e nervoso

Ora è ufficiale, tutti giocano per far vincere lo scudetto alla Juventus. La Roma infatti perde ancora punti con una squadra di seconda fascia, mentre la Juventus distrugge per 2 volte nella stessa settimana l’Hellas Verona. Il Napoli espugna l’Olimpico contro la Lazio ma ha un andamento troppo altalenante e difficilmente può ambire oltre il terzo posto.

Il punto focale lo voglio mettere questa volta, rivolto a due squadre in particolare; una che sta disputando l’ennesimo campionato mediocre, l’altra che invece è perfettamente in linea con i propri programmi ma agli occhi dei propri tifosi (non tutti) è al di sotto dei desideri. La prima è il Milan, la squadra rossonera è protagonista di un nuovo torneo scadente, figlio di una programmazione ormai assente da anni. L’inizio del declino è cominciato quando la presidenza Berlusconi ha chiuso i rubinetti.

Da quel momento Galliani ha dovuto arrangiarsi con le proprie capacità di persuasione e la propria reputazione (“A me al Real Madrid mi accolgono a braccia aperte senza appuntamento” disse lo scorso anno). Una serie si parametri zero che sono stati anche motivo di scherno sul web. Il problema comunque non è solo economico, gli errori si sono ripetuti anche a livello dirigenziale. La diatriba Barbara Berlusconi contro Adriano Galliani e la pezza messa dal presidente è stato uno strappo molto grave.

Anche l’addio di Ariedo Braida è stato sottovalutato ma è la continua ricerca di una allenatore fatto in casa che va assolutamente cambiata. Se si vuole rifondare una squadra, non vanno ceduti i giovani alla prima occasione (Cristante e Saponara per fare un esempio) e non si può basare il proprio futuro su trentenni svincolati o a basso costo (relativo). Anche perché quello che non si paga di cartellino, lo si fa in stipendio.

8 milioni a Kaka dello scorso anno, avrebbero potuto servire per qualche giovane in erba, 2,5 circa per Essien e per ultimi gli arrivi di Torres e Cerci. Uno fortunatamente già emigrato verso lidi spagnoli. Non si rilancia un club con ex giocatori.

In panchina invece si sono susseguiti Clarence Seedorf e Filippo Inzaghi: il primo senza esperienza, rubato in fretta e furia ai campi brasiliani del Botafogo. Eppure era riuscito a combinare qualcosa di decente, 35 punti non erano affatto un magro bottino… Anzi. Non è bastato, l’ex Calciatore di Real Madrid e Inter ha pagato la propria sincerità. Ha ammesso che gran parte dei giocatori a disposizione non erano degni della rosa del Milan. Forse ha sbagliato, ma come dargli torto?

Chiuso il capitolo con questo allenatore voluto fortemente dal presidente, è arrivato super Pippo Inzaghi. Ancora una volta poca esperienza, grande entusiasmo e credito quasi illimitato. Ecco quasi per l’appunto.

L’ennesima sconfitta interna con l’Atalanta (dopo Palermo e Sassuolo) ha confermato i problemi di gioco e di mediocrità generale. Il Milan non ha ne capo ne coda, non ha un vero centroavanti e solo una serie di esterni più Menez. Giocatore che nemmeno lui sa quale è la sua vera collocazione in campo. Non lo hanno capito nemmeno al Paris Saint Germain. Di difensori invece, il vero ruolo in cui in cui i rossoneri sono deficitari neanche l’ombra. Neppure in questo mercato di riparazione.

L’altra squadra che invece è perfettamente in linea con i programmi ma che per una serie di risultati negativi, sembra deludere le aspettative è l’Hellas Verona. Due sconfitte con la Juventus in Coppa Italia e campionando, incassando 10 reti e segnandone solamente 1, è stato un chiaro esempio …

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