Silvio Berlusconi comincia da una lezione di storia partendo da De Gasperi, ma poi arriva al presente: «Questo governo delle ex larghe intese sembrava dovesse durare in eterno. Ma improvvisamente, senza alcun avviso, quelli del Pd si sono radunati nel retrobottega e hanno deciso che il signor Letta andava sfiduciato. E che il nuovo governo lo fa il sindaco di una piccola città, bella ma con meno di cinquecentomila abitanti. E noi a guardare stupefatti questo spettacolo indecente».
Berlusconi si trova all’Horse Country Hotel di Arborea per la campagna elettorale del governatore Ugo Cappellacci, ma tutti attendono quello che dirà l’ex presidente del Consiglio sulla fine del governo Letta e la probabile ascesa a Palazzo Chigi di Matteo Renzi.
Berlusconi lancia l’allarme ai suoi: «Guardate che il Paese è davvero allo stremo. Non avrebbe alcun senso metterci di traverso e impedire a Renzi di governare. Alla gente non importa di come è arrivato al potere, ma quel che farà. Non dobbiamo fargli alcuno sconto, ma senza dare l’idea di baloccarci con giochi di potere, come hanno fatto loro».
Ai giovani presenti ricorda gli ultimi e più recenti «colpi di Stato»: caduta del suo governo nel 2011 e cambio della guardia con i tecnici di Mario Monti, per i quali a suo parere esiste un unico «regista». «Nel novembre del 2011 con un discorso molto duro Napolitano disse che mi dovevo dimettere per il bene del Paese, e che dovevo temere qualche altra emorragia dal mio gruppo parlamentare. In questi giorni abbiamo scoperto invece che già da giugno il capo dello Stato aveva avviato le manovre per la mia sostituzione».
E dopo un riferimento al Nuovo centrodestra, compagni che sbagliano ma vanno tenuti da conto. «Per vincere avremo bisogno anche di loro». «Utili idioti», stampella di una sinistra «che li usa quando gli servono e poi gli rifila una pedata». l’alleanza con Matteo Renzi: «Lo stimo. Ogni volta che lo ho incontrato ho sempre avuto sintonia con lui. Spero che faccia il miracolo di seppellire una sinistra cinica e ideologica».
Ma l’indulgenza sulla persona lascia subito posto alla durezza del giudizio sul suo comportamento. «Onore a lui per quel che è stato capace di fare. Ma quel che sta accadendo non è democrazia. Siamo al terzo governo che non passa per le urne e questo non è in alcun modo ascrivibile a uno Stato democratico».
Redazione
[15/02/2014]
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