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Befana, calze e sacchi. Di Andreina Corso

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Cara Befana, una lettera aperta, anzi volante, anche per te che vaghi con la tua scopa nel cielo. Stanotte hai riempito di dolci le calze dei bambini, non di tutti si sa. Impossibile arrivare a tutti, anche per te, che sei magica.

Se qualche calza ti rimane vuota, per favore, riempila d’indifferenza, di ingiustizia, di disamore, ne troverai talmente tanti nei comportamenti umani, che ne rimarrai esterrefatta. Ora, prendili con la tua scopa, chiudi bene la calza e fai un bel falò in mezzo al cielo.

Lascia stare il suono delle cornamuse, il belare delle pecore, il canto del gallo e il raduno degli uccelli che vorrebbero godersi lo spettacolo. Non farlo, potresti trovarti nei guai. Non si può (ma li leggi i giornali?). Non si può far festa, ascoltare musica senza autorizzazione. Guarda che potresti finire in prigione! E gli uccelli in gabbia. Beate le nuvole, che se vogliono si sciolgono come neve al sole.

Cosa c’è, non mi credi? Informati meglio. Ce l’hai un bel sacco nero delle immondizie grande come metà del cielo? Hai dello sììììì? Allora ordina alla tua scopa magica di catturare tutte le armi del mondo: pistole, missili, bombe, fucili, kalashinkov, mitragliatori, armi chimiche, tutte, proprio tutte, chiudi il sacco e falle sparire. Grazie.

Se gli uomini, combattenti per vocazione e storia rimarranno senza armi, chissà se cominceranno a far funzionare l’arma più importante che non spara, non costa niente, è un dono della vita e si chiama ragione. In astratto, ragionevolezza e persino buonsenso, misura, ripensamento.

Lo puoi fare tu che sei una donna autorevole, che sei stata toccata dalla saggezza universale, che sei vera, senza fronzoli, che ti basta una scopa e uno scopo a farti felice. Come, fai no non la testa? Cosa c’è. . .parlami!

“Come faccio a essere felice dopo aver visto l’infelicità dei bambini che non hanno niente, neppure la casa, bambini che vivono in campi che chiamano di accoglienza e che vengono maltrattati a dir poco. Bambini senza genitori a vagare per le strade. Bambini stranieri, non stranieri, vittime delle guerre della crudeltà di adulti che comandano le nazioni, adulti che hanno lo stomaco di ferro, quando lasciano esseri umani in mezzo al mare, a morir di freddo in inverno e di caldo in estate. Adulti che digeriscono senza muovere un dito la crudeltà, i soprusi, la violenza, gli stupri perpetrati su vittime deboli e indifese. È a questi bambini che penso, per loro sono in pena e mi sento in colpa per non aver potuto donare loro la calza con i dolci”.

Potresti metterli tutti, quegli uomini che stanno ai vertici dei Governi dentro una calza lunga chilometri, portala più in alto che puoi prima di liberarli e depositarli nel paese di nome Utopia, dove potrebbero persino imparare che si può vivere senza arroganza, che nessuno è in diritto di violare un suo simile. Quegli uomini giudicanti, persino qualche donna. Ahinoi, che credono di poter comandare il mondo, gente che ha tutto e di più, case e vacanze lussuose, che un carcere non l’ha mai visitato e che dichiara l’urgenza di ulteriori inasprimenti delle pene per chi già la vive la pena in condizioni di sovraffollamento, dormendo con un cesso senza porte accanto al letto con un materasso spesso lurido, insieme a topi e scarafaggi.

Vorrei vederli lor signori a lavarsi con l’acqua fredda, a vivere così, anche solo per un’ora. Il carcere dovrebbe riabilitare chi ha sbagliato (come raccomanda la nostra Costituzione), non infierire su chi già sta pagando.

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”: in queste parole, cara Befana, è contenuto l’accorato appello di Dante Alighieri nella Divina Commedia contro l’imbarbarimento dell’essere umano. Una frase che ci ammonisce, in quanto umani, a fare tesoro della nostra intelligenza e a seguire la strada della virtù. Ce la fai a mettere queste parole di Dante dentro la calza?

Scusa, cos’hai detto?
“Come si fa a mettere la virtù, la pietà, l’amore dentro una calza? Io non lo so. E poi scusa, dove dovrei depositare quel tesoro?”

Potresti, se non sei troppo stanca, attraversare il cielo con la tua scopa e seminare sulla terra ogni lettera sulla terra, sui mari, vocali e consonanti nutriranno il tempo e forse diventeremo migliori.

“Sì lo posso fare, anche per accontentarti, ma bisognerebbe che tutti potessero assaggiare quel pane, che lo gustassero fino a saziare il vuoto che deriva dalla prepotenza, ma anche dall’ignoranza, dal silenzio vile dell’ignavia e della cupa diffidenza”.

Andreina Corso

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  1. L’uccellino era tutto infreddolito, aveva preso tanta pioggia tutto il giorno,era anche un po ferito, non sapeva come riscaldarsi, per fortuna lì vicino c’erano un paio di vacche al pascolo, una di queste per caso arrivò sopra dove stava lui, e senza calpestarlo gli scaricò addosso una margherita da kilo, stava quasi per affogare, l’uccellino disse tra sé e sé, che vacca maleducata, con tanto spazio che c’è tutto intorno, viene a cagare sopra di me,per fortuna riuscì a tirare fuori la testolina tanto da poter respirare,ma almeno era riuscito a riscaldarsi
    Sembrava incollato non riusciva a muoversi, intanto la vacca si era allontanata da lui, proprio in quel lasso di tempo, arrivò un coyote e vide la margherita, e la testina dell’uccellino che sbucava, piano piano si avvicinò e con la zampa prese la testa del povero uccellino che penso di essere stato fortunato, di essere in salvo, in quanto era riuscito a uscire da quella situazione,il coyote scosse un po l’uccellino dalla cacca che gli era rimasta appiccicata, se lo porto alla bocca e se lo mangiò in un solo boccone. Fine della storia dell’uccellino.

    Morale: Non sempre chi ti butta la cacca addosso lo fa per farti del male, e non sempre chi ti salva lo fa per il tuo bene.

  2. Ringrazio moltissimo i due amici che hanno scritto e suggerito un pensiero. E’ vero, a volte le cose della vita che ci sono insopportabili, i guai, li abbiamo creati noi. Quindi, non sapendo come rimediare, osserviamo quelli che i guai, li fanno i più grossi. Vale a dire, chi governa, può decidere di fare o non fare la guerra, di sfamarci o di affamarci, di accoglierci o di respingerci. Però nessuno di noi è innocente. E quasi tutti abbiamo sbagliato nel fare, giudicare, agire, reagire. . . almeno una volta. La manifestazione letteraria di questi sentimenti, indignazioni, rimorsi, ripensamenti, ci avvicina ad un mondo altro, sì, utopico, ma in fondo poi neanche tanto quando si ispira a quella verità che assomiglia alla fiducia. Ogni pensiero è un seme, non si sa come e quando fiorirà, non si sa, se morirà. La scrittura in fondo cura quel seme, anche se a volte non lo guarisce dalla malattia. La scrittura a volte ripara, a volte fa male. SHYlock, Antonio ed io possiamo provarci a diventare migliori, a credere nella rinascita dell’umano che c’è,
    che si offre agli altri e alla vita. E tante donne e tanti uomini vorrebbero provarci, chissà che una pulsione positiva intercetti la volontà. Vi ringrazio e vi auguro un anno sereno. Andreina

  3. Cara Befana, adesso si rivolgono a te perchè non sanno più a chi rivolgersi, come sono strani gli adulti, soprattutto quelli progressisti, quelli che hanno distrutto il credo,hanno detto che Dio è morto, hanno tirato giù il Cristo dalle aule scolastiche, hanno stabilto che Maria non è vergine, hanno chiuso il Paradiso, hanno eliminato il Limbo, hanno deciso che anche il maschio potrà partorire,hanno screditato Babbo Natale raccontando ai loro figli che non esiste, strano che ci si rivolga alla Befana, meglio sarebbe rivolgersi a noi stessi, e chiederci se abbiamo sbagliato a demandare ad altri la difesa del nostro Mondo. Credo che se non ci fosse la bomba atomica sulle nostre teste saremo già tutti morti, o meglio la seconda guerra mondiale non sarebbe mai terminata, come si può chiedere alla Befana di porre rimedio, se si continua a fornire armi per uccidere. Cara Befana pure io mi rivolgo a te, perchè credo tu esista per davvero, vola sopra l’Ucraina e fai presente a tutti gli attori che il palcoscenico è casa loro, ma il buratinaio è in una casa tutta bianca, lui manda i suoi giocattoli a morire.
    Ai due comici ricordo che è meglio rinunciare un braccio o una gamba, certo che se uno vuole a tutti costi conquistare le copertine dei giornali come l’uomo dell?anno, o nobel per la pace, i bambini continueranno a lavarsi con l’acqua fredda per molti,moltissimi anni. Shylock

  4. Questo tuo dialogo con la Befana è di notevole altezza letteraria e fortemente incisivo. Andrebbe letto nelle scuole di ogni ordine e grado. Se c’è ne dovessero esserci altri componimenti di questo livello di contenuti, pensa a un futuro tuo libro. Grazie per le tue intenzionalità di valore: educare al Bene per tutti. Le metamorfosi potrebbero verificarsi con la tua preziosa scrittura. Un fortissimo abbraccio. Antonio Seracini.

  5. Bella lettera signora Andreina …..ma tutto quel che ha scritto spetterebbe a noi umani costruirlo ….In un mondo utopico dove i governanti pensano al bene della gente un assemblea dell’ONU dovrebbe vietare la produzione e la vendita delle armi…Spetterebbe a noi umani scegliere chi ci rappresenta ….ma ci hanno diviso in compartimenti e etichettato tutti per colore della pelle ,per religione ,per sessualità per farci lottare tra di noi ….
    A questo punto solo un intervento divino o alieno potrebbe salvarci …..chissà…la speranza non muore mai si dice …

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