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Aumentano reinfezioni, Speranza: “Dobbiamo insistere con le mascherine”

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Il problema attuale del Covid sembrano essere le reinfezioni.
Se da un lato, nell’ultima settimana, è in calo il numero dei morti e dei nuovi contagi, con meno casi anche tra i bambini, e l’occupazione delle terapie intensive si mantiene stabile, dall’altro lato si registra però un aumento dei ricoveri nei reparti ordinari e sale il numero delle reinfezioni.
Un quadro a fronte del quale il ministro della Salute, Roberto Speranza, rinnova l’invito alla cautela e all’uso delle mascherine, ricordando che questa è “una pandemia dentro cui ancora siamo”. Lo dimostrano i numeri del bollettino quotidiano del ministero della Salute che, sia pure in leggero calo nelle ultime 24 ore, si mantengono comunque alti.

Sono infatti 63.992 i nuovi contagi rispetto ai 66.535 di ieri.
Le vittime sono invece 112 (ieri erano state 144). Il tasso di positività è al 14,6%.
Sul fronte ospedaliero, sono 462 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, stabili rispetto a ieri, mentre i ricoverati nei reparti ordinari sono 10.023 (79 in meno di ieri).
Da una settimana è comunque in atto un decremento costante degli attualmente positivi.
Considerando invece i dati su base settimanale dell’ultimo report esteso sul Covid dell’Istituto superiore di sanità (Iss), la buona notizia è che questa settimana è in diminuzione la percentuale di casi nella popolazione in età scolare (22% contro 25% della scorsa settimana) rispetto al resto della popolazione.
Il 17% dei casi in età scolare è sotto i 5 anni, il 43% ha tra 5 e 11 anni, il 39% tra 12 e 19 anni. Inoltre, l’indice di trasmissibilità Rt va verso un ulteriore calo.
La proiezione contenuta nel report indica infatti che l’Rt previsionale è pari a 1,09 al 29 marzo, dunque in diminuzione rispetto al valore di 1,24 al 22 marzo e di 1,15 nel monitoraggio settimanale pubblicato ieri.

Di contro, il numero di ospedalizzazioni è segnalato in aumento: in particolare, il tasso di incidenza a 7 giorni dei ricoveri nella fascia 0-9 e 70-79 anni risulta leggermente in crescita.
Ma a preoccupare sono anche le reinfezioni, in aumento negli ultimi 7 giorni: la loro percentuale sul totale dei casi è pari al 4,1%, rispetto al 3,5% della settimana precedente.
Più reinfezioni si segnalano nei soggetti non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni, nelle fasce d’età più giovani, tra gli operatori sanitari e le donne.
L’aumento delle reinfezioni è “effetto dell’aumentata circolazione delle varianti più contagiose del virus SarsCoV2 e dimostra che neppure i guariti sono esenti dal rischio di nuova malattia ma, fortunatamente, al momento non si rileva un effetto eccessivamente pesante in termini di ospedalizzazioni gravi”, sottolinea all’ANSA Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCSS Galeazzi di Milano, precisando come tuttavia sull’aumento delle reinfezioni abbiano probabilmente pesato anche gli allentamenti alle misure anti-Covid.

Le reinfezioni, spiega l’esperto, “riguardano soggetti che hanno già contratto il virus originario Wuhan o la variante Delta e si sono reinfettati con le nuove varianti Omicron, 1 e 2, anche se nuove varianti stanno emergendo come Xe e Xj”.
C’è dunque, chiarisce, “una capacità del virus di svicolare dalla risposta immunitaria sia della guarigione sia della vaccinazione”.
Da qui l’invito a mantenere ancora grande prudenza, poiché “è verosimile immaginare un nuovo rigurgito di casi verso l’Autunno”.
Anche Speranza avverte che il pericolo resta presente: “Non c’è lo stato di emergenza, ma il virus circola e dobbiamo ancora tenere un livello alto di attenzione e continuare a insistere con le vaccinazioni e le cautele, e anche l’utilizzo delle mascherine”.
L’importanza di completare il ciclo vaccinale, anche con la dose booster, è ribadito pure dall’Iss, poiché il vaccino protegge sia dalla malattia grave sia, in minor misura, dall’infezione. Ma la differenza è evidente nel tasso di mortalità: per i non vaccinati risulta circa 5 cinque volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni e 12 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.

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