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Una riflessione sulla violenza maschile e una strada percorribile nell’educazione permanente. Di Andreina Corso

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Non è bello a dirsi, ma non è più rinviabile né sopprimibile l’urlo che accompagna l’accusa all’uomo, al maschio femminicida, in queste giornate, come sempre, protagonista di violenza, portatore di crudeltà e di morte. Ben sapendo che a questa categoria non appartengono gli uomini non violenti, è tuttavia impossibile negare la connessione femminicida-uomo.

Chi è quest’uomo, chi era, chi è stato: come e perché si è rappresentato in modelli permeati dalla forza, la conquista, la guerra, la vittoria. Lui, uomo conquistatore sotto armature scintillanti in battaglia e amato dagli dei, fin dai tempi degli eroi leggendari della mitologia greca, sempre lui nei secoli successivi a dominare, lui il dittatore, lui il comandante, lui che usa le armi, lui che stupra, lui che comanda in casa, lui che sottomette le donne, lui che è tutto suo, lui sempre lui, purtroppo.

Solo un piccolo uomo usa violenza sulle donne per sentirsi grande”, è una frase postata dalle donne, che induce a riflettere. Quest’uomo, che evidentemente non ha capito, non gli è stato spiegato, non ha voluto capire, non ha saputo capire. Quest’uomo con la mente occupata nel suo esercizio al potere, quest’uomo, così ignorante sul piano dei diritti. Quest’uomo ancora, che nel suo intimo ha interiorizzato comportamenti di altri uomini come o peggio di lui, e perché no, li vuole imitare. Quell’uomo che quando era bambino ha visto il padre maltrattare la madre che subiva e che persino lo giustificava, quell’uomo che coccolato e applaudito in famiglia non si è fatto scrupolo di far faticare le sorelle al posto suo.

Quello stesso, si sempre lui, che poi si sposa, forse, fa dei figli con una donna che in ogni caso gli deve ubbidienza, sì sempre lui, perdonate, convinto che la donna che gli sta accanto sia sua e solo sua. . . come l’accendino che tiene in tasca. Come fa questo uomo a non arrabbiarsi e in fondo, che male c’è ad ammazzarla questa donna, se si ribella e magari lo tradisce? E i figli che lo guardano? Gli interessa quel che provano?

Ahinoi, da dove ripartire? Diamo per scontati gli argomenti che si sprecano in questi ragionamenti: la responsabilità dei social, la famiglia, la scuola, gli amici, che dovrebbero. . .
Sì, potrebbero, ma prima di tutto dovrebbe essere il mondo adulto a ‘ripensarsi’ per capire quali strumenti possa offrire, per esempio a un bambino o a un ragazzo, per crescere senza odio, senza quella finta onnipotenza cieca, favorendo la fiducia in valori e sentimenti semplici, così indispensabili alla crescita di una persona.

Il condizionale è d’obbligo quando interviene su questioni divisive nella società, quali il confronto fra uomo e donna, il ricco e il povero, il successo e l’insuccesso, il bianco e il nero, la destra e la sinistra, i promossi e i bocciati, i belli e i brutti, i buoni e i cattivi, i vincitori e i vinti, i sani e i malati, i giovani e i vecchi. . . si potrebbe continuare all’infinito, ma tutto ha un limite.

Oltre il limite, il ripensamento di tutte, dicasi tutte le componenti la nostra società. Lo scopo? La riduzione del danno a partire dall’analisi, dalla responsabilità di chi educa, a sua volta con il bisogno di essere aiutato a capire, a rimediare a quell’assunzione di comportamenti stereotipati, imitativi e concentrati a guardare il dito, mentre in alto c’è il cielo e la stella polare che indica il nord. Certo, la strada è in salita, forse faticosa, ma chissà che non ne valga la pena.

Andreina Corso

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8 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Troppe parole, una pallotolla a carico dei parenti, e fine del film, ma no dopo dieci anni di carcere, subito, senza se e senza ma, non ci sono giustificazioni, è finito il tempo della saggezza, dei finti buonisti, sempre pronti a difendere caino, io penso solo ad Abele. Non voglio chiudere la bocca nessuno, questo è quello che penso io, in assoluta libertà, di pensiero e di azione. i valori sono andati via da questa umanità, non è più tempo di parole e terapia. Non ho bisogno che nessuno risponda Shylock the first

  2. Generalizzare è sbagliato concordo con Ghino di Tacco e riproporrei l’insegnamento dell’educazione civica a scuola …..chissà perché qualche bella testa ha voluto toglierla ….

  3. Sì, le generalizzazioni sommarie non aiutano a capire e sappiamo anche, e ce lo dicono gli studi in materia, che spesso chi uccide è stato vittima di comportamenti violenti. Così come le donne sono vittime, con un effetto a catena di uomini violenti. Dal 1 gennaio al 28 maggio 2023, segnala il report del Viminale, in Italia sono stati registrati 129 omicidi. Le vittime donne sono 45, e 37 di loro sono state uccise in ambito familiare. Sì, non basta questo dato per generalizzare, ma visto che la colpa di morire non può essere attribuita a chi muore, a chi come i figli vivranno con un peso insopportabile “dentro” che alimenterà prevedibili reazioni autodistruttive o violente
    non è che sarebbe bene che tutti ci impegnassimo nel contribuire ad analizzare, ad affrontare questa tremenda realtà? Grazie.

    • Non si capisce molto bene a cosa si riferisce la scrivente. A terapie di gruppo? A gruppi di ascolto obbligatori? Bho, stiamo ai fatti riportati dalla medesima.

      Ci sono stati 129 omicidi, di cui 45 di genere femminile cioè “solo” il 34%. Poichè i sessi, secondo l’evoluzione (eh lo so la natura è una bastarda, cara Andreina, ma è così) sono SOLO 2 si desume che il restante 66% sia a discapito del genere maschile.
      Quindi, se usassi l’Andreina-logica dovrei chiedere di allarmarsi verso un crescente gineceo.
      Ma andiamo avanti, negli stati uniti ci sono stati 26.400 omicidi 2 anni fa (è l’ultimo dato pubblicato), per un totale di 7,8 per 100.000 abitanti.. Secondo le Andreina-cifre noi siamo a 0,2.
      Ora moltiplichiamo pure per 5 per fare un anno e siamo a 1.0. I numeri parlano sempre.
      Altro esempio di come la generalizzazione sia molto utile a vendere copie di giornale (e forse nenache tanto visto l’andamento di carte e siti), ma perfettamente inutile nella vita reale.

      • Non è colpa mia, né sua, né di altri ancora se le donne vengono ammazzate dagli uomini. Oppure è colpa, responsabilità di tutti, così non è colpa di nessuno..
        Oppure non è vero niente. Sono invenzioni: le donne morte non sono morte e chi lo sostiene è un calunniatore. La scrivente si riferisce a quella straordinaria parola che si chiama educazione, che se affiancata a formazione, regala alla nostra civiltà ragioni di speranza. Chi dovrebbe occuparsene? Un poi tutti e tutte partendo dalla valorizzazione dell’educazione al sentimento: Come? Con l’esempio più che con le parole. E poi la riflessione pure su quegli ambiti del ‘Sentire’ e registrare la vita. Per fare cosa? Nutrire la fiducia nei bambini, nei giovani, intervenire sulle loro emozioni, lo può fare la famiglia, la scuola, i luoghi dei ritrovi e dello sport. Gli adulti potrebbero essere indotti a ripensare al loro stile di vita, alle domande che fanno i figli e a quel che i figli pensare di loro. E così la scuola, quando sa ripensarsi e mettersi in gioco,. Parlare di femminicidio è un diritto dal quale non si può prescindere. Oppure si può assistere, senza nulla dire, in fondo, che male c’è?

        • Continuo a non capire, la scrivente si ostina a parlare in termini generici, si ciancia su “fiducia nei bambini”, fiducia in che cosa??
          SIa chiaro, nessuno vuole togliere a nessuno il diritto di cianciare, di essere perfettamente di parte, cioè la scrivente può continuare a perorare le sue “cause” dando la colpa genericamente all’uomo, intendendo, evidentemente tutto il genere maschile, per tutti gli omicidi del mondo. Me ne ritengo quasi offeso, il “quasi” deriva dalla considerazione che posso esprimere verso chi usa solo le lenti oscurate della propria ideologia per dare conto della realtà ai propri lettori trascurando i giustificativi da sè medesima presentati.
          Però no, scelgo di offendermi a pieno, perchè sono stanco che in questo continente si continui a perdere tempo nel dare seguito a discussioni ideologiche ed inutili, con conseguenze nefaste in termini di sicurezza della persone e delle cose (mi riferisco alla situiazione dell’emilia).
          Occorrono pene certe e sicure, non solo per gli omicidi, ma anche per le ladruncole di strada. Basta tutele eccessive, tutte perorate dalla parte politica della Corso, peraltro.
          Occorrono azioni certe e decise, non chiacchiere, peggio quelle che diventano l’enesimo progetto “edcuativo per le scuole primarie” già orgoglio nazionale ora ridotte a progettificio.
          Se la Corso vuole effetto, si elimini la “legge contro la tortura” e si renda piena certa e rapida la pena, di qualunque reato contro la persona ed il patrimonio, in modo esemplare e pubblico.
          Ma in Italia qualcuno preferisce perdere tempo sul “decreto Zan Zan” o sulle ciancie di cui sopra

  4. Il galeotto Impigniatiello non è un uomo, è il frutto di questi tempi malati da x-factor, un webete da salotto, un maiale.
    Così, noi uomini, tendiamo a considerare gli uxoicidi, dei maiali. Non è un caso che questo qui, in carcere, passerà molto tempo da solo, è una possibile vittima dei compagni di cella.
    Questa è la realtà, un singolo uomo, inteso come essere umano di genere maschile, è un uxoricida.
    La generalizzazione del comportamento di un essere umano di genere maschile a tutto il genere, non solo è particolarmente offensiva, ma è proprio scem@.
    Se dovessi generealizzare io, POTREI infilare le seguenti frasi:
    “Ci sono le femministe, quelle signore, di genere uniformemente femminile, che passano la loro vita per lo più lontane dagli uomini, per scelta, attiva probabilmente. Tendenzialmente costoro odiano il genere maschile e la faniglia spesso, perchè, loro, di famiglia tendono ad avere una alternativa”
    Questo è vero? Generalmente no, si tratta di qualche singola femminista, ci sono quelle che ad ongi notizia di cronaca nera tirano fuori dal tovaglolo il libretto rosso di mao e cianciano di educazione continua e quelle che scambiano l’urlo “decima” con il revival della decima mas.
    Occorrerebbe la saggezza per discernere il particolare dal generale

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