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Addio Ettore Lagomarsino e grazie. Premonitore, disse “Venezia sta cambiando” trent’anni fa

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Giovedì 11 luglio si è spento Ettore Lagomarsino. Era anche autore, con Roberto Catullo, di alcune immagini sulla città scomparsa pubblicate da “La Voce di Venezia”. Aveva 68 anni.

Di professione bancario, Ettore possedeva una speciale passione per la fotografia: non era raro vederlo con la sua reflex in zona San Canciano ad immortalare le ultime tracce di venezianità, prima che l’incombente turismo di massa le spazzasse via per sempre.

In tempi non sospetti, quando i residenti ancora c’erano, era Ettore a denunciare una città che stava cambiando. Nel 1985 pubblicò “Andar par ombre”, un libro fotografico sulle ultime osterie veneziane realizzato a sei mani con Roberto Catullo e Maurizio Bressan. Sfogliato oggi, il volume fa malinconia: di numerose attività documentate non esiste più nemmeno il ricordo.

Seguirono “Osterie a Venezia” (1992), “Mercati a Venezia” (1995) e “Antichi Mestieri oggi a Venezia” (2000) redatti con Nino Agostinetti e l’inseparabile Roberto Catullo: opere incentrate sulla Venezia scomparsa o che di lì a poco lo sarebbe stata, in un autentico e sincero tentativo di salvarne la memoria.

Dal lavoro di Ettore vennero organizzate alcune mostre dedicate al degrado della città, che si tennero in Piazzetta dei Leoncini, San Giovanni e Paolo e San Leonardo ottenendo il riconoscimento artistico sia da parte dell’allora Assessore al Decoro Augusto Salvadori che del Presidente del Consiglio di Quartiere di San Marco Franco Vianello Moro.

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Foto di Maurizio Bressan, Roberto Catullo e Ettore Lagomarsino da “Andar par ombre” (1985)

Ettore era anche un appassionato di archeologia, e concretizzò il suo interesse con l’adesione alla ONLUS “Equipe Veneziana di Ricerca”. Si soffermò in particolare sull’isola lagunare di “San Giacomo in Paludo”, collaborando alla stesura di altri due libri: “La cavana di San Giacomo in Paludo” e “San Giacomo in Paludo un’isola da recuperare”. Rinvenne personalmente antichi reperti risalenti all’epoca romana, dei quali mai gli venne dato il meritato riconoscimento.

Ma il mio ricordo di Ettore va oltre la sfera professionale: nella mia infanzia, quando ancora abitavo a San Canciano, fu lui il mio dirimpettaio di pianerottolo; ogni volta che lo incontravo per le scale non mancava mai di salutarmi con i suoi modi gentili e cordiali.
Fu Ettore a portarmi al Civile in braccio quando, all’età di sei anni, venni colpito da un febbrone. Ed è proprio così che voglio ricordarlo, come uomo mite e premuroso, oltre che premonitore, già trent’anni fa, di una Venezia che stava inesorabilmente cambiando.

Grazie Ettore per le testimonianze che ci hai lasciato. Ogni volta che parleremo di “Venezia perduta” o di “Attività veneziane scomparse”, il tuo ricordo e le tue fotografie vivranno per sempre.

Nino Baldan

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(da sinistra) Roberto Catullo e Ettore Lagomarsino nel 1985
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Foto di Nino Agostinetti, Roberto Catullo e Ettore Lagomarsino da “Antichi mestieri oggi a Venezia” (2000)

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