La nostra Voce sul 25 Novembre, con una voce di Donna e le voci del tempo.
Volavano liberi i gabbiani, quando ho incontrato Serena, con quel nome così all’opposto alla sua condizione di vita. Serena vive ora in un posto sicuro’, dove lei e i suoi figli possono riparasi dalla paura di un marito e padre violento.
“ Ci siamo salvati in extremis, grazie a una telefonata dei vicini che hanno sentito le urla e il pianto dei bambini. Era l’ennesima volta che assistevano a quelle scenate, alle minacce e finalmente qualcuno ha alzato il telefono e ha chiesto aiuto. Le forze dell’ordine l’hanno trovato con un coltello in mano, noi c’eravamo chiusi a chiavi in bagno. . . E poi ci hanno portato in questa casa riparo, dove abbiamo trovato accoglienza e conforto. Il mio dolore è per i bambini, che per ora hanno dovuto lasciare la scuola, ma intanto siamo vivi”.
Serena non sa come tutto sia successo e si sia svolto in questo modo. Le minacce prima, frasi come “ti caccio a pedate”, la pretesa di silenzio e obbedienza poi, quando lui pretendeva con le buone o con le cattive, di dominare tutto, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, la sua libertà. E con la paura teneva in pugno i figli che avevano subito capito che quell’uomo che chiamavano papà, avrebbe potuto ammazzarli tutti. Eppure quei bambini andavano a scuola tutti i giorni con il cuore a pezzi e con il pensiero sulla mamma che sapevano in pericolo.
“Il pensiero dei miei figli mi ha fatto resistere, se muoio, cosa faranno, chiederanno a Gesù, a Natale di far tornare la mamma, come ha scritto con parole struggenti, un bambino? Potrebbero essere affidati ai nonni, forse, ma sono anziani e sarebbero straziati dal dolore. Ce la farebbero?
Quei bambini diventeranno uomini e avendo subito violenza e maltrattamenti, a loro, volta, lo dicono gli esperti, potrebbero imitare il loro padre, perché è quella l’educazione che hanno assorbito. Chi è quell’uomo? Di certo non è un Uomo. È ciò che rivela e resta della disumanità che contamina il prato della vita. È colui che la Storia ha esaltato nell’attribuirgli ogni potere, anche quello di vita e di morte, perché si pregia della facoltà di disporre di chi gli sta vicino.
Sulla sottomissione delle donne si parla spesso e giustamente di culture distanti dalla nostra, dove bambine sono offerte in sposa a uomini anziani, dove il rifiuto di indossare il velo le condanna a morte. Ignoranza, fanatismo e crudeltà consentono all’uomo di perpetuare delitti e violazioni. Chi è quell’uomo, sostantivo maschile singolare che al plurale fa uomini?
È quel tale che sa che le parole come forza, guerra, dominio, gli sono proprie. È colui il quale, quando è in guerra, stupra le bambine davanti agli occhi delle madri e le madri davanti agli occhi dei figli. I trofei delle vittime dell’orrore, intaccano le nostre coscienze?
Riflette Serena: “Mi sembra impossibile che tutti i giorni arrivi l’alba, il sole, la pioggia, la notte, quando sento che una donna è stata ancora una volta ammazzata, sepolta, uccisa e poi nascosta. Mi sembra non vero, un brutto sogno quel che leggo e vedo che succede a noi donne. E ancora mi domando, perché è quasi sempre l’uomo il responsabile di violenza e crudeltà?”
In fondo, che cosa fa di male questo uomo? Obbedisce alla sua storia di uomo maschio e dominatore. E allora? Allora vomitano gli Uomini veri, vomitano di orrore e disgusto. Non basta, però: occorre agire, dare strumenti certi di difesa alle donne, lavorare sulla cultura di genere, coltivare un prato seminato di sapere, condivisione, conoscenza, rispetto e responsabilità. Non basta indignarsi, scendere in piazza con cartelli e proteste, pur benedetti e sacrosanti. Non basta. e a Torino è nato un orfanatrofio che accoglie i figli di madri morte per mano dei padri. Figli che mai supereranno il trauma e che da adulti faticheranno a ricostruirsi una vita. SoS: sostegno orfani speciali, spiega la responsabile Anna Maria Zucca, è il primo Centro in Italia che garantisce accoglienza e ascolto ai bambini, ai ragazzi e alle famiglie affidatarie. Dà i brividi la parola “orfanatrofio”, in un certo senso, ma il suo significato, oggi, assume la luce di nuova speranza.
Trovare aiuto: è l’urlo. Subito, dal giorno dopo in cui la mamma è stata uccisa dal papà. Trovare aiuto come orfani, ma anche come nonne affidatarie, come zii, come insegnanti, come psicologi, come avvocati persino. Perché dei figli dei femminicidi , quelli che sopravvivono alla violenza più grande che si possa immaginare (la madre ammazzata, il padre talvolta suicida, o in fuga, o in carcere), non si occupa nessuno ancora, e in Italia, questo aiuto serve.
Il progetto, finanziato con 1,6 milioni di euro dall’impresa sociale “Con i bambini”, riguarda gli orfani di femminicidio da 0 a 21 anni di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Capofila dell’iniziativa, presentata nell’auditorio della Città metropolitana di Torino, i Centri antiviolenza Emma Onlus. “Il centro sarà operativo per tre ore al giorno dal lunedì al venerdì – spiega Anna Maria Zucca, responsabile del progetto Sos- da oggi in avanti contatteremo scuole, oratori, associazioni sportive affinché operatori e insegnanti possano ricevere opportune informazioni. Sarà anche luogo di formazione per i legali che seguono gli orfani e per gli operatori dei 14 partner del progetto: centri antiviolenza, comunità per minori, enti per la formazione e l’avviamento al lavoro”.
Ancora i gabbiani, forse affamati, ci girano intorno, mentre racconto a Serena quel che bolle in pentola, per nutrire il digiuno dell’orrore. E lei ancora: “Io mi sono salvata, troppe donne non ce l’hanno fatta a difendersi e a scappare. Mi tormenta il pensiero del futuro, ho ancora tanta paura e i miei figli sono terrorizzati, non è giusto, non c’è pace nel mio orizzonte, troppo nere le nubi e troppo grigio il cielo che piange con noi. . .e poi fra poco è Natale e penso sempre a quel bambino che chiederà a Babbo Natale di portargli in dono sua madre. Poi, deluso, lo chiederà alla Befana, ma neanche lei, che vorrebbe tanto accontentarlo, potrà esaudire il suo desiderio”.
Andreina Corso
Ci vantiamo tanto di essere un paese civile mentre la mentalità è ancora relegata al medioevo …..anzi no , mi sto sbagliando ,nella Repubblica di Venezia le donne erano molto più tutelate e protette ….
… carissima Andreina, come sempre la tua scrittura è bellissima… perché è nitida, toccante, propositiva, e soprattutto utile a tutte le figure coinvolte, comprese le istituzionali. Un abbraccio. Caramente Antonio Seracini.
È sempre interessante e necessario parlare di queste atrocità mascherate dalla normalità di vite famigliari apparentemente normali e tutto ciò Andreina lo fa con la sua forza di scrittrice sensibile tenace e competente. Grazie Andreina
Che cruda e inverosimile realtà ci hai descritto, grazie Andreina per accompagnarci in questi sentieri complicati della vita