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Zaia: «Se passa il test Covid fai da te, facciamo il tampone prima del cenone». Diatriba tra molecolare e rapido. Vaccini: «Pochi per tutti»

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Oltre 3000 morti in regione (3057) finora: continuano screening e tamponi, 2 milioni e 600 mila i molecolari fatti finora e 688 mila quelli rapidi. Sono 112 mila i contagi da inizio pandemia, + 3753 positivi in 24 ore, un terzo dei positivi rispetto a marzo relativamente al numero dei tamponi eseguiti. Le persone in isolamento sono 36.887. I ricoveri sono 2242, 50 in più, che si aggiungono ai 296 di terapia intensiva. Sono state oltrepassate le 2500 persone ricoverate in ospedale. Ma la permanenza nei nosocomi dei ricoverati si è abbassata ed è in media di una settimana, afferma il presidente del Veneto Zaia, nel corso dell’aggiornamento sulla situazione Covid giovedì 19 novembre.

Zaia continua a far appello affinché vengano evitati gli assembramenti: in particolare precisa che l’ordinanza regionale in vigore resta attiva fino al 22, domenica a mezzanotte, eventualmente la regione farà un’altra ordinanza. «Finché aumentano i ricoveri – precisa – non si può parlare di assestamento della situazione», anche se già in molti anticipano il Dpcm di Natale dicendo che potrebbero essere tolti i limiti di orario per gli esercizi pubblici. «Se passa il test fai da te facciamo tutti il tampone prima del cenone di Natale», dice il governatore.

Dibattito sui test rapidi e molecolari

Intanto s’infiamma il dibattito su test e tamponi, dopo che il coordinatore del Cts (comitato tecnico scientifico) regionale, il dottor Riccardo Saia ha ricevuto da alcuni esponenti del comitato stesso la richiesta di fare ai sanitari i tamponi molecolari, con esito in 36 ore ogni 8 giorni, in alternativa ai rapidi che vengono fatti ogni 4 giorni. Il presidente ha spiegato che a questo punto la Regione rimetterà tutto nelle mani del Cts nazionale, «vediamo di approfondire. Rispettiamo la richiesta, ma se passa questo principio, vale per tutti non solo per i dipendenti degli ospedali. Non siamo il partito dei tamponi rapidi – sostiene il presidente – Abbiamo sempre delegato al mondo scientifico le decisioni, se si decide per i molecolari vorrà dire che l’Italia farà tutto quello che gli altri paesi non fanno, perché stanno andando in direzione contraria. Noi giriamo la richiesta al Cts romano. Se c’è la convinzione che il tampone rapido non funzioni, bisogna porre la questione a livello nazionale, chiederemo anche allo Spallanzani di Roma e se ci sono evidenze scientifiche e non le sappiamo, chiediamo di essere messi a conoscenza. Noi continuiamo con i tamponi rapidi, sono previsti dalla legge».

Zaia ricorda che il tampone rapido è legato al ct, i famosi ingrandimenti che si fanno per trovare il virus (Cycle Threshold o ciclo soglia): «con 33 ct funziona al 97%. Siccome è stato fatto partire questo dibattito, va chiuso perché non degeneri – afferma – . Umanamente capisco che qualcuno senta responsabilità, specie i primari per i reparti, di dare una risposta». Il Cts veneto ha fatto la richiesta al coordinatore Saia e del documento Saia ha informato la regione.

Zaia dice: «Come amministratori chiederemo al Cts nazionale se è cambiata la strategia. La letteratura non manca sui test rapidi. C’è uno studio che conferma l’attendibilità del test rapido scende se il ct del paziente è superiore a 33 – ribadisce – . Mentre altri studi valorizzano il test rapido che è strumento diagnostico certificato. Ad ogni modo noi poniamo la questione a livello nazionale».

Vaccino anti Covid

È partita la macchina del vaccino anti Covid anche nel nostro Paese, lo rende noto la dottoressa Francesca Russo del dipartimento di prevenzione del Veneto. «Avremo, fra fine anno e inizio 2021, le prime consegne in Italia e in Veneto. Non abbiamo ancora i numeri, ma è partita una rilevazione che il ministero della Salute ha chiesto sia sulla possibilità di stoccare vaccini a una temperatura di -70, -80 gradi, sia sulla quantificazione del personale ospedaliero regionale e di tutti i servizi sanitari e assistenziali che sarà quello che verrà vaccinato per primo con il vaccino Pfizer». La rilevazione è stata chiesta dal commissario nazionale Arcuri a tutte le regioni che la stanno compilando. Si stima che il Veneto avrà bisogno intanto di 150 mila dosi, 60 mila sono gli ospiti delle strutture, che verranno vaccinati a seguire».

Vaccini antinfluenzali

Sui vaccini antinfluenzali, sempre la dottoressa Russo, parla di una difficoltà di approvvigionamento, come sta accadendo ovunque. «Abbiamo allargato il numero di dosi di vaccino rispetto agli altri anni ma abbiamo avuto una richiesta ancora più alta. Ne sono stati chiesti 50 mila per la pediatria (da sei mesi ai 6 anni). Di vaccino quadrivalente abbiamo domandato ad Azienda Zero di avere le 80 mila dosi che avevamo prenotato. Anche le aziende sono andate in soccorso da altre regioni. Ci sono anche tremila dosi di vaccino pluripotenziato per le persone a rischio e, congelate, altre 30 mila dosi per i farmacisti, li daremo ai primi di dicembre, speriamo di poterne dare anche di più, se si rendono disponibili». Quest’anno 1 milione e 320 mila dosi sono state date al Veneto (per la sanità pubblica), escluse le 50 mila del comparto pediatrico. Le trentamila congelate sono allo stesso modo escluse dal conteggio. Le farmacie dovrebbero provvedere autonomamente, viene detto, nel senso che l’approvvigionamento del vaccino da parte della sanità pubblica avviene sulla base di quanto stabilito dalla circolare ministeriale che quest’anno ha aggiunto altre coorti (5 anni in più per gli anziani, bambini fino ai 6 anni, donne in gravidanza, categorie a rischio, ecc.). La richiesta con il Covid è stata altissima e questo, stando a quanto si apprende, non poteva essere previsto neppure dalle compagnie farmaceutiche che adesso non sarebbero in grado, sul piano mondiale, di provvedere a rendere disponibili altre quantità.

Antonella Gasparini

 

 

 

 

 

 

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