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Voglia di Carnevale a Venezia, frittelle e galani in vendita prima dell’Epifania

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galani e frittelle panificio Crosera
Voglia di Carnevale a Venezia: non è ancora arrivata l’Epifania ma oggi in alcuni negozi del centro storico, oltre alle tradizionali calze della befana con i dolciumi, era già possibile acquistare fritoe e galani.

Uno di questi è il panificio Crosera in calle del Pestrin a Cannaregio che oggi le ha preparate per la prima volta e messe in vetrina. “Abbiamo cominciato a venderle oggi – spiegano dal panificio – di solito aspettiamo il 6 gennaio, come da tradizione veneziana, quest’anno abbiamo anticipato di un paio di giorni visto il periodo di bassa stagione”.

Un segno, forse, di come cambiano i tempi (ad ottobre scorso si vedevano già i panettoni tra gli scaffali dei supermercati).

Un modo per anticipare e rincorrere i gusti dei clienti, forse battere la concorrenza, ma in questo caso anche il desiderio di veder arrivare il Carnevale con i suoi dolci tipici, un periodo di gioia e possibilmente di migliori affari, dopo mesi difficili per le attività veneziane colpite dall’acqua alta eccezionale e dalle sue ripercussioni. Perché galani e frittelle sono prodotti freschi, fatti in “casa”, che si vendono e acquistano volentieri.

Il Carnevale nel calendario liturgico cattolico-romano si colloca tra l’Epifania (6 gennaio) e la Quaresima. La parola “Carnevale” deriva infatti dall’espressione “Carnem levare” con cui, nel Medioevo, si indicava la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare la carne dal primo giorno di Quaresima fino al Giovedì santo prima di Pasqua.

I galani di Venezia normalmente hanno un impasto sottile e una forma allungata, mentre i crostoli che si assaporano nel resto del Veneto hanno uno spessore più grosso, risultano meno “sbriciolosi” e hanno una forma rettangolare o triangolare. La frittella veneziana originale, invece, è una pallina di pastella fritta, con al suo interno uvetta e pinoli. Oggi però la scelta è più ampia: Se ne possono trovare ripiene di crema e zabaione.

Nella Serenissima Repubblica friggere le frittelle era un vero e proprio mestiere, riconosciuto dallo Stato e con una propria corporazione i “fritoleri”.
Nella commedia “Il campiello” scritta da Carlo Goldoni nel 1755, uno dei personaggi, Orsola vanta la professione di “frittolera”.

C’era infatti l’usanza di preparare le fritoe, le frittelle, in strada durante il Carnevale, per campi e campielli. E chi praticava questo mestiere, i fritoleri, preparavano l’impasto, friggevano e vendevano all’aperto dentro delle grandi padelle che erano sostenute da tripodi.

Ancor oggi la frittella è una delle specialità veneziane più conosciute, ma ha superato i confini del Nordest per diffondersi in tutta Italia. E si trova a Venezia già in questi giorni.

gp

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