Voce del verbo di oggi:
Dimenticare
Prima coniugazione – Modo infinito
Un verbo? Dimenticare, ha suggerito una ragazza di sedici anni. Dico, sì, interessante e subito penso: perché proprio dimenticare? Perché ha pronunciato quel verbo e io silente l’ho osservata, sono stata a guardare. E a pensare. Bella la mia interlocutrice, la giovinezza in fronte, il fare spigliato di chi sa quel che fa. Due occhi grandi sul verbo dimenticare che s’intimidisce vorrebbe scappare, ma ormai è prigioniero di quella parola.
Una ragazzina che sceglie “dimenticare”.
E una adulta che la guarda.
Dimenticare. Decidere a lasciarsi alle spalle qualcuno o qualcosa che pensiamo di non dover rimpiangere. Dimenticare quel che è stato.
Ricordare può far male. L’oblio vorrebbe offuscare il ricordo, ma non sempre ce la fa, e poi è proprio ciò che vogliamo, tentare di cancellare un ricordo? E’ vero che il tempo trasforma, modifica anche ciò che ci sembrava chiaro e risolto?
Ormai quel verbo risuona altero fra i verbi fratelli e lascia in sospeso una domanda. Perché quella ragazza lo ha scelto? E l’ha svelato come se un’urgenza improvvisa l’avesse obbligata a dire: dimenticare.
Andreina Corso
[27/06/2014]
Riproduzione vietata
possiamo dimenticare veramente o forse solo lasciar andare , allontanare per distaccarsi da qualcosa, qualcuno, per lenire e riocostruire. Verbo importante che ci invita ad una presenza, quando dimenticare può essere sinonimo di distrazione, disattenzione, ma anche movimento interno di più stratificazioni che una sull’altra ci modificano creando sempre nuovi stati e possibilità.
…
fra le mie calli non riemerge un muro
ma un’onda che spaura, o che travolge
profondissima, la spazïosa quiete
il cui pensier mi finge ancora pazzo…
E tu pendevi allor su quella selva
di lamiera, che a notte balugina
nella calotta del mio pensiero,
siccome or fai, che tutto lo rischiari.
– Cerca una maglia rotta nella rete…
… il varco è qui? – ripullula il frangente
sotto le ali della petroliera
che ancora si dibattono, morenti.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che le sorgea sul ciglio, a quelle luci
il tuo volto apparia, semidistrutto
da una speranza che bruciò più lenta…
Sto
con le quattro capriole di fumo
del focolare…
[pausa]
LYRICUS PUER
… non ho voglia, mia cara, di tuffarmi
a sgrovigliare il tuo gomitolo
di strade.
Lascia qua, che si dipani
sul fil di ragno della mia memoria,
l’ombra di ciò che brucia a fiamma spenta,
madreperlacea traccia, persistenza
sola,
dell’estinzione.
È tutto buio,
non si sente
il tuo respiro, non si sente altro
che il caldo buono, qui.
Dimentica
ch’è stato un fuoco, antico, curiosissimo
d’umanità e parole, in questa vecchia
cenere. Continuerò a bruciare,
non so per chi, e chi sia, che vada o resti…
Di menti care
quanto è difficile dover dimenticare menti care, a noi care
Perché l’altra mente cambia
Perché il nostro cuore cambia
Per un lutto improvviso
Voce del verbo “Dimenticare”…Dal latino dimentare, far uscire di mente.
Letteralmente significa smarrire la memoria, privarsi del ricordo di qualcuno o di qualcosa, comandare a se stessi di disinteressarsi a uno o più avvenimenti.
Dimenticare è un verbo che impone di perdere la memoria delle cose, facendole consapevolmente “uscire dalla mente”.
Dimenticare rappresenta un distacco emotivo, una sorta di meccanismo di difesa prettamente umano, atto a rendere estraneo ciò che prima conoscevamo, o credevamo di conoscere.
Erroneamente, noi esseri umani distratti, pensiamo che il primo sinonimo di questa parola sia scordare quando, in realtà, questi due verbi apparentemente simili hanno una sostanziale differenza: entrambi equivalgono ad un vero e proprio movimento sentimentale, ma dimenticare, come abbiamo visto, si dedica alla mente; scordare invece al cuore. La s privativa si unisce a cor, dando vita ad una metaforica “fuoriuscita dal cuore” del ricordo.
Per questo io forse ti dimentico, ma sicuramente non ti scordo.
“Scordare” è un verbo che non conosco. Scordare è più crudele di dimenticare: chi è dimenticato viene tolto dalla mente, chi è scordato viene tolto dal cuore.
io non riesco a dimenticare niente, mi viene in mente, magari in piena notte un fatto, un viso che credevo di aver dimenticato e mi sveglio e provo forti emozioni che il tempo non ha cancellato
“Dimentica….c’è chi dimentica…distrattamente un fiore…la domenica…e poi…silenzi.”….questa bellissima frase di Renato Zero…racconta un aspetto del dimenticare…dimenticarsi di quelle piccole cose…quei piccoli gesti….così importanti…che riempiono il cuore…..o lo schiaffeggiano…mortificano…nella loro assenza….
Gli anziani vivono di ricordi e non hanno dimenticato quelli più brutti, rimangono sempre in mente e quando possono li confidano
E c’è da chiedersi: siamo davvero in grado di dimenticare? Le parole non si dimenticano mai veramente, come la tua sedicenne che ora, grazie al tuo articolo, entra anche nel mondo dei tuoi lettori. La scrittura è proprio un antidoto alla dimenticanza :-)