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Venezia città per il cinema: “La Vittima Designata”: quando Tomas Milian fece il killer

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Con questo articolo inizia una carrellata relativa a film con ambientazione integrale o parziale nella città di Venezia. Selezione che non può e non vuole essere esaustiva.
Venezia, per sua stessa natura d’artificio urbanistico e architettonico sembra destinata ad essere un set cinematografico per vocazione, e quindi il numero di film girati nel centro storico è enorme; ma anche perché può risultare di maggior interesse recuperare titoli che, a mio parere, possono incuriosire i lettori, sia per una minore notorietà rispetto ad altri oppure per una particolare interpretazione visiva resa al cinema.

Venezia, dato il carattere così unico e tipico, rischia di essere un’arma a doppio taglio. Venezia sa suggerire emozioni ma anche sovraccaricare la messinscena con un incombente manierismo, con i suoi palazzi e le sue acque. La retorica e lo stucchevole sono sempre dietro…la calle.
Però il termine “manierismo” calza a pennello per il primo dei film da me selezionati; “La vittima designata”, un thriller di Maurizio Lucidi, spinge al massimo il pedale del manierismo. Ma in questo caso si tratta di un ingrediente che tutto sommato svolge una funzione positiva per il risultato del film.

In verità di Venezia non se ne vede poi così tanta nella pellicola; nonostante ciò le scene lagunari sono quelle rimaste più impresse nella memoria di gran parte degli spettatori italiani. La storia del film è presto detta: Stefano Augenti (Tomas Milian), ideatore di spot pubblicitari nella Milano degli anni d’oro delle agenzie dei creativi, è sposato con Luisa (Marisa Bartoli), ricchissima nobile milanese. I due ormai non si amano più; Luisa è gelida e sarcastica, Stefano, carattere ignavo, vuole compiere il grande salto e mettersi in proprio ma le proprietà sono intestate alla moglie. Sì, ricordano un po’, in chiave seria, Sordi e Valeri de “Il vedovo”. Stefano ha un’amante, Fabienne che è l’attrice dei Carosello da lui ideati (l’interprete, Katia Christine era davvero l’attrice per le pubblicità dei Baci Perugina e nel film si vede uno spot completo).
I due amanti si recano a Venezia per una vacanza. Tra le brume del primo inverno, i colombi svolazzanti e hippies che vendono collane, Stefano conoscerà Matteo Tiepolo (Pierre Clementi), affascinante nobile veneziano; quest’ultimo farà a Stefano una proposta che, a un certo punto non potrà rifiutare…

Che il punto di forza del film sia proprio l’interpretazione di Matteo da parte di Clementi non c’è dubbio alcuno; bello, magrissimo come volevano gli anni ’70, capelli neri lunghi, sessualmente ambiguo, cappotto appoggiato sulle spalle, mani guantate e braccia sempre in una particolare posa, modi affettati e una mentalità votata all’irrazionale, Matteo è non solo un grande Seduttore per Stefano ma quasi la personificazione dei suoi desideri reconditi, che intuisce quasi in maniera telepatica.
Per chi conosce “Stranieri in treno”(1950), il primo romanzo di Patricia Highsmith o almeno il celebre adattamento realizzato da Hitchcock, “Delitto per delitto” (1051) con Farley Granger nel ruolo che sarà quello di Milian e un favoloso Robert Walker in quello di Clementi, potrà capire di cosa racconta il film. Uno scambio di favori; Matteo eliminerebbe la moglie di Stefano, facendolo diventare proprietario di tutte le sostanze. In cambio Stefano dovrebbe uccidere il fratello di Matteo, eterna nemesi crudele e violenta di questi.

“La vittima designata”, durante gli anni ’80, divenne un cult per quelli della mia età perché veniva spesso riproposto nelle tv private degli anni d’oro. Probabilmente era un titolo a basso costo che le emittenti locali potevano permettersi per inserirlo nei loro palinsesti.
Il soggetto è del regista assieme ad Aldo Lado (autore cinematografico veneto di cui riparlerò in questa rassegna) e da Augusto Caminito e Antonio Troisio. La sceneggiatura è di Fulvio Gicca a cui han collaborato Fabio Carpi e Luigi Malerba, quest’ultimo di gran peso per i dialoghi.
Si diceva che, nonostante il film sia ambientato nella alacre quanto sinistra Milano, perlopiù ripresa di notte (con una puntata a Lecco per alcune riprese sul lago), è la parte veneziana ad essere entrata nell’immaginario collettivo. Sia che ci si trovi al Casinò Municipale che all’ingresso dell’hotel Metropole, luogo dove Stefano stringe amicizia con Matteo, o a santa Maria Formosa come a san Trovaso e la chiesa della Salute, dove avviene la scena finale, le suggestioni della nostra città sono quasi viatico per la forte presa emotiva del rapporto, un po’ omoerotico, tra i due protagonisti (Mappa location di La vittima designata – Film (1971) | il Davinotti, per chi volesse scorrere in dettaglio la mappa delle location ecco il link dell’infallibile sito del Davinotti).

Ma alla fin fine, fascinazione a parte, una fascinazione assolutamente pregna dello spirito dei sin troppo mitizzati anni ’70, come si può giudicare il film di Lucidi? Al tempo non ebbe grande successo critico; probabilmente non piacque questo adattamento non dichiarato troppo glamour e sensazionalistico e certamente superficiale del romanzo della Highsmith e soprattutto del film di Hitchcock. Rivisto oggi però il film funziona abbastanza bene, meglio di come poteva sembrare al tempo. L’intrigo giallo è piuttosto coerente e puntuale, la temperatura registica è di buon mestiere e oggi più che al tempo siamo disposti ad accettare con gran divertimento la performance gigionesca dei Clementi, il quale ha delle battute memorabili (“Io amo il melodramma”-“A teatro?” chiede Stefano. E Matteo risponde “No. Nella vita”).
Forse il ritmo cede quando non siamo nei momenti clou, restando comunque nell’ambito di un dignitoso giallo similargentiano, senza voli ma senza cadute; e forse il finale, di umore quasi psicoanalitico un tanto al chilo tipico del tempo, epoca in cui i vezzi intellettualoidi erano pane quotidiano, appare brusco. Ma certe soluzioni di montaggio unite alla musica e certe scelte di scansione delle inquadrature sono opera di un solido regista che comunque sapeva il fatto suo.

E a proposito delle musiche, firmate dal grande Luis Enriquez Bacalov, da sempre sussiste un grande equivoco; complice anche la copertina del long playing. La colonna sonora NON è eseguita dai New Trolls. Quando uscì il celeberrimo “Concerto grosso per i New Trolls”, sul retro del long playing è scritto:”Colonna sonora del film La Vittima Designata” con alcune foto dal film. Ebbene, ciò che si sente durante la visione della pellicola è una versione per orchestra in stile barocco senza l’apporto del gruppo rock ligure. Tranne che per la canzone dei titoli di testa, “My shadow in the dark”, effettivamente eseguita dalla band di Di Palo e De Scalzi. Quello che sentiamo è un prototipo. Le musiche saranno poi riarrangiate secondo una formula tipica di quegli anni, ovverosia il “concert for group and orchestra”, reso celebre da molte band d’oltremanica quali Deep Purple e Procol Harum; concept ripreso da Pino Calvi per la trasmissione “Senza rete”, dove la sua orchestra si prestava ad accompagnare svariate band italiane, tra cui, in una puntata, proprio i New Trolls. I nuovi arrangiamenti prodotti da Sergio Bardotti costituiranno il contenuto dell’album, uno dei primi esempi di progressive nazionale. Altra leggenda vuole che il gruppo di hippies venditori di collane artigianali in una celebre scena del film, fossero i New Trolls stessi. In realtà non è assolutamente così.

Tirando le somme “La vittima designata” è un più che discreto film, perfetto per i fan degli anni ’70, che col senno di poi mostra un modo di essere e di vedersi particolarmente tipico del tempo. Uno dei titoli che restituisce su schermo la Venezia dei “fricchettoni” e dei venditori di patchouli e oggetti indiani che si trovavano tra i banchetti presso san Marco, quando ancora il made in China non era assolutamente immaginabile. Un cinema sopra le righe ma assolutamente godibile.

VENEZIA, UNA CITTA’ PER IL CINEMA
1mo FILM
LA VITTIMA DESIGNATA (Italia, 1971)
Regia: Maurizio Lucidi
Con Tomas Milian, Pierre Clementi, Luigi Casellato, Marisa Bartoli, Katia Christine

Giovanni Natoli

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