Veneti che sognano. Veneti che lavorano. Veneti che guardano al di là dei colli e delle montagne, al di là della Laguna. Studenti, lavoratori, sognatori, giovani e meno giovani. C’è un po’ di noi in ogni riga scritta da Giuseppe Ausilio Bertoli in Veneti in controluce, edito da Fernandel, che ci offre un ventaglio di personaggi e situazioni che possiamo ritrovare ogni giorno uscendo di casa e vivendo il Veneto sulla nostra pelle.
Una lettera d’amore a questo territorio, ricca di cultura e sentimento, di amore per una popolazione ricca di pregi quanto di difetti. Sono persone, quelle passate al setaccio da Bertoli, che si fanno portavoce di una caratteristica o di un elemento tipico di noi nati tra mare e montagna. E così troviamo il personaggio cocciuto, quello malinconico e sognatore ecc…
Veneti in controluce è una lettura piacevole, scorrevole, che fa sorridere e commuovere, fa pensare a noi giovani in cerca di un futuro e fa scendere una lacrima ripensando ai nostri nonni e padri così legati alle proprie radici che faticano ad accettare il cambiamento di un territorio che sentono di aver costruito loro. C’è un duplice sguardo nella scrittura di Bertoli; uno che guarda al futuro e uno che guarda al passato, legati da un presente quasi transitorio e ricco di contraddizioni.
La prosa scorrevole dei 18 racconti e lo stile immediato, permettono di entrare subito in contatto con i vari protagonisti e con il territorio deus ex machina di tutte le vicende. Come lettori ci ritroviamo nel ruolo di voyeurs, sorvolando campi, colli, case, palazzi, università ed esistenze, entrando nelle vite in punta di piedi e scoprendo microcosmi straordinari che riflettono un po’ la vita di ognuno di noi.
Veneti in controluce è un romanzo quasi antropologico da leggersi tutto d’un fiato, perdendosi tra strade e vicoli che, ognuno di noi, porta nel cuore.
Sara Prian
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