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Vaiolo delle scimmie: giovane ricoverato a Padova

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Vaiolo delle scimmie: giovane ricoverato a Padova. La notizia è stata confermata nella tarda serata di lunedì dalla Ulss competente.

Il giovane si è presentato in pronto soccorso ed è stato ricoverato. Non sono state rese note ulteriori informazioni sul paziente.

L’Azienda Ospedaliera ha precisato che gli esami di approfondimento hanno confermato la diagnosi.

Il caso è stato segnalato alle strutture preposte, per il tracciamento di eventuali altre positività.

Sempre nella serata di ieri è giunta conferma che a Piacenza sono confermati tre casi di vaiolo delle scimmie, collegati tra di loro. Una persona è ricoverata in ospedale, per motivi precauzionali, mentre le altre due sono a casa in isolamento fiduciario fino alla guarigione.


I casi continuano a crescere. 523 casi in più rispetto alla rilevazione del 29 maggio, quando i casi notificati erano 257.

Il dipartimento di Sanità pubblica ha svolto la prevista indagine epidemiologica, che non ha rilevato altri possibili contatti a rischio e sta effettuando la sorveglianza sanitaria per verificare il rispetto dello stato di isolamento.

In linea generale, i casi di vaiolo delle scimmie nei Paesi in cui l’infezione non è endemica continuano a crescere: sono 780, secondo l’ultimo bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Si tratta di 523 casi in più rispetto alla rilevazione del 29 maggio, quando i casi notificati erano 257.

Nonostante il balzo dei contagi, la situazione per il momento non sembra destare allarme. “L’Oms valuta il rischio a livello globale come moderato”, un livello dettato, più che dall’entità del contagio, dal fatto che “questa è la prima volta che molti casi e cluster di vaiolo delle scimmie vengono segnalati contemporaneamente in Paesi non endemici ed endemici in aree geografiche così diverse”.


Il centro dell’epidemia continua a essere l’Europa con 688 casi (l’88% del totale): 207 nel Regno Unito, 156 in Spagna, 138 in Portogallo, 57 in Germania, 33 in Francia, 31 in Olanda, 20 in Italia.

Il centro dell’epidemia continua a essere l’Europa con 688 casi (l’88% del totale): 207 nel Regno Unito, 156 in Spagna, 138 in Portogallo, 57 in Germania, 33 in Francia, 31 in Olanda, 20 in Italia.

Fuori dal Vecchio Continente, il Paese più colpito (58 casi) è il Canada.

Continuano le indagini sull’origine dell’epidemia. È noto, rileva l’Oms, che “la maggior parte dei casi segnalati finora è emersa da servizi di salute sessuale o altri servizi in strutture sanitarie e ha coinvolto principalmente – ma non esclusivamente – uomini che hanno rapporti sessuali con uomini“.

“La trasmissione inter-umana non è immediata e richiede un contatto molto stretto. Il virus ha inoltre tempi di incubazione lunghi: una persona, quindi, può scoprire di essere stata contagiata a distanza di tempo dal contatto”, continua Maga. Inoltre, non sempre le manifestazioni dell’infezione sono eclatanti. Dunque, conclude, “non è da escludere che con la ripresa della circolazione delle persone dopo la fase acuta della pandemia ci siano stati casi di introduzione del virus passati sotto traccia fino a quando alcuni eventi non ne abbiano favorito la diffusione che stiamo osservando oggi”.

“A oggi non ci sono elementi per parlare di emergenza”, ha detto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. “C’è una situazione che deve essere attenzionata. Attendiamo quelle che saranno le indicazioni scientifiche”.

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