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Ticket di accesso per entrare a Venezia rinviato. Dal 2019 annunci e rinvii

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C’è qualcosa di nuovo oggi a Venezia, anzi d’antico: rinviato ancora una volta il ‘ticket di accesso giornaliero’ che doveva servire a moderare il numero dei gitanti nelle giornate in cui la città scoppia di persone.
Salta dunque la data del 16 gennaio come inizio di un regime di visite a Venezia programmate e più convenienti perché con prenotazione dei periodi migliori.

L’ormai noto ‘Contributo d’accesso’ slitta dunque di sei mesi almeno o, come ritengono i veneziani non ottimisti, fino al prossimo rinvio. Una notizia in qualche modo attesa, dato che da luglio non si muoveva più nulla, complici le proteste di tutte le categorie che con il turismo guadagnano, molto spesso senza viverci a Venezia, quindi senza subirne i disagi.

La ‘macchina’ burocratica per far pagare il tributo economico d’ingresso non è pronta. L’effetto è che, almeno fino a luglio, i turisti che giungeranno a Venezia non si dovranno preoccupare del ticket per accedere al centro storico.
La notizia è stata confermata venerdì da fonti dell’amministrazione municipale lagunare, facendo capire che la questione slitterà nella migliore delle ipotesi almeno alla prossima estate.

Sospesi e da definire ancora gli stessi nodi, i medesimi, che erano emersi nel 2018, data in cui la Legge di Bilancio approvata dalla Camera, al comma 1129, ha dato la possibilità di applicare il contributo – tra i 2,5 e 5 euro – a chi raggiunge “con qualunque vettore la città antica”.

Benedetta da tutti come deterrente contro l’overtourism (sovraffollamento turistico), la tassa promossa dal governo nel 2018 (amministrazione Brugnaro) veniva approvata dal Consiglio Comunale nel 2019 e annunciata per luglio 2020 (Contributo di Accesso: si parte a luglio 2020. Potrà arrivare a 10 euro per giorno).

Ora, invece, a novembre 2022, di nuovo tutto fermo. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: “In generale dico che il tema del sovraffollamento delle città d’arte, che mette a rischio le città stesse, va affrontato”. Qualcosa di certo va fatto, ha fatto capire, per decomprimere il fragile contesto veneziano, con azioni concertate in grado di assicurare “la compatibilità dell’accesso alle città”, ma anche “i problemi giuridici legati alla mobilità internazionale delle persone”.

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5 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Personalmente contrario ad un ticket d’ingresso, che pur sembrando risolutivo verso i cittadini veneziani che si lamentano del troppo turismo, rischierebbe di ricadere pesantemente proprio su di loro, anzi su di noi, sono convinto che ci sarebbero ben altri modi meno “fascisti” per controllare l’ingresso dei turisti nella fragile città lagunare. SE mia madre oppure la mia compagna vengono a farmi visita, a casa mia , a Venezia, a mie spese, non vedo perchè debbano pagare un biglietto d’ingresso alla città!Questo è palesemente in contrasto con la nostra costituzione e col concetto della libera circolazione fra i Paesi (purchè non si delinqui). Dichiarare che a casa mia ci sono mia madre oppure la mia compagna fa pensare ad un carcere di massima sorveglianza dove la tanto nominata privacy veramente andrebbe a farsi benedire. Sicurezza si, ma controllo esasperato della vita privata dei cittadini, questo no! Pertanto no al ticket d’ingresso a Venezia.

  2. Si è scelto il turismo di massa ….le conseguenze le vediamo e le subiamo tutti i giorni …..Invece che essere come Montecarlo siamo diventati un parco giochi a tema …. Difficile porvi rimedio grazie anche alle liberalizzazioni …….

  3. Il ticket di ingresso non solo non è la soluzione, basta una barchetta per fregare la bat-telecamera del bat-sindaco osservara dai bat-vigili più panzoni, è anche assolutamente anticostituzionale.
    Ideato in un momento etilico durante la folia covid, quando il governicchio rosso, verde, giallo (tipo osteria numero 1000) poteva condizionare la libertà dei cittadini (e per questo è stato punito alle elezioni) è illegale ed inutile.
    Molti veneziani ci credono, ma sono 60 anni che i lagunari credono in cose che si trasformano in trancate a spicchio e osteggiano quelle che ci salvano, quindi niente di
    strano.
    IL presidente Meloni si è detto contrario, non andranno da nessuna parte.
    Chidiamo invece conto al bat-sindaco del fatto i danni seri dell’acqua granda non sono ancora stati ripagati

  4. Il famoso pugno di ferro dei politici, non si trova un politico con le palle, nessuno che mantenga le promesse, hnno tutti paura di perdere la poltrona. Un caloroso abbraccio e buona giornata.

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