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Terremoto 7.2 ad Haiti: un’ecatombe

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Il terremoto di magnitudo 7,2 che ha colpito ieri Haiti è un incubo che si aggrava ogni momento di più.
Alle 7 (ora italiana) di oggi, 15/08/21, si parla di oltre 1.500 morti accertati, secondo quanto rende noto la protezione civile.
Lo scenario è post-apocalittico. Interi edifici in macerie, riversati sulle strade.
Poi urla delle persone che corrono per le strade in preda al panico.
Poi paura e rassegnazione di un popolo stremato dall’ennesima disgrazia che porta con sé almeno 29 morti (che si teme possano essere molti di più) e pesanti danni.
Sono scene veramente drammatiche quelle vissute ad Haiti, dove la terra è tornata a tremare, ancora una volta, con una violentissima scossa di magnitudo 7.2 che ha fatto ripiombare il Paese in un incubo vissuto già undici anni fa, con quel sisma devastante dal quale non si è mai veramente ripreso.

Il premier Ariel Henry ha annunciato che il governo mobiliterà tutte le risorse a disposizione per assistere la popolazione colpita, mentre il presidente Usa Joe Biden ha annunciato aiuti “immediati” al Paese, ormai in ginocchio tra crisi politica, povertà, violenza e la pandemia.
Il terremoto di magnitudo 7.2 è stato avvertito alle 8:30 locali (le 13,30 italiane) a circa 160 chilometri di strada a ovest della capitale Port-au-Prince, a nord-est dalla città di Saint-Louis-du-Sud, con 10 km di profondità.
Una lunga scossa, avvertita in tutto il Paese.
I video diffusi online dai testimoni hanno mostrato fin da subito la devastazione che il sisma ha portato con sé nel sudovest e gli sforzi per estrarre i feriti dalle rovine dei palazzi crollati, in località come Jérémie e Les Cayes.
Edifici religiosi, scuole e case sono state danneggiate.
Anche una chiesa, in cui a quanto sembra era in corso una cerimonia nella città di Les Anglais, 200 km a sud-ovest di Port-au-Prince.

Poco dopo il terremoto, l’agenzia statunitense Usgs ha emesso un’allerta tsunami che ha successivamente revocato.
E che ci fossero molte vittime per la tragedia era drammaticamente chiaro fin da subito.
Nelle ore successive è arrivata la conferma, con il primo bilancio della protezione civile haitiana, che ha riferito di centinaia di morti.
“Sto mobilitando tutte le risorse della mia amministrazione per assistere le vittime”, ha scritto su Twitter il primo ministro Henry, facendo “appello allo spirito di solidarietà e di impegno di tutti gli haitiani, per unirsi per affrontare questa drammatica situazione”.

“In seguito al terremoto che ha causato enormi danni nel sud, a Grand’Anse e Nippes, ho già mobilitato l’intero team del governo per adottare tutte le misure necessarie con urgenza”, si legge in un altro messaggio.


 

La devastante scossa ha trascinato di nuovo nel terrore la popolazione haitiana, dopo il terremoto di magnitudo 7.0 che nel gennaio 2010 rase al suolo gran parte di Port-au-Prince e delle città vicine, uccidendo più di 200.000 persone e ferendone circa 300.000.
Undici anni fa, più di un milione e mezzo di haitiani rimasero senza casa.
Centinaia di abitazioni, edifici amministrativi e scuole andarono distrutte, insieme al 60% del sistema sanitario di Haiti.
Un’emergenza umanitaria dalla quale non si è mai veramente risollevata.

E il nuovo sisma va ad aggiungere l’ennesima crisi a un Paese politicamente allo sbando, dopo che poco più di un mese fa il presidente Jovenel Moise è stato assassinato nella sua casa da un commando di uomini armati: ulteriore scompiglio, oltre alla violenza delle bande e dopo i disastri del Covid-19.

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