I rossoneri si congedano dall’Europa che conta davvero, e chissà quando potranno tornarci, visti i risultati in classifica: la sconfitta del Milan è un danno che va ben oltre la semplice perdita della partita o l’uscita dalla Champions.
Il Milan esce in una notte di primavera che doveva risvegliare energie nascoste, e invece è sprofondata nell’apatia.
Tutti sognavano un Milan campione, bisogna dirlo, anche per via del motivatore Clarence Seedorf che doveva stimolare l’ambiente a colpi di ricordi grandiosi e di storia, perché chi meglio di lui conosce il senso del Milan per la Champions? Invece la sconfitta del Milan riporta tutti alla realtà: in due minuti dalla banda di Simeone mette a posto la cosa, anche se il suo imporsi non dura più di un quarto d’ora di gioco vero. «La squadra psicologicamente fa fatica a reagire quando va sotto» dice Seedorf, ma è vero anche che per troppo tempo la sua squadra ha dovuto rincorrere e poi, inevitabilmente, è arrivata la sconfitta.
Se c’è un volto che rappresenta meglio la sconfitta del Milan nell’amara notte di Madrid è quello di Mario Balotelli. SuperMario alla fine si tiene il viso con le mani per il dispiacere. A lui si chiedeva di fare il leader, lo si è visto invece prendersela con Abate che aveva buttato fuori una palla con un avversario a terra, ciondolare come in una qualsiasi domenica di campionato, tirare un paio di punizioni, chiedere un inesistente rigore, farsi ammonire per proteste, spintonarsi con Luis Filipe, non capirsi con Pazzini e rivolgersi a Seedorf nella veste di traduttore, infine scambiarsi la maglia con il vero protagonista Diego Costa.
Alla fine, non è di questo Balotelli che ha bisogno il Milan. Conta poco il fatto di farlo giocare con Pazzini solo a partire dal 24’ del secondo tempo: Mario non ha preso la squadra per mano, si è fatto trascinare dalla corsa di un Poli e dal guizzo di Kakà, anche mentre si profilava la sconfitta gli unici ad aver tenuto in piedi l’illusione.
I difetti di questo Milan sono sempre gli stessi, quelli sui quali sbatteva la testa anche Max Allegri, che l’anno scorso ne ha presi quattro in Spagna, ma dal miglior Messi e dai suoi fratelli (senza Pazzini e Balo): errori individuali, disattenzioni, fatica a segnare e la consueta abitudine a prendere reti di testa. La sconfitta del Milan fa parte degli incidenti che capitano, come dice Seedorf, ora però la strada non si sa dove possa portare, forse è meglio fermarsi e pensare a una rifondazione.
Roberto Dal Maschio
[12/03/2014]
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