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Ripresa dei mercati, i disagi degli ambulanti

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Con il ritorno della zona arancione i mercati degli ambulanti hanno potuto riaprire, dopo che, con la soglia massima di emergenza, erano stati limitati ai soli operatori dei prodotti alimentari, agricoli e florovivaistici.
Non basta questo, tuttavia, per far tornare il sorriso al settore, alle prese con pesantissime ripercussioni causate dalla pandemia: i fatturati degli operatori alimentari hanno subito una perdita media del 25-30%, con punte del 60% per alcuni prodotti in particolare, come i dolciumi; i non alimentari sono precipitati del 40% nei casi migliori e fino a oltre il 90% per chi, purtroppo, non lavora più ormai da tempo (si consideri inoltre che le fiere sono sospese da oltre un anno).
La riapertura dopo la stretta della zona rossa deve fare i conti con diverse difficoltà.
“Nei giorni di zona arancione, vi sono alcuni comuni che con apposite ordinanze hanno comunque limitato i mercati spostando posteggi e contingentando la partecipazione del pubblico, allo stesso tempo allargando i plateatici di altre attività in sede fissa”, dichiara lo jesolano Mirco Zanchetta, presidente di Fiva Confcommercio Unione Metropolitana di Venezia, che associa mezzo migliaio di ambulanti.

Nel frattempo, i ristori per la categoria sono ininfluenti: si calcolano mediamente 1.200 euro, massimo 1.600, per tutto l’anno, cifra che, evidentemente, non potrà mai ricompensare il mancato svolgimento dell’attività d’impresa.
“Abbiamo necessità di riaprire al più presto – spiega Zanchetto, eletto quest’anno anche membro di giunta di Fiva Nazionale e presidente del Caid, il consorzio degli Ambulanti itineranti alimentari su demanio (i carrettini dei gelati) – compatibilmente con la situazione generale della sanità pubblica e, certamente, in un quadro di sicurezza. Ma è necessario riaprire perché le imprese non sarebbero e non sono in grado di reggere ancora. Chiediamo che il Governo ce lo consenta con tutte le misure necessarie, anche nelle eventuali zone rosse. Lo scorso anno abbiamo dimostrato che si può fare, con l’autoriduzione della metratura dei posteggi, la sorveglianza dei vigilanti, le misure di distanziamento, protezione e disinfezione per operatori e clientela”.

Fiva chiede che alla riapertura si accompagni un riordino complessivo del settore, con regole certe per un rilancio del commercio su aree pubbliche: senza un sufficiente grado di fiducia delle imprese e dei consumatori attorno a questa forma di commercio, che esiste da sempre ed è sinonimo di aggregazione e vita sociale di una comunità, non ci sarà vera ripartenza.
“Chiediamo che non ci sia tolta la dignità del lavoro e chiediamo parità di trattamento con le altre categorie – l’appello di Zanchetto – Nei giorni di zona rossa nei mercati hanno potuto operare solo gli ambulanti alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici, nonostante negli stessi giorni i negozi su sede fissa fossero aperti a molte altre categorie merceologiche. Qualora si dovesse ripresentare il massimo grado d’allerta, chiediamo che sia superata questa forma di ingiustizia che di fatto diventa concorrenza sleale”.

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