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Prima dell’omicidio in ascensore le urla: “Ho sbagliato, non lo faccio più…”

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Continuano le indagini sull’atroce omicidio di Lorenzo Nardelli, brutalmente ucciso in un ascensore a Mestre. Tuttavia, le circostanze che hanno portato Radu e Marin Rasu, i due cugini accusati del delitto, a sferrare un attacco così violento rimangono avvolte nel mistero. Sebbene gli indagati abbiano sostenuto di aver reagito a un tentativo di furto, questa versione non ha convinto né i magistrati né gli investigatori. Al momento, gli inquirenti stanno cercando di fare chiarezza sull’accaduto analizzando i telefoni cellulari dei tre principali protagonisti: Nardelli, la vittima di 32 anni con un passato da bagnino e vari lavori occasionali, e i due cugini muratori moldavi attualmente detenuti con l’accusa di omicidio volontario.

E’ in corso un’analisi dei dati telefonici alla ricerca di ulteriori dettagli sulla relazione tra i tre soggetti. Tuttavia, i primi risultati sembrano suggerire che i tre non avessero interazioni pregresse e non si conoscessero. Questo rende ancora più enigmatica la dinamica dell’evento. Nel contempo, alcune testimonianze degli abitanti del palazzo in via Rampa Cavalcavia, dove i Rasu risiedevano, potrebbero aggiungere ulteriori pezzi al puzzle. Gli inquilini hanno riferito di aver udito qualcuno gridare “Ho sbagliato, non lo faccio più” prima dell’escalation della violenza. Le parole pronunciate in italiano potrebbero essere attribuite a Nardelli, considerando le difficoltà linguistiche dei cugini moldavi. Le fonti affermano che la complessità della ricostruzione dell’evento è aggravata dalla frammentarietà delle testimonianze dei due arrestati, interrogati separatamente e detenuti in diverse sezioni del carcere.

Emergono incongruenze tra le versioni fornite da Radu e Marin, forse causate dal consumo di alcol quella sera o dallo stato mentale e fisico dei due giovani trentenni al momento delle prime dichiarazioni al procuratore. Durante la confusione dell’alterco, alcuni residenti dell’appartamento dove è iniziata la rissa avrebbero affermato di aver sentito qualcuno urlare “dammi le chiavi…”. Questi frammenti di informazione non fanno altro che complicare ulteriormente la situazione. Nuovi elementi potrebbero emergere oggi, quando i due indagati saranno sottoposti a un interrogatorio di garanzia.

Nel frattempo, il procuratore Buccini ha incaricato un’anatomopatologa di condurre l’esame autoptico sulla vittima. Una ricostruzione preliminare della rissa si sta delineando, svelando che l’alterco è iniziato nell’appartamento dei due moldavi per poi culminare nell’ascensore del condominio, dove sono stati trovati i due muratori insanguinati e il corpo di Nardelli con una profonda ferita al cranio. Secondo una prima ricostruzione, mentre Nardelli cercava apparentemente di sfuggire alla furia dei Rasu dirigendosi verso l’ascensore, si sarebbero sentite ripetute grida di “aiuto”. Sullo sfondo, però, rimane ancora oscuro il movente dietro l’aggressione e le ragioni per cui Nardelli si trovasse nell’appartamento dei cugini. Anche nel caso in cui l’ipotesi del tentato furto venisse confermata, sorge la domanda su perché il giovane sia entrato in un appartamento al terzo piano, una via di fuga più difficile rispetto alle unità abitative ai piani inferiori, molte delle quali occupate da persone anziane.

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