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Per Zaia il Dpcm non introduce rivoluzioni. «A Padova si riempiono le terapie intensive»

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Cinquecento i positivi al Covid in più nelle ultime 24 ore in Veneto: il dato cumulativo è di 36353. I contagi totali ad oggi, lunedì 19 ottobre, sono 9845; 13.061 persone in isolamento, sono calate di 748. I ricoveri sono 486, dei quali 396 positivi al coronavirus. Le terapie intensive sono 52. Il presidente della Regione rende conto della situazione attuale ma ribadisce: «la foto è quella odierna, domani non lo so».

Le proiezioni con l’algoritmo in questo momento, essendo modelli matematici, non funzionano perché i dati sugli ospedalizzati sono bassi, riconferma il governatore. I positivi, sugli isolati, ammontano al 75%. Abbiamo 169 sintomatici su 9845 positivi: 1,71%, il dato appare migliorato, il 98% dei contagiati non ha sintomi, quindi c’è un leggero miglioramento sul 96% della scorsa settimana.

Le terapie intensive e i ricoveri

Tuttavia, «il semaforo sta andando verso l’arancione», dice Zaia. «A Padova si stanno riempiendo le terapie intensive. Non siamo mai scesi sotto i duecento letti a disposizione dei pazienti senza Covid e non si sono mai stati fermati i trapianti in Veneto – continua il presidente – Ma non sappiamo cosa nelle prossime settimane il destino ci riserva. Abbiamo un piano in redazione che dà la certezza di avere fino 1016 terapie intensive in Veneto, ora ne abbiamo 494, di cui il 10% per i malati Covid. La preoccupazione è che se arrivano tanti pazienti Covid in ospedale, collassa il sistema e non eroghiamo più servizi ordinari – Poi rifà l’appello – Utilizzate la mascherina perché l’irresponsabilità colpisce indirettamente, si infettano altre persone, ammesso di rimanere asintomatici, che potrebbero poi arrivare a mettere sotto stress i posti nelle intensive e semi-intensive».

«Se il Covid riempie gli ospedali è finita», afferma Zaia. In questo momento la proporzione di 50 ricoveri in aree critiche su 400 è pari a un ottavo. «Supponendo di avere 1000 pazienti Covid da terapia intensiva, vuol dire averne 8000 ricoverati. Sono numeri che gli ospedali veneti non reggerebbero, ma neppure altri ospedali. Al momento le proporzioni sono queste. Mascherine e sanificazione delle mani restano le armi fondamentali, oltre al distanziamento».

Dpcm e sindaci

«Il Dpcm penso sia solo un riscaldamento a bordo campo – continua il governatore – non ha introdotto grandi rivoluzioni». Invece per quanto riguarda il piano regionale, «abbiamo fissato soglie rispetto alle terapie intensive con dei numeri, in più fasi, in modo che ognuno riuscirà a capire a che punto siamo, anche a livello provinciale».

L’ incidenza del Dpcm sui ristoranti, spiega il governatore, «è minima. Averli chiusi 5 ore al giorno, da mezzanotte alle 5, non rivoluziona il settore. Piuttosto scaricare addosso ai sindaci i problemi degli assembramenti nelle piazze, non mi sembra corretto – dice – ma  credo di aver capito che c’è un testo in itinere per modificare questa parte e sembra abbia buone possibilità di essere recepito nelle prossime ore».

La didattica a distanza

«Non tifo perché le scuole chiudano o per il lockdown. Questa è la situazione ad oggi. La modulazione della didattica a distanza, a giorni alterni, serve ad abbassare la pressione», spiega Zaia. Quindi non sono tanto centrali gli ingressi scaglionati per il governatore, che mettono sotto stress comunque i trasporti, piuttosto per il presidente occorre pensare alla presenza alternata degli studenti nelle classi. «Questo ci dà la possibilità di ad avere, su 700 mila studenti che ogni giorno in Veneto escono di casa per andare a scuola, qualcosa come 200 mila persone in meno. Noi ragioniamo di piccoli Comuni dove l’interconnessione con gli orari delle corriere ha difficoltà ad essere scaglionata: è più verosimile fare un giorno a casa e 5 a scuola, in generale per preservare i cittadini dal contagio. Cercheremo con l’ufficio scolastico regionale una soluzione compatibile con le caratteristiche territoriali», dice Zaia.

Il rapporto fra istituzioni

Per quanto riguarda la Regione, rispetto al Governo invece, precisa Zaia, «dove è previsto che il governatore possa fare più restrizioni, in accordo con il ministro della Salute, Roberto Speranza, chiedo, pur potendo fare modifiche autonomamente, l’obbligo che il ministro mi comunichi, qualora avesse notizie di necessità, che ci sono delle criticità in forza degli strumenti che ha il comitato tecnico scientifico nazionale e di cui non disponiamo. Se il governo ha notizie di ulteriori criticità, deve comunicarci che c’è qualcosa da fare. Non vorremmo avere responsabilità poi, per cose non fatte. Questa è leale collaborazione fra istituzioni». Infine Zaia anticipa che verrà introdotto il test rapido ogni settimana per i lavoratori delle case di riposo.

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