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Pensioni, le novità: niente “Quota 104”, cambia la “Cedolare secca”

Quota 103 resta ma con tagli, cedolare secca aumenta. Dimezzate risorse per bonus sociale sulle bollette della luce nel primo trimestre. Sparisce taglio del cuneo per le tredicesime.

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Pensioni, le novità: si cambia. Quota 103 resta ma con tagli, cedolare secca aumenta. Il nuovo testo con le modifiche atteso in Senato da lunedì.
Salta dunque Quota 104 e si torna a Quota 103, ma con il contributivo e con un tetto all’assegno.
Niente più accesso diretto del fisco ai conti correnti per i pignoramenti come era stato annunciato.
Cambia l’indicizzazione delle pensioni, così come l’adeguamento per i dipendenti di enti locali e della sanità, mentre le tredicesime non avranno il taglio del cuneo.

Trascorsi 11 giorni dall’approvazione in consiglio dei ministri si attende ancora il testo definitivo della manovra. Il governo assicura che ci siamo e si lavora perché arrivi in tempi rapidi, ma ormai – considerando il fine settimana – si potrebbe arrivare a lunedì o martedì. Intanto le novità che prendono forma cambiano molte delle misure finora annunciate. A partire dalle pensioni.

E così Quota 104, la stretta spuntata a sorpresa durante la conferenza stampa dopo il cdm e messa nero su bianco nei comunicati di Palazzo Chigi e del Mef, sparisce nelle ultime versioni della manovra, sotto i colpi del pressing leghista.
La misura lascia il posto al ritorno di Quota 103, anche se con delle limitazioni.

L’accesso al pensionamento con 62 anni d’età e 41 di contributi resterà in vigore anche nel 2024, ma l’assegno sarà ricalcolato con il metodo contributivo e con un tetto massimo mensile pari a quattro volte il minimo, circa 2.250 euro.
L’uscita varia inoltre tra dipendenti privati e pubblici: le finestre sono di 7 e 9 mesi secondo le ultime stesure, 6 e 9 secondo l’intesa che sarebbe stata raggiunta nella maggioranza.

Per compensare questo intervento viene modificata anche l’indicizzazione delle pensioni, con una retromarcia sugli assegni tra 4 e 5 volte il minimo (tra 2.250 e 2.800 euro), per le quali l’adeguamento torna all’85% rispetto al 90% annunciato in un primo tempo. Torna anche, sparito nelle ultime versioni, l’anticipo al 2025 dell’adeguamento alla speranza di vita, che sarebbe dovuto scattare dal 2027.
Invece, per sanitari, maestri, dipendenti degli enti locali e ufficiali giudiziari che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995 gli adeguamenti della quota retributiva saranno più bassi.

Dopo l’intervento della premier Giorgia Meloni sparisce anche la norma sul prelievo dai conti correnti. La possibilità per il fisco di verificare direttamente le disponibilità prima di procedere col pignoramento, si trasforma in generiche “modalità telematiche di cooperazione applicativa e degli strumenti informatici” per acquisire i “tutte le informazioni”, prima di procedere al recupero coattivo.

Nelle ultime stesure non cambia invece la norma sugli affitti brevi, con la cedolare secca che passerebbe quindi dal 21% al 26%. Una partita, questa, particolarmente cara a Fi, che non molla la presa: “stiamo vigilando, discutendo, vedremo quali garanzie saranno date anche ai cittadini che sono proprietari di case e poi affittano per tempi brevi”, dice il vicepremier Antonio Tajani.

Novità poi sul taglio del cuneo, che viene confermato anche per il 2024, ma senza benefici per le tredicesime.
Vengono poi dimezzate rispetto alle prime indiscrezioni (da 400 a 200 milioni) le risorse destinate al bonus sociale sulle bollette della luce nel primo trimestre, ma anche la dotazione per il Fondo per la disabilità e quella per il Fondo migranti.

Sul fronte delle tasse aumenta da 5 a 10 anni il periodo di tassazione delle plusvalenze dalla vendita di case ristrutturate col Superbonus, mentre i Comuni che hanno terminato la procedura di dissesto potranno aumentare l’addizionale Irpef e anche la tassa d’imbarco (fino a 3 euro).

In attesa del testo definitivo, intanto, il prossimo banco di prova sarà il passaggio parlamentare. Il governo punta a dare un segnale di “compattezza” approvandola in tempi brevi, dice la premier Giorgia Meloni che conferma la regola degli “zero emendamenti”.

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