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Mestre, 25 Aprile – La Partigiana Nina e i suoi cento anni. Di Andreina Corso

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Una bella festa per Natalina Biasizzo “La Partigiana Nina”, ospite della Residenza di Via Spalti a Mestre.
Circondata dall’affetto delle compagne e dei compagni dell’Anpi (Rosanna Zanetti, Giorgia Pollastri, Mario Torcinovic e tanti altri. . .) i suoi cento anni, la sua storia di donna coraggiosa e generosa sono brillati come stelle in cielo, soprattutto in queste giornate, dove la guerra incombe sull’umanità. Una volta ancora.
Nina, come tante donne in quegli anni, ha dato un grande contributo alla Lotta di liberazione: l’Italia, il 25 Aprile del 1945 ha respinto l’invasore tedesco e trattenuto la storia e la memoria di quegli anni terribili che mai più avrebbero potuto ritornare. Invece le guerre, purtroppo, hanno prevalso sull’esigenza di pace, perché l’uomo non ha imparato a vivere senza ammazzare, senza prevaricare i suoi simili, specie se più deboli e indifesi.

Una pubblicazione curata da Giorgia Pollastri, ci dice che Nina è nata a Tarcento, che aveva due fratelli e che in gioventù ha lavorato in filanda e poi come la mamma ha cominciato a lavorare la seta.
L’8 settembre 1943, dopo la dichiarazione dell’armistizio da parte del maresciallo Badoglio, in tutta l’Italia si generò una grande confusione e la Germania cominciò il rastrellamento degli uomini.
I giovani scappavano in montagna e le donne con Natalina portavano loro il cibo e organizzarono una raccolta di alimenti e acqua, necessari alla sopravvivenza.
Innumerevoli forti e amare le volte che Nina ha rischiato la vita, ma altrettanto forte e fiero è rimasto il ricordo di quella fatica felice di esserci, di non aver voltato il viso dall’altra parte quando chi lottava per la libertà di tutti noi, doveva essere aiutato.

E venne il giorno che Nina fu arrestata con il fidanzato Carlo. In carcere, Nina mise al mondo suo figlio, all’unisono con una bomba sganciata poco distante, che accelerò il parto.
Lo sguardo della partigiana Nina è limpido e diretto, i ricordi si accavallano, mille episodi costellano la sua mente e affondano nel cuore.
A cento anni, la guerra in Ucraina ha riaperto le ferite che non si erano ancora rimarginate e la sua indignazione brucia e fa male perché l’orrore, la spietatezza degli uomini armati, di popoli vinti in fuga, ancora una volta, per Nina sono lo specchio insopportabile di una civiltà abbattuta e violata. Anche a cento anni. 

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  1. È un bel pezzo di scrittura, che fa molto riflettere, anche su ciò che ci sta accadendo oggi a pochi passi da casa. Bravissima Andreina! Come sempre. E ti auguro di entrare fra i 5 del Campiello. Non di vincerlo, ma di entrarci sì, perché lo meriti tutto, coi tuoi 75 anni di amore, di attenzioni per la Tua Venezia, soprattutto nella sua componente umana. Caramente Antonio Seracini.

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