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Nuove pene contro la microcriminalità: cosa cambia

Le borseggiatrici avranno vita più dura grazie al 'giro di vite' sulle pene, ad esempio dovranno evitare le stazioni.

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Nuove pene contro la microcriminalità: giro di vite del governo sul fronte della sicurezza con inasprimento delle pene sui reati considerati “minori” ma che rappresentano una vera e propria piaga dei nostri tempi, come le truffe agli anziani o i borseggiatori in metropolitana, reati diventati troppo frequenti anche per la falsa percezione di “impunità”.

Il 2023 ha visto un preoccupante aumento del 29% nei casi di truffe e furti rispetto all’anno precedente, creando un vero e proprio annus horribilis per la sicurezza in Italia. Per affrontare questa emergenza, il governo ha varato le nuove misure, concentrando l’attenzione sulla “truffa aggravata”. La pena di reclusione per questo tipo di reato è stata aumentata da 2 a 6 anni, con la possibilità di applicare la custodia cautelare in carcere. Inoltre, è stata introdotta una multa da 700 a 300 euro, e le Forze dell’ordine sono autorizzate a procedere all’arresto in flagranza.

Tra le novità più dibattute, spicca l’aggiornamento della normativa sulla detenzione di donne incinte. Il rinvio dell’esecuzione della pena non sarà più obbligatorio, ma facoltativo per la donna incinta. Questo significa che il giudice potrà decidere sull’immediata detenzione se ritiene che ci siano valide motivazioni, come il rischio di recidiva.

Il governo ha poi chiarito che le neo-mamme non potranno essere detenute in carcere, ma sconteranno la pena presso istituti a custodia attenuata. L’obiettivo è fermare coloro che abusano della maternità come pretesto per rimanere in libertà, come – nel caso più frequente – avviene quasi sempre con le borseggiatrici.

Il pacchetto sicurezza mira infatti anche a contrastare i furti nelle metropolitane e nei mezzi di trasporto. Per questo coloro che sono stati denunciati o condannati per reati contro il patrimonio o la persona commessi in questi luoghi ne vedranno vietato l’accesso. Questa misura, nota come “Daspo urbano”, si propone di allontanare i recidivi dalle zone più frequentate. Il divieto si estende anche a chi viene trovato in stato di ubriachezza o compie atti contrari alla pubblica decenza.

Il Daspo urbano interverrà anche contro attività considerate lesive del decoro urbano, come la prostituzione ostentata, l’accattonaggio con modalità vessatorie o mediante mezzi fraudolenti, e occupazioni abusive di spazi pubblici. Minoranze di età coinvolte nell’accattonaggio saranno particolarmente tutelate, con misure specifiche per chi induce i minori a chiedere soldi per strada.

Il governo si dichiara fiducioso che queste nuove misure contribuiranno a contrastare la micro-criminalità e a garantire una maggiore sicurezza nelle città. Le opposizioni sollevano invece dubbi, sostenendo che più carcere e più armi non garantiscano necessariamente una maggiore sicurezza, alimentando invece recidiva e criminalità.

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