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Nozze gay all’estero, Consiglio di Stato cancella unioni. Esulta Alfano

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Nozze gay all'estero, Consiglio di Stato cancella unioni. Esulta Alfano

Nozze gay all’estero, nuovo capitolo. Una nuova decisione del Consiglio di Stato sbarra la via alle trascrizioni locali di matrimoni gay celebrati all’estero.
Si torna dunque all’origine: il matrimonio è “inesistente” se non avviene tra uomo e donna.

La sentenza con cui il Consiglio di Stato boccia la trascrizione in Italia delle nozze gay celebrate all’estero riapre, prepotentemente, il dibattito su quel dossier unioni civili che, se a livello parlamentare resterà ‘dormiente’ per settimane, continua a dividere politica e maggioranza.

Nozze gay all’estero che da un lato fanno finire nel mirino di cattolici e centristi il ddl Cirinna’, dall’altro, scatenando la polemica, è il profilo twitter dell’estensore della sentenza, Carlo Deodato, che si definisce “giurista cattolico” e che, nel passato recente, è stato autore di alcuni ‘retweet’ anti-gender.

Messaggi che non certo passati inosservati a chi già contesta il verdetto del Consiglio di Stato. Deodato “avrebbe dovuto astenersi”, tuona Maria Grazia Sangalli, presidente di Rete Lenford – l’associazione che con i suoi avvocati ha assistito le coppie gay sposate all’estero – annunciando l’impugnazione del verdetto “presso la Corte europea per i diritti umani di Strasburgo”.

“L’uomo giusto al posto giusto”, ironizza il senatore Pd Sergio Lo Giudice segnalando come Deodato sia un “fan” delle Sentinelle in piedi (contrarie alle unioni tra omosessuali), mentre Lega e Ncd difendono a spada tratta il giudice ‘sotto accusa’. Ma Deodato, capo del Dipartimento affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi ai tempi di Enrico Letta, non ci sta, e sottolinea di aver applicato solo la legge, “in modo a-ideologico e rigoroso”.

Al di là delle polemiche su Deodato, resta una sentenza che ribalta la decisione del Tar, permette l’annullamento di quel registro del Comune di Roma per la trascrizione delle nozze gay che vide in prima linea Ignazio Marino e riapre, di fatto, la ‘faglia’ delle unioni civili.

“Le nozze gay in Italia non esistono. Abbiamo vinto!”, esulta il titolare del Viminale Angelino Alfano, seguito dall’ex Ncd Carlo Giovanardi, che chiede il ritiro del ddl Cirinna’. A loro rispondono a stretto giro prima il sottosegretario Benedetto della Vedova (la sentenza “è una sconfitta per tutti”) e poi Sel (“Alfano si rassegni, l’Italia sarà un Paese civile”) laddove il renziano Andrea Marcucci ribadisce che “il Pd porterà all’approvazione il ddl Cirinna’”.

La sentenza dice “il contrario” di quanto detto dalla Cassazione, dimostrando “un’estrema incertezza del diritto che tocca al legislatore sanare con estrema sollecitudine”, spiega invece il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto citando la sentenza del 2012 con cui la suprema Corte, a dispetto di quanto stabilito dal Consiglio di Stato, superava il principio della diversità di sesso dei nubendi come presupposto indispensabile dell’esistenza dell’atto del matrimonio.

Ma in merito al ddl Cirinna’ più di un dubbio serpeggia sulla ‘tenuta’ della stepchild adoption, sulla quale oltre alla trincea centrista resta ferma l’opposizione dell’ala catto-Dem, favorevole all’affido rafforzato e a “un buon testo” che non sia solo una mediazione, sottolinea Ernesto Preziosi, a testimoniare le diverse sensibilità permanenti nel Pd.

Tanto che, fonti parlamentari Dem danno per “probabile” una Direzione ad hoc da convocare dopo la legge di stabilità e prima che, a inizio 2016, il dibattito in Aula entri nel vivo. Mentre Lo Giudice, ‘portavoce’ dell’ala più laica dei Democrat, chiede in serata che sulle unioni civili ci sia un voto del gruppo al Senato di modo da chiarire la posizione ufficiale del partito.

Il nodo, anche interno ai Dem, insomma resta e non a caso giorni fa il premier Matteo Renzi aveva sottolineato, sul punto delle adozioni, la valenza del voto secondo coscienza.
Punto di caduta, quest’ultimo, sul quale anche FI è orientata: i parlamentari azzurri oggi si sono riuniti proprio sulle unioni civili ma qualsiasi decisione è stata rimandata a ridosso delle votazioni.

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