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A Natale vietato spostarsi tra comuni. Conte annuncia nuovo Dpcm, scontro con le Regioni

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A Natale vietato spostarsi tra comuni. Lo sarà nei giorni del 25, 26 e 31 dicembre, cioè Natale, Santo Stefano e Capodanno. E’ una delle misure che si trovano nel nuovo Dpcm già annunciate nei giorni scorsi e confermate questa sera dal premier Giuseppe Conte.
Saranno feste natalizie “blindate” dal governo quelle di quest’anno, una sorta di semi lockdown per prevenire la terza ondata di contagi che si teme all’inizio del nuovo anno. Un’imposizione che però viene contestata dalle Regioni. Prevale però la linea del rigore nel giorno in cui l’Italia registra purtroppo il record di vittime per Covid-19 dall’inizio della pandemia, 993 decessi in 24 ore.
Il decreto legge ‘cornice’, già in vigore, e il Dpcm valido dal 4 dicembre fino al 15 gennaio, contengono tutte le restrizioni annunciate nei giorni scorsi e nessuna delle ‘concessioni’ che erano state ipotizzate o chieste dai presidenti delle regioni che ora vanno allo scontro con il governo. “Abbiamo evitato il lockdown generalizzato – dice Conte spiegando il provvedimento – ma ora non dobbiamo abbassare la guardia. Dobbiamo scongiurare una terza ondata che potrebbe arrivare già a gennaio e non essere

meno violenta della prima”.
Per i presidenti delle Regioni si tratta invece di una misura “ingiustificata” che crea una disparità di trattamento tra chi abita in una grande città e i milioni di italiani che vivono nei piccoli comuni. Ma lo scontro è anche all’interno del Pd, con 25 senatori che chiedono al premier di rivedere le misure ritenute “sbagliate” e il segretario Nicola Zingaretti che, al contrario, ribadisce la necessità di provvedimenti rigorosi.
Ci sarà qualche deroga, concessa anche alla luce del parere del Comitato tecnico scientifico, proprio in considerazione della differenza di dimensioni tra città metropolitane e comuni minori, poiché vanno comunque garantiti per le realtà più piccole gli spostamenti “per situazioni di necessità e per la fruizione dei servizi necessari”, come ad esempio gli spostamenti per non lasciare gli anziani da soli.
Anche il premier conferma che tra i motivi che rientrano nello “stato di necessità” c’è l’assistenza alle persone disabili e non autosufficienti, così come sarà possibile rientrare in qualsiasi momento non solo alla propria

residenza ma anche nel luogo “dove si abita con continuità”, una formula per consentire il ricongiungimento delle coppie almeno conviventi.
MISURE E RESTRIZIONI
Niente centri commerciali aperti nei fine settimana e nei festivi, ristoranti chiusi la sera, niente sci fino al 7 gennaio, quarantena per chi viene dall’estero. Ma è sulle misure previste dal 21 dicembre al 6 gennaio che si accende lo scontro più duro. Chi va all’estero dovrà poi rimanere due settimane in quarantena, chi decide di passare l’ultimo dell’anno in albergo dovrà cenere in camera, ma soprattutto non ci si potrà muovere dal proprio Comune a Natale, Santo Stefano e Capodanno, in quest’ultimo giorno il coprifuoco sarà posticipato dalle 5 alle 7. Unica concessione, l’apertura dei ristoranti a pranzo il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio, anche se il divieto di muoversi sarà comunque un ostacolo.
In sintesi, vengono quindi confermate le misure restrittive riassunte nella bozza del Dpcm, cioè:

– Dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021 divieto di spostamento da una Regione all’altra anche per raggiungere le seconde case.
– Il 25, 26 dicembre e il 1 gennaio c’è il divieto di spostamento tra un Comune e l’altro.
– Il 31 dicembre c’è il divieto di spostarsi dalle 22 alle 7 (consentiti spostamenti per motivi di lavoro, rientrare nel Comune di residenza o di domicilio
– Dal 21 dicembre al 6 gennaio sono sospese le crociere.
– Impianti sciistici chiusi fino al 6 gennaio 2021.
– Chi torna dall’estero dovrà fare la quarantena.
– Gli alberghi rimangono aperti, ma il 31 dicembre non sarà possibile fare veglioni o cene: i ristoranti chiuderanno alle 18 e poi solo servizio in camera (room service).
– Dal 24 dicembre al 6 gennaio i negozi saranno aperti fino alle 21.
– Dal 4 dicembre nei centri commerciali saranno aperte solo alcune attività come gli alimentari, le farmacie, sali e tabacchi e vivai.
– Dal 7 gennaio è prevista la didattica nelle scuole superiori in presenza per il 75% degli studenti.

“C’è stupore e rammarico per il mancato confronto” attaccano le Regioni sottolineando che il metodo utilizzato dal governo “contrasta con lo spirito di legale collaborazione” tra istituzioni e impedisce di arrivare a “soluzioni più idonee per contemperare le misure di contenimento e il contesto di relazioni familiari e sociali tipiche” del Natale. I governatori criticano inoltre che né nel decreto legge né nel Dpcm si faccia riferimento ai ristori promessi per le attività costrette a chiudere. Il divieto di andare da un comune all’altro è una “limitazione ingiustificata e lunare” dice Attilio Fontana, governatore della Lombardia, mentre Luca Zaia, presidente del Veneto, chiede “quale tecnico sanitario abbia avallato una cosa del genere”. Il presidente della Liguria Giovanni Toti definisce quello del governo un comportamento “scorretto” che “mortifica i sacrifici dei cittadini”, e quello della Valle d’Aosta, Erik Lavevaz, parla di una misura “iniqua” mentre Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, di “disparità di trattamento” tra chi abita in una grande città e chi invece nei piccoli comuni.
Posizione, questa, condivisa anche da Matteo Salvini. “Il governo non conosce l’Italia e i suoi ottomila comuni e divide le famiglie – accusa il leader leghista – Un conto è abitare a Milano o Roma, un altro è essere residente dei 5.495 comuni che hanno meno di 5mila abitanti e che spesso hanno figli e genitori, nonni e nipoti, divisi da una manciata di chilometri”.

Ai governatori risponde Boccia ribandendo che coprifuoco e limitazione alla mobilità sono punti “inamovibili”: è “incomprensibile – afferma il ministro – “il loro stupore. Le norme sono state discusse in due riunioni durate 7 ore”. Discrepanze si aprono anche all’interno della maggioranza nel governo. Le ministre di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti avrebbero chiesto che il verbale del Cdm registri la loro netta contrarietà alla misura e 25 senatori del Pd, molti vicini all’ex leader Matteo Renzi, chiedono di modificare la norma rendendo possibili i ricongiungimenti familiari a Natale. E’ una misura “sbagliata” dice il capogruppo del Partito democratico, Andrea Marcucci, rivolgendosi direttamente al premier. A stoppare la fronda è pero il segretario Nicola Zingaretti: con mille morti, “rifletta chi non capisce quanto è importante tenera alta l’attenzione con regole rigorose”.
L’appoggio a Conte arriva anche dai sindaci, con il presidente dell’Anci Antonio Decaro che invita il governo a “non dare segnali di allentamento”.

Non vi sono al momento divisione o contestazioni, invece, sul ritorno a scuola dei ragazzi delle superiori dopo le feste, con il premier che non ha escluso la possibilità di turni pomeridiani anche se la decisione sarà lasciata alle realtà territoriali. Dal 7 gennaio 2021 saranno in presenza al 75% e nel frattempo partirà un tavolo con i prefetti per affrontare il problema irrisolto da settembre, quello dei trasporti.

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