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Musei di Venezia chiusi fino ad aprile. La denuncia dei precari: “scelta scandalosa”

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(Riceviamo e pubblichiamo).

I Musei Civici di Venezia saranno chiusi fino ad aprile 2021 «a prescindere dalla decisione del governo che per ora ha disposto la chiusura dei Musei fino al 15 gennaio». Le ragioni della scelta sono chiare: in mancanza dell’indotto turistico e quindi dei probabili introiti che ne deriverebbero, la Fondazione Musei Civici non vuole rischiare perdite economiche e preferisce chiudere mettendo in cassa integrazione il 100% dei lavoratori. Meno di un mese fa la presidente della Fondazione Mariacristina Gribaudi dichiarava “siamo pronti a riaprire oggi”, affermazione in controcorrente rispetto a quelle che erano state le ritardate riaperture di giugno dopo il lockdown di primavera. Era falso.
L’associazione Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali denuncia l’illogicità della scelta. Sono quasi mille i lavoratori coinvolti nella chiusura.
“Le centinaia di lavoratori dipendenti dalle cooperative, esternalizzati dalla Fondazione, saranno destinati ad altri mesi di cassa integrazione, che in alcuni casi arriva ai 350 o 400 euro, e costantemente in ritardo” spiega l’educatrice museale e attivista Cristina Chiesura “ma per centinaia di altri lavoratori il cui destino dipendeva dai Musei Civici di Venezia non ci sarà neppure quella minima tutela: gli educatori museali ad esempio, lavoratori autonomi a partita IVA che si ritrovano senza lavoro e senza alcun tipo di sussidio. E a questo vanno aggiunti tutti i lavoratori legati alla filiera del turismo culturale: come possiamo pensare di costruire un turismo di prossimità con i musei veneziani chiusi?”

“Impressiona che la Fondazione abbia scelto non solo di tenere chiuso, ma di sospendere ogni attività, anche quelle di catalogazione, di ricerca, di programmazione” aggiunge Alice Battistella, referente veneziana dell’associazione “E questo nonostante la Fondazione abbia ricevuto sussidi pubblici per 7 milioni di euro, oltre alla cassa integrazione in deroga garantita, che hanno garantito alla dirigenza di chiudere l’anno in positivo. La Fondazione Musei Civici di Venezia, partecipata al 100% dal Comune, a chi risponde? Agli interessi dei cittadini e della città, ad interessi culturali, o ad interessi economici privati?”.

Se non c’è utile garantito in abbondanza, si chiude, il tutto sempre sulle spalle dei lavoratori e della cittadinanza. All’alba del nuovo anno, il 2020 sembra aver insegnato poco a Venezia e al comparto culturale della città, che invece di pensare a una vera alternativa, si limita a un letargo a tempo indeterminato in attesa del ritorno dell’unico scenario ormai considerato possibile: quello dell’overtourism. “È davvero questo che vogliamo per Venezia?”, si chiedono gli attivisti.

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