Motoscafi con il motore taroccato a Venezia per farli più potenti. E’ questa la scoperta della Capitaneria di Porto che sta portando alla luce un’abitudine pericolosa e, non ultimo, fuori legge.
A Venezia la diffusione della pratica illegale del potenziamento oltre il limite dei motori marini dei motoscafi usati per il servizio taxi in città era diventata una specie di consuetudine, a quanto pare.
Secondo alcune fonti, sarebbero già state poste sotto sequestro una trentina di imbarcazioni, risultate, al controllo, con motori modificati. Il motore più potente sarebbe servito per assicurare più ‘spinta’ alla barca, quindi per andare più veloci del consentito in modo da fare più corse.
L’accorgimento tecnico svelato appare piuttosto semplice: con i propulsori ormai a gestione elettronica si possono guadagnare cavalli in più con la banale variazione di una centralina.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Venezia, sono tuttora in corso e per ora dai vertici della Capitaneria di Porto non sono stati forniti dati o particolari.
La trasformazione dei motori, per consentire una potenza superiore, è una pratica vietata perchè i motoscafi che svolgono trasporto pubblico non di linea – circa 250 quelli con licenza,
si stima altri 200 quelli abusivi – devono rispettare il limite di 150 cavalli.
A far sospettare che diversi taxi acquei non rispettassero i limiti di potenza erano state operazioni come quella del gennaio scorso condotta da Capitaneria e Polizia municipale, quando
erano stati scoperti e denunciati 12 piloti di barche sorprese a sfrecciare a tutta manetta nel Canale della Giudecca, anche se appesantite per il pieno carico di turisti e nonostante ciò capaci di evoluzioni ‘offshore’.
Giorgia Pradolin
[27/03/2014]
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