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Mose di Venezia: si allontana la data di completamento dell’opera

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Una geografia istituzionale complessa, delineata da tempi e investimenti incerti, proroga ulteriormente i tempi per il completamento delle ristrutturazioni del Mose. Interventi necessari al funzionamento elettromeccanico del sistema delle dighe mobili, delle opere di salvaguardia della laguna collegate alla manutenzione delle dighe stesse, che Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità ha posticipato con una nota, a settembre 2023. Gli altri lavori finalizzati al perfezionamento del Mose potranno slittare anche di quattro anni.

I soggetti coinvolti nella riapertura dei lavori fermi dall’anno scorso e che partiranno da fine febbraio, sono il Consorzio Venezia Nuova, il Provveditorato alle Opere Pubbliche e il Cipess, il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, che ha deliberato l’utilizzo di 538 milioni (per ora bloccati dalla Corte dei Conti per vizi procedurali), per il miglioramento e la sicurezza dei sollevamenti, quest’ultima sollecitata a gran voce dai lavoratori delle imprese. Una parte delle risorse dovrebbe essere assegnata al Cvn, utili per sanare situazioni sospese e per dar fiato all’economia e alla ripresa dei lavori.

Sullo sfondo il problema debitorio, ragione e causa dell’interruzione delle opere di manutenzione. Problema non secondario, considerando la recente ricerca delle Università di Venezia e di Salento che mette in guardia sul rischio della sopravvivenza di Venezia a causa dell’innalzamento dei mari, che potrebbe aumentare celermente, nei prossimi anni.
Lo stanziamento sostenuto con l’approvazione del VII Atto aggiuntivo tra il Provveditorato alle Opere pubbliche e Consorzio Venezia Nuova, doveva quindi essere sbloccato e garante del rispetto dei tempi di consegna dell’opera.

Si ritorna al clima d’incertezza che sembra caratterizzare la storia del Mose, nato nel 2003 e afflitto da interruzioni e ripensamenti, fino a manifestare la sua utilità dal 2020, alzando le paratoie e proteggendo Venezia dall’alta marea moltissime volte. E questo sembrava essere il momento giusto per superare i problemi legati alla provvisorietà, determinando i termini della sicurezza e della manutenzione della struttura e della tutela della laguna, rassicurando i lavoratori delle imprese che hanno già pagato abbastanza in termini di diritti, talvolta non percependo lo stipendio mensile ma mettendosi a disposizione, sempre, della difesa della città.

Ora, con questi 538 milioni di euro al vaglio della Corte dei Conti e fin qui inutilizzabili, a meno che non arrivi un nuovo decreto o una legge che ‘li liberi’, la partita è a bocce ferme.
Nero su bianco, il Provveditorato si è attivato scrivendo all’Organo di Controllo prevedendo tempi possibili per le opere ancora in stato di criticità, che potranno aver inizio, solo dopo il superamento della crisi finanziaria del Cvn, salvandolo dal fallimento. Solo allora i cantieri potranno riprendere i lavori interrotti e la data del completamento dell’Opera rimane, ancora una volta, presunta.

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