Erano andati a fare un viaggio in Etiopia (Africa) e al rientro, una coppia residente a Mirano (Ve), ha cominciato a manifestare i sintomi di una malattia grave come l’epatite A. É poi risultato che anche le due figlie sono state contagiate. L’Ulss 13 di Mirano suggerisce: ‘’Chi va in Africa deve prima rivolgersi per consulenza agli ambulatori Servizio Igiene Pubblica dei vari ospedali’’.
Febbre alta e vomito, questi i primi sintomi e per una coppia residente a Mirano, è stata diagnosticata l’epatite A, malattia che qui in Italia non è diffusa. Mamma e papà erano appena ritornati da un viaggio in Etiopia e con i primi sintomi si sono immediatamente allarmati, hanno così contattato il Centro per le Malattie Infettive di Negrar (Verona) e dopo alcuni esami hanno constatato l’entità del virus contratto.
È poi immediatamente scattata la segnalazione al Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 13. L’uomo, un 36enne, è rimasto una ventina di giorni in ospedale e poi altri 30 di convalescenza a casa. Per il resto della famiglia, la moglie e le due figlie, non è servito il ricovero ospedaliero, ma l’Uos Prevenzione Malattie Infettive e diffusive ha seguito i pazienti, fino alla guarigione.
Questo episodio infatti, risale ad un mese fa circa, non è ancora stata accertata la fonte del contagio, ma, come assicura la dottoressa responsabile dello Uos, Lucia Silvestri, ‘’l’epatite A si contrae con il consumo di acqua o alcuni cibi crudi (o non cotti a sufficienza). Negli ultimi mesi vi è stata in Italia una epidemia di epatite A da frutti di bosco surgelati crudi’’.
La cura non c’è, ma esiste un vaccino, basterebbe rivolgersi al più vicino ospedale, ecco perché la Ulss invita a chi deve effettuare viaggi in Africa o nel sud del mondo (nei Paesi a rischio), di premunirsi delle apposite vaccinazioni prima di partire e prima ancora, una consulenza presso l’ambulatorio, del Servizio di Igiene Pubblica della Ulss 13, dedicato ai viaggiatori internazionali.
Redazione
[10/06/2014]
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