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Metodo Stamina, i medici di Brescia dicono basta. Sospese le infusioni dai sanitari

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Capitolo Stamina: infusioni sospese. «Ne va della nostra dignità». dicono i medici di Brescia. A questo punto tutto va in una fase di stallo. Se non stop dell’esperienza Stamina a Brescia. Espressione dell’Italia leguleia.

A dire stop ai trattamenti Stamina nove firmatari di una lettera, tra cui Fulvio Porta, direttore dell’oncoematologia pediatrica, e la moglie Arnalda Lanfranchi, responsabile del laboratorio per la somministrazione del metodo Stamina presso gli Spedali Civili di Brescia.

La prossima infusione sarebbe stata prevista per fine settimana, ma i nove medici appartenenti al gruppo Internal Audit Stamina (quello dell’accordo con la Fondazione di Davide Vannoni e Marino Andolina) non la faranno e il commissario straordinario dell’azienda ospedaliera, Ezio Belleri, ha risposto loro che praticamente sono liberi di agire «secondo scienza e coscienza». Insomma, a Brescia potrebbe scattare quell’«obiezione tecnica» che, secondo il codice deontologico, forse andava attuata fin dall’inizio. Per il semplice motivo che un medico non dovrebbe somministrare ciò che non conosce, mentre da quanto emerso dai rapporti dei carabinieri del Nas quei camici bianchi «non erano a conoscenza di ciò che stavano infondendo ai pazienti».

Ma come si mette ora la vicenda premesso che le infusioni erano continuate a volte per ordine di un giudice? Il commissario straordinario (il legale rappresentante) Belleri ha replicato che provvederà «a comunicare gli ordini dei giudici personalmente a ciascun ope- ratore, rimettendo agli stessi di decidere, in scienza e coscienza, e sotto la propria responsabilità professionale, se procedere o meno all’effettuazione del trattamento. In caso di rifiuto, i pazienti interessati e i giudici che hanno emesso l’ordine verranno tempestivamente informati del fatto che l’azienda si trova nella impossibilità di proseguire i trattamenti in corso e di avviarne di nuovi.

Finora sono 36 i pazienti per i quali i giudici hanno ordinato la cura. Se passava il decreto Balduzzi, con gli emendamenti approvati all’unanimità in Senato, i pazienti «curabili» potevano essere 18 mila (secondo i calcoli di Davide Vannoni, nella foto) e il servizio sanitario avrebbe già speso qualcosa come un miliardo.

Paolo Pradolin

[28/01/2014]

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