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Massimo Giuseppe Bossetti è l’assassino di Yara Gambirasio?

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Massimo Giuseppe Bossetti è l'assassino di Yara Gambirasio

Massimo Giuseppe Bossetti è l’assassino di Yara Gambirasio. Ne è sicuro il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che per primo lancia ‘l’urlo’ attraverso le agenzie: “L’abbiamo preso”.
43 anni, casa a Mapello, sposato è papà di due bambine e di un bambino, titolare di un’impresa individuale di carpenteria, è stato prelevato ieri verso le 18 dai carabinieri in stato di fermo con l’accusa di omicidio. Di quell’omicidio.

Yara Gambirasio era la tredicenne di Brembate Sopra che la sera del 26 novembre del 2010 era uscita da casa per andare nel centro sportivo lontano solo 700 metri ed era sparita. L’avevano ritrovata tre mesi dopo, nel campo ai margini di via Bedeschi, nella zona industriale di Chignolo d’Isola, abbandonata tra i campi di un cantiere di un ipermercato in costruzione.

Il dna dice che è lui il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno (Valle del Riso), morto nel 1999, a 61 anni. È lui “ignoto 1”, presunto assassino di cui si è cercato il profilo genetico attraverso migliaia di campionamenti con dna.

Massimo Giuseppe Bossetti è l’assassino di Yara Gambirasio ormai già per tutti, ma bisogna ricordare che per ora è solo un sospettato. Il sospettato. Lui, prelevato improvvisamente da casa sua a fine pomeriggio e portato in caserma, ha scelto di non parlare. Poi, alle 21.30 viene portato in carcere.

Il cancello automatico del comando dei carabinieri si apre, esce un’auto civetta, poi la gazzella dei carabinieri e la pantera della polizia. Maglietta azzurra e jeans, nella seconda c’è lui. Clic dei fotografi a migliaia e urla della gente che colpiscono: «Bastardo», «Assassino», «Crepa».

La caccia all’uomo coincide con l’arrivo dell’esito del test del Dna dal Ris di Parma arrivato ieri pomeriggio: positivo. Per la genetica, questo papà è «Ignoto 1». Per le piccolissime macchie di sangue trovate sugli slip e sui leggings di Yara è lui l’uomo a cui polizia e carabinieri stavano dando la caccia da più di tre anni e mezzo.

La sua saliva è rimasta intrappolata domenica, nel tubicino dell’etilometro a cui è stato sottoposto, a Seriate. Un controllo stradale non certo casuale. Era infatti nel mirino da venerdì, quando è arrivato un riscontro scientifico che ha fatto imboccare la strada maestra per arrivare a lui.

Paolo Pradolin

[17/06/2014]

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