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Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due maro' in india, saranno alloggiati in una palazzina annessa al carcere ma indipendente

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ITALIA | Il destino dei due marò italiani in India, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver sparato il 15 febbraio su un peschereccio uccidendo due pescatori scambiandoli per pirati del mare, e' legato ai rapporti diplomatici con l'Italia.
La Farnesina si e' ora mossa per assicurare ai militari italiani, in mancanza della liberta', almeno una detenzione dignitosa. In mancanza della liberta', perche' un giudice si e' gia' espresso nei loro confronti: carcere.
Appena i fucilieri del reggimento San Marco sono stati destinati al carcere di Trivandrum, il ministro degli Esteri Giulio Terzi si e' mosso con il segretario della Farnesina Giampiero Massolo per chiedere ogni sforzo per reperire ai marò «condizioni di permanenza idonee». Nella notte sarebbe arrivata la conferma: niente prigione con i delinquenti comuni per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, e questo rassicurerebbe sulla loro incolumita', oltre che sul peso della detenzione.

Secondo la versione italiana, i due marò il 15 febbraio, di pattuglia contro i pirati, hanno sparato verso una barca sospetta, però in aria e mare, non verso il peschereccio St Antony che aveva a bordo i pescatori Ajeesh Binki e Valentine Jelastine rimasti uccisi.
Il caso non appare di facile soluzione. Nei giorni scorsi era anche emersa la notizia di una cancellatura dei dati della «scatola nera» che conteneva le coordinate della rotta dei due militari italiani.

Ieri, la svolta: alle 16.30, dopo due ore impiegate per decidere il presidente del Tribunale di Kollam dispone che i militari italiani devono andare in carcere di Trivandrum.
E' cominciata così una notte di trattative che all'una vedeva ancora il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura affrontare il direttore del «penitenziario centrale» intimando: «Da qui non me ne vado finche' non si trova una sistemazione appropriata per i nostri militari. È inaccettabile un regime di carcere insieme ai detenuti comuni».

Sono ore di attesa fuori dalle porte delle stanze dove si intersecano telefonate. Ore di tensione, con punte di “testa contro testa”, come quando il rappresentante del governo italiano ordina platealmente a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone di non muoversi dalla sala d'aspetto per accettare di essere portati via.
Il direttore e' chiuso nel suo ufficio e continua a rileggere l'ordinanza appena emessa dal tribunale di Kollam: i sottufficiali del Reggimento San Marco sono destinati a «15 giorni di custodia cautelare» nel carcere di Trivandrum.
Il documento, però, assegna anche autonomia decisionale alternativa preservando «il pieno accesso del corpo diplomatico» e garantendo un vitto appropriato (a spese degli ospiti).

Alla fine si trova un accordo: Massimiliano Latorre e Salvatore Girone saranno alloggiati in una palazzina annessa al carcere ma indipendente. Potranno avere l'uso del telefono e vestire le divise militari proprie anzichè quelle dei carcerati.

[06/03/2012]

Mario Nascimbeni
[redazione@lavocedivenezia.it]

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