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Lido: corteo per dire NO all’albergo di lusso all’ex Ospedale al Mare

Lido. Un corteo pacifico di persone per dire no all’albergo di lusso nell’area dell’ex Ospedale al mare.

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Una protesta e una proposta, quella emersa ieri al Lido di Venezia con la manifestazione indetta da cittadini e associazioni legati dal desiderio di ricostruire l’idea di una città che sappia valorizzare i suoi spazi nel rispetto della vivibilità e delle esigenze dei veneziani.
Da Santa Maria Elisabetta fino all’ ex ospedale al Mare, il corteo composto di oltre cento persone in fila ordinata, distanziata e rispettosa delle dovute cautele, ha testimoniato il bisogno irrinunciabile di un’inversione di rotta.
Ha indicato negli interventi che si sono susseguiti, sul sagrato della chiesa di santa Maria Elisabetta, un modo ‘altro’ di osservare il destino lavorativo e ambientale della città d’acqua e di terra e ha indicato nel recupero mirato degli spazi, l’elemento della partecipazione, in assenza del quale è impossibile progettare un territorio.
In tempi di pandemia, di disoccupazione, d’incertezze e di paura del domani, gli alberghi di lusso sono distanti anni luce dai bisogni della città, di quella città che i veneziani hanno a cuore.
Un accordo tra Comune, Usl Serenissima e Cassa Depositi e Prestiti ha sancito che una volta demolito il monoblocco, rinascerà il distretto sociosanitario e la nuova edificazione avrà una piscina e prestazioni di fangoterapia, ma come sappiamo, la Cassa Depositi e Prestiti affiancata dai Gruppi The Resort e Club Mediterranèe, l’aveva messo nero su bianco che là ci sarebbe nato un Albergo di Lusso, la ristrutturazione in tal senso era nell’aria e poi si è concretizzata in un patto.
Come?
Con un doppio albergo di lusso con 350 stanze, un centro benessere, cure sanitarie e piscine d’acqua salata si attireranno ospiti eccellenti, ricchi e invogliati dalle comodità e da tanta studiata e raffinata bellezza.

Il turismo è regnato imperturbabile per tanti anni, soffocando altre energie che la città però non ha potenziato e messo in campo. Opportunità di carattere alternativo e di sviluppo culturale da trasformare in risorse tese a un’economia nata da una sinergia possibile tra Università, Asl Istituzioni cittadine, Servizi, Lavoro e Formazione, mondo industriale, artigianale. Opportunità che non sono venute alla luce.
Ora è tempo di un cambio di marcia.
E il serpentone di “Gli alberghi non sono la cura” che ieri è giunto diretto all’Ospedale al mare, quest’ultimo vittima inconsapevole di un progetto che ne umilia la memoria, rappresenta l’espressione viva delle divergenze culturali che creano scontento e ragioni di protesta.
Ora incombe come una minaccia il cambiamento di tutta l’area dell’ex Ospedale al Mare del Lido di Venezia che ieri ha mostrato con desolazione i suoi resti agli occhi sconsolati dei visitatori.
I più anziani ricordano la vitalità dell’ospedale, la chiesa, il teatro Marinoni e quel verde di mille vegetazioni stemperato dal riflesso del mare. E la sabbia dorata sulla spiaggia, le onde sulla battigia.

La città che dice no ai progetti distanti dalle esigenze dei veneziani e che ne criticano criteri, finalità e impatto ambientale, si oppone di conseguenza anche al cambio di destinazione d’uso ventilate per il parco della Favorita, lo stabilimento Aquarius nell’Oasi degli Alberoni, l’area dell’ex Gasometri a Castello ma anche la costruzione di una torre residenziale di 70 metri al posto dell’ex campo da calcio in Viale San Marco (ieri nelle stesse ore della manifestazione del Lido, a Mestre sono state raccolte le firme di opposizione dai giovani di Fridays for future Venezia).

Moltissime le testimonianze, in difesa dell’ex Ospedale al mare.
Giovanni Andrea Martini, Consigliere comunale di Tutta la città Insieme, ad esempio: ”Venezia deve seguire un modello diverso di sviluppo, perché l’asservimento della città alla monocoltura turistica l’ha soffocata e rischia di anticiparne la fine. La vera svolta può esserci solo se si punta, seriamente e non solo a parole, alla crescita dei residenti, alla lotta al cambiamento climatici, alla sanità pubblica e a un’università capace di promuovere il pensiero critico e fuori da ogni logica di profitto e speculazione”.
“Venezia può ripartire solo se trasforma le sue aree abbandonate (dall’ospedale al Lido fino a quello di Mestre) in spazi pubblici e collettivi, se ripensa la mobilità, se impedisce la cementificazione delle sue aree verdi, se offre possibilità lavorative e abitative nuove alle decine di migliaia di giovani che scelgono di venirci a studiare”.

All’iniziativa hanno aderito tra gli altri, Laboratorio Morion, Comitato No Grandi Navi, Panchina Calda, Quartieri in movimento, Lavoro Ambiente Solidarietà (ass. Sindacale), Ambiente Venezia, movimento M48, si sono uniti ai promotori: Amico albero, Comitato Ex Gasometri, Comitato Ex Umberto I, Collettivo Li.s.c. Ecoistituto Alex Langer, Italia Nostra Venezia, Lido d’amare, In diversity ODV, Movimento dei Consumatori, Partito comunista, Tutta la città insieme! VeneziAmbiente. Inoltre, ha ufficialmente comunicato la sua adesione il Movimento 5 Stelle, con la senatrice Orietta Vanin.


 

Andreina Corso

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. No signor Maurizio Memo eravamo in tantissimi ma molto allargati per le disposizioni sanitarie, altrimenti non ci lasciavano fare la protesta.
    Qualcun altro invece può fare tutto in questo paese, anche prendere lo spazio di un ospedale e trasformarlo in albergo come sta succedendo a Venezia,

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