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LETTERE | A San Marco non ci ci puo' sedere, ma vendere merce pericolosa si

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Spett. Redazione,
ieri sera ho visitato la vostra meravigliosa città  e mi è successo di sedermi a piazza San. Marco, poichè stanco dalla passeggiata dal piazzale Roma.
Una gentile vigilessa mi ha chiesto di alzarmi poichè vietato sedersi. Anche se un po’ stupito, non lo sapevo, tuttavia eseguo volentieri.
Poco dopo, poichè in compagnia dei miei 2 figli piccoli , vengo fermato da un extracomunitario che tenta di vendermi un laser luce verde molto potente per 25 euro.A quel punto, spinto ovviamente dalle richieste dei mie bambini , chiedo al venditore se il laser è legale, e la risposta è si.
Rispondo che conosco da me del pericolo di questi oggetti e per la sicurezza dei miei figli rifiuto.
Poco dopo, insospettito, reincontro la vigilessa di cui prima e chiedo conferma se i laser venduti in giro a Piazza San Marco sono legali , e questa è la risposta un po’ imbarazzata:
“No, sono illegali e se li comprate ci sono 1000 euro di multa”
“Ma allora perchè permettete a questi extracomunitari di venderli in giro ? “ Chiedo io. Risposta della vigilessa:
“Sono troppi, noi siamo pochi, non riusciamo a farci nulla”. Possibile? Giri in borghese per esempio?

Emerge:

1) fastidiosa la dissimmetria tra l’attenzione per la regola come quella di non fare sedere la gente e l’impotenza per la violazione della legge sulla roba illegale potenzialmente dannosa

2) lo spettacolo orribile dei i laser in Piazza San Marco e sul Campanile, che non riuscite a risolvere.

3) Il cittadino che si trova al centro di una strana combinazione di offerta del malaffare non contrastata dalle forze dell’ordine e la potenziale sanzione se uno ci casca. Ma questa è la stessa storia, tra mille esempi possibili, di un sistema paese che permette la pubblicità  di macchine da 200 cavalli e poi ci sanziona se superiamo un limite di velocità  che rappresenta il 5% della potenza del mezzo.

Aggiungo che non ho assolutamente niente, anzi, contro gli extracomunitari che vengono in Italia a lavorare e vivere onestamente e dignitosamente.

Concludo raccontandovi di mio suocero, ispettore di polizia in pensione, che mi raccontava di come lui ed i suoi colleghi non avevano nessuno stimolo a fare bene il proprio lavoro nel contrastare la piccola criminalità , poichè non solo era personalmente rischioso, ma anche inutile, poichè il giorno dopo erano fuori e si facevano beffe delle forze dell’ordine. Triste riflettere che era una storia di più 20 anni fa in un’altra regione italiana.

Ing. Massimo Lungone

19/08/2012

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