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Lettera aperta al valutatore-verificatore dell' Unesco

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Illustre Signor Greame Worboys,
sono convinto che Lei avrà  la bontà  e l’amabilità  di “ascoltarmi”. Non Le ruberò molto del Suo tempo prezioso, anche se l’argomento che mi permetto di sottoporre alla Sua attenzione riveste un’importanza, che per un “autentico” veneziano, non può conoscere limiti.


L’autenticità , cui facevo dianzi cenno, deriva da una assai lunga militanza tra le fila dei “veneziani doc”. Infatti, ho calpestato i “masegni” di Venezia per oltre settant’anni e di questa meravigliosa ed unica città  conosco tutto: la storia , il fascino della nebbia che la abbraccia , la malinconia che ti cattura nel vederla offesa dalla violenza del mare aperto che si accompagna alle stravaganze della luna, la maestosità  dei suoi palazzi, delle sue chiese, la complicità  delle calli e dei frequenti luoghi appartati. La briosa lucentezza della laguna in una giornata di sole!

Sono nato ricco di queste preziosità  e grazie a loro guardavo i ragazzini più grandi di me nuotare nei rii della città  ed esibirsi in acrobatici tuffi saltando dai parapetti dei ponti.
Grazie a loro, noi ragazzini giocavamo a “campanon”, a calcio ( le palle erano di stoffa) in “rioterrà ”. Ci sentivamo liberi ed era grazie a questa Città .

Come dimenticare le tranquille“vogate” in un Canal Grande quasi deserto, nelle prime serate tepide di maggio ed addentrarci quindi nei canali per conoscere e salutare l’intimità  di questa meravigliosa città ?
All’anagrafe, si prendeva atto che i residenti ammontavano a quasi duecentomila unità .
Fuori, per le calli e campi, si prendeva atto di un “miracolo”e cioè che tutti i veneziani si conoscevano di vista…..e duecentomila sono….tanti!
Il rispetto per il prossimo e per la città , data la sua struttura e conformazione, era una regola che veniva tramandata senza chiassosi divieti o norme scritte….veniva spontanea e l’adesione era convinta ed unanime.

Potrei continuare ad elencare le virtù e le rare preziosità  di Venezia.
Ma penso che sarebbe una perdita di tempo perché certamente esse figurano tutte e meritatamente alla base del prestigioso riconoscimento assegnatole nel lontano 1968.
Oggi ..non è più così! La Città  è irriconoscibile. Subisce la violenta pressione di una smisurata, ossessiva, invadente soffocante presenza di un turismo che stravolge letteralmente l’esistenza fisica di Venezia e la vita dei suoi abitanti. La Città  è in mano agli operatori turistici e si avverte, con angoscia, l’impotenza dell’Amministrazione della città .

Signor Worboys, mi vergogno a dirlo ma enormi navi attraversano il Bacino per raggiungere il cuore della città  allo scopo di soddisfare pochi eletti crocieristi che in tal modo possono godere l’immagine di Venezia dall’alto, per pochi minuti e… non si fa nulla per vietarlo!
Signor Worboys, credo di aver dato molto alla mia città  nella mia vita professionale, non appartengo ad alcuna “casta”, non frequento i salotti, non “baratto”….ora c’è la moneta come elemento di scambio, ora c’è la civiltà !

La prego Signor Worboys, dopo il Suo sopralluogo alle Dolomiti, passi, per cortesia, per Venezia e passeggi per le sue calli, i suoi campi, osservi il traffico in Canal Grande, si guardi attorno, raccolga qualche confidenza da parte dei suoi residenti…Desidera un aiuto? Sono a sua completa e totale disposizione e Le farò da guida assai volentieri…sarà  arrivata finalmente l’occasione che mi “costringerà ” a spingermi fino a S.Marco e salutare, dopo una infinità  di tempo, “el paron de casa”.

Quindi.. valuti, verifichi e veda Lei, se Venezia è ancora in possesso di quei requisiti per essere considerata, a buon titolo,” Patrimonio dell’Umanità  “
Grazie infinite. Con stima

iginio gianeselli

venezia, 28 ottobre 2011

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