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Le navi Ong vogliono sbarcare ma l’Italia vuole lo stop al traffico di migranti

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A dare il “la” all’argomento era stata la premessa di Giorgia Meloni pescata sul nuovo libro di Bruno Vespa: “Qui dobbiamo ricordare che cos’è il diritto del mare, tante volte invocato a sproposito. Se tu incontri per caso in mare una barca in difficoltà, sei tenuto a salvare chi è a bordo. Ma se fai la spola tra le coste africane e l’Italia per traghettare migranti, violi apertamente il diritto del mare e la legislazione internazionale. Se poi una nave Ong batte bandiera, poniamo, tedesca, i casi sono due: o la Germania la riconosce e se ne fa carico o quella diventa una nave pirata.”

Il giorno dopo, proprio quando avviene la visita della premier Giorgia Meloni a Bruxelles emerge lo stallo da giorni in atto: quasi mille migranti sulle navi Ocean Viking, Geo Barents e Humanity 1 sono al largo della Sicilia, fuori dalle acque italiane, senza che il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, abbia indicato un porto di attracco.

La Commissione europea – ammonisce una portavoce – “non è responsabile del coordinamento” delle azioni di salvataggio in mare ma “occorre sottolineare che è un obbligo morale e legale” per gli Stati membri salvare persone.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, chiede alla Germania (la Humanity batte bandiera tedesca) il rispetto delle regole, mentre Sos Mediterranee, che gestisce la Ocean Viking, si rivolge a Spagna, Francia e Grecia per poter sbarcare, visto il fermo no di Italia e Malta.

Dopo lo scambio di lettere tra Berlino e Roma, è stato proprio Tajani a ribadire la posizione del nuovo Governo, incontrando la collega tedesca Annalena Baerbock: “Con un Paese amico e grande interlocutore come la Germania – ha spiegato – dobbiamo collaborare tantissimo. Poi, poi quando c’è da dare qualche messaggio, soprattutto sul tema dell’immigrazione, lo facciamo con determinazione, ma per garantire il rispetto delle regole. Abbiamo chiesto che le navi delle ong rispettino le regole europee quando salvano qualcuno in mare e poi chiedono di attraccare nei porti più vicini”.

Più esplicito il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che prende di mira il Paese di bandiera delle altre due navi: “dove dovrebbe andare una nave norvegese? Semplice, in Norvegia…”, scrive in un tweet. L’altro ministro coinvolto, Piantedosi, che ha il compito di assegnare il ‘place of safety’, si guarda dal farlo. E, nella riunione di giovedì ha fatto sapere che è emersa l’esigenza di un “cambio di strategia” che accomuna Italia, Spagna, Malta, Grecia e Cipro: rafforzando i canali di ingresso regolari si contrasta “il traffico dei migranti riducendo sia i naufragi sia i profitti criminali”.

Dalle navi umanitarie – che hanno minori a bordo – si ripetono intanto gli appelli allo sbarco immediato, dopo diversi giorni in mare.

Sos Mediterranee ha chiesto aiuto a Grecia, Spagna e Francia, visto che sia le autorità italiane che quelle maltesi “hanno voltato le spalle a queste donne, bambini e uomini. La situazione a bordo della Ocean Viking sta precipitando, le previsioni meteo annunciano vento forte, onde alte e un abbassamento delle temperature entro la fine della settimane e le scorte si stanno esaurendo. I naufraghi devono sbarcare senza ulteriori ritardi”.

La Humanity 1 ha inviato ben 17 richieste di porto, tutte ignorate: “le condizioni di salute dei naufraghi – segnala – stanno peggiorando. A causa delle temperature fredde di notte si sta diffondendo la febbre a bordo”. E l’Unhcr ricorda che “il diritto del mare assegna chiare responsabilità nel coordinamento di ricerca e soccorso. Auspichiamo il dialogo tra tutti i paesi competenti per individuare al più presto un porto sicuro per le navi ong nel Mediterraneo con spirito di collaborazione e solidarietà”.

Intanto proseguono gli arrivi che si sono susseguono senza tregua: in queste stesse ore un grosso peschereccio con 456 persone a bordo è stato intercettato dalla Guardia di finanza a 15 miglia dalle coste calabresi; a Lampedusa sono giunti in 121; altri 30 sono approdati nella Sardegna meridionale.

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Non so come agisca la Danimarca in questo caso, ma siccome la Corsica è molto vicina alle coste italiane, queste navi potrebbero chiedere di sbarcare a Bonifacio, è senz’altro un porto sicuro….. e più vicino di quanto si pensi.

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