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La solidarietà del Don Vecchi aumenta: «Con il Covid + 300% di richieste di aiuto»

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«Il Covid ha aumentato la fragilità del territorio, distribuiamo molto più cibo di quanto non facessimo già prima». Non ha dubbi il presidente della Fondazione Carpinetum, don Gianni Antoniazzi, che giovedì mattina ha benedetto la prima pietra dell’emporio solidale dell’associazione “Il prossimo” alla cittadella del centro Don Vecchi di Mestre della Fondazione Carpinetum, che vedrà la luce nel settembre del 2021. Dopo le strutture per persone bisognose Don Vecchi 5, 6 e 7, tutte dislocate in località Arzeroni, si svilupperà un ipermercato per raccogliere tutte le iniziative solidali legate alla Fondazione; raccolta e distribuzione di generi alimentari, mobili e indumenti usati, ma anche arredo per la casa. «Qui si stimano circa 270 mila visite all’anno», spiega don Gianni.

«I servizi sociali del Comune di Venezia hanno avuto un 300% di aumento di richieste di sostegno in questo periodo e ci attendiamo aumentino ulteriormente – commenta l’assessore al Sociale Simone Venturini -. Fondamentale il lavoro che svolge il terzo settore assieme ad altri enti di carità. Stiamo ancora distribuendo pacchi alimentari anche in collaborazione con la parrocchia di riferimento della Fondazione Carpinetum. C’è una collaborazione continua e dovrà crescere, e questo nuovo centro consentirà di dare più risposte e ricevere sostegni da parte del privato, del commercio e delle imprese. Si rivolgono a noi persone sconosciute prima, che riuscivano a mettere insieme il pranzo con la cena e oggi non ce la fanno più».

A settembre 2019 il Comune ha approvato la variante al Piano regolatore comunale per la realizzazione della cittadella solidale. E oggi è stata ufficializzata l’espansione degli spazi. L’Emporio che si svilupperà su una superficie di circa 4.000 metri quadri è stato progettato per offrire alle persone in difficoltà economica ciò di cui possono aver bisogno, così come da anni fanno a Carpenedo la Bottega Solidale, i Magazzini San Giuseppe e San Martino. Il progetto comporta una spesa di circa 2.400.000 euro più Iva, a carico della fondazione.

«La fragilità del nostro territorio con il virus è aumentata. Abbiamo iniziato a distribuire molto più cibo – racconta don Gianni – Le richieste sono numerose anche per l’abbigliamento, le bollette, l’affitto. Diamo da mangiare a quasi 4000 persone al mese in questo momento. Sono circa 270 mila le persone che intercettiamo e che passano attraverso i magazzini che si trovano sotto il don Vecchi, ma non possiamo più continuare a svolgere lì questo servizio, per questo abbiamo pensato a un centro a norma di legge. In misura uguale le persone che cerchiamo di aiutare sono famiglie giovani con bambini, ma chi diventa più povero in questo momento sono i single che non hanno dietro di sé un volano, parenti, famigliari». Assieme a don Gianni c’è il presidente onorario della Fondazione Carpinetum, don Armando Trevisiol, il più anziano. «Vorrei il Signore mi concedesse di veder finito l’emporio – dice – Ma forse è chieder troppo. Casomai lo vedrò da lassù».  Antonella Gasparini

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